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Gay & Bisex

Il modello


di klo2000
31.03.2019    |    12.078    |    11 9.3
"Ma gli afferrai dolcemente il cazzo dalla pelle bianca e morbida, e lo condussi così, come un bambino fino al sofà su cui lo feci adagiare ”Non hai caldo?”..."
Avevo messo un annuncio sul giornale ed era la prima volta che lo facevo; di solito i modelli li trovavo in Accademia; tanto i ragazzi quanto le ragazze posavano per pochi soldi ed erano disponibili sia a scuola sia nel mio studio anche per lunghi periodi, quando i quadri che dovevo dipingere erano più impegnativi; ma questa volta si trattava di qualcosa di molto particolare e nessuno dei ragazzi che conoscevo aveva le sembianze adatte al lavoro che dovevo fare, che avevo in mente da tempo: un quadro che mi era stato commissionato da un mio amico nobile, un conte, che possiede a Milano un palazzo che fa spavento per quanto è grande e lussuoso e ricco!
Mi aveva ordinato una grande tela da mettere nella sua camera da letto, di fronte al baldacchino sotto al quale dorme, in una antica, grande cornice dorata che aveva trovato in un magazzino. Il soggetto doveva essere la summa della sua vita di esteta e amante dell’arte: un’ALLEGORIA DELLA BELLEZZA!
Al principio avevo pensato di ritrarre una bellissima giovanetta vestita di veli (i panneggi sono molto più facili da fare della figura nuda) che si stagliasse sullo sfondo del mare e che portasse in mano i simboli dell’arte: pennelli, cetre, pergamene con poesie e cose del genere; insomma uno di quei quadri che si dipingevano nell’Ottocento; con uno stile un po’ più moderno, certo, ma con un soggetto della tradizione: quella era la prima idea, piuttosto banale, anche se non difficile da realizzare; ma poi, piano piano, riflettendo e cercando di assecondare meglio i “gusti” del conte mi era venuta una nuova idea; e ora cercavo il modello adatto…
Nessuno di quelli che conoscevo all’Accademia e al Liceo Artistico era abbastanza bello e fine e nobile da poter rappresentare a pieno l’idea di bellezza che avevo in mente; e così ricorsi ad un annuncio sul giornale, offrendo una ricompensa adeguata e chiedendo la disponibilità di un mese di tempo.
Risposero in otto e a tutti dissi di presentarsi una domenica mattina nel mio studio in centro.
Cominciarono ad arrivare verso le nove della mattina. Man mano che arrivavano li facevo accomodare nella sala a cui si accede dall’anticamera e che ha una porta interna che da direttamente nello studio.
Il primo a presentarsi fu un ragazzo piuttosto belloccio, con i capelli scuri e gli occhi nerissimi; una bellezza piuttosto volgare (fra l’altro dalle maniche corte della maglietta spuntavano due rozzi tatuaggi scuri); non era certamente il tipo adatto; ma per non deluderlo subito decisi di farlo accedere allo studio per esaminarlo; in fondo si trattava di vedere un bel ragazzo nudo, non era mica una penitenza! E infatti quando si spogliò mostro subito un corpo bello e muscoloso; ma il poveretto non aveva mai posato e non sapeva che i modelli devono essere depilati! il petto era tutto coperto di peli e così le gambe! No, non era decisamente il tipo adatto alla bellezza raffinata ed eterea che avevo in mente. Certo, quando si tolse gli slip, rimpiansi di non dover fare un quadro di altro genere perché il ragazzo era davvero molto ben fornito! Gli dissi che gli avrei fatto sapere, lo feci rivestire e lo congedai...
Dopo di lui fu la volta di due ragazzi che venivano da Pavia. Erano amici (si vedeva!) e chiesero se potevano essere esaminati insieme, perchè avevano il treno per tornare che partiva dopo un’ora. Entrarono nello studio e si spogliarono senza che nemmeno lo chiedessi. Ciò che mi colpì era il modo in cui si spogliavano a vicenda: ognuno aveva tolto le scarpe all’altro e si toglievano reciprocamente magliette e jeans. Quando furono in slip si rassettarono a vicenda i capelli e poi si misero uno di fianco all’altro aspettando che dessi l’ordine di denudarsi completamente. Al mio cenno si tolsero l’un l’altro le mutandine e, cosa stranissima, ciascuno sistemò il pene dell’altro perché facesse bella figura e non restasse schiacciato dagli indumenti che lo avevano contenuto. Poi si sorrisero e si lasciarono guardare; erano davvero belli, entrambi avevano capelli castani e corti e begli occhi scuri, sorridevano molto ed erano simpatici; quando ad uno dei due si ritrasse un pochino la pelle del prepuzio lasciando intravvedere il roseo glande, l’altro subito ridendo disse “Che fai?” e con la mano gli risistemò la cappella nel prepuzio! Erano davvero carini e simpatici ma credo che avessero frainteso lo scopo per cui li avevo cercati…dissi loro di rivestirsi in fretta e di correre a prendere il treno! Molto carini, ma non tipi fini…e poi mi sa che volevano posare solo in coppia!
Il quarto era un ragazzo molto magro, con gli occhiali. Entrò nello studio e mi chiese di spogliarsi dietro il paravento, come si usa nelle scuole. gli indicai dove si trovava e aspettai che si spogliasse ed uscisse. Gli si contavano tutte le ossa! Gli dissi che sarebbe stato più adatto ad uno studio di anatomia e che forse potevano avere bisogno di lui al liceo artistico, ma non era il tipo di bellezza che faceva al caso mio (fra l’altro aveva un pene piccolo e tutto nascosto dai peli folti e neri).
Il quinto, un bel ragazzotto tarchiato, quando fu nello studio, invitato a spogliarsi disse che non ne aveva nessuna intenzione, che mai e poi mai avrebbe posato nudo; gli chiesi cosa era venuto a fare e lui rispose che non aveva capito, che pensava di dover fare un altro lavoro e se ne andò quasi senza salutare!
Il sesto era un ragazzo stupendo! Aveva un meraviglioso sorriso e due occhi castani intensi e profondi, il corpo magro, slanciato e ben tornito, una muscolatura sobria ed elegante, un portamento da dio greco, lo sguardo fiero e allo stesso tempo modesto: mi colpì subito per il fascino e per la bellezza; non c’era particolare che non andasse bene in quel corpo! Si spogliò e si avvicinò alla luce del finestrone, guardò fuori con uno sguardo altero;gli chiesi come si chiamasse e di dove fosse. ”Andrea, di Milano…e ho ventiquattro anni” rispose; e anche la sua voce era quanto di più bello e dolce avessi mai udito!
Aveva ancora indosso gli slip e stava per toglierli quando lo fermai: ”Aspetta, lasciati ancora guardare così; fammi vedere se la tua pelle ha imperfezioni”; lo esaminai da vicino con cura; la pelle era di grana molto fine, il colore appena ambrato, un’abbronzatura discreta, non volgare, e niente peli! soltanto alcuni delicatissimi nei erano armonicamente disposti sul ventre e sul torace: poteva fare al caso mio. Gli chiesi se potevo togliergli gli slip, glielo chiesi istintivamente, senza rendermi conto che doveva toglierli da solo. E lui, molto modestamente, mi rispose “Faccia pure!” Deglutii a fatica e mi avvicinai, tesi le mani, come temendo di fargli male e gli dissi “Voltati!”...mi obbedì e quando gli abbassai le mutandine nere apparve il più bel culo che io avessi mai visto: stupendo! Perfetto! Due chiappette rotonde e muscolose, ma morbide La pelle era appena un po’ più chiara dimostrando che il ragazzo si era abbronzato col costume (i modelli non dovrebbero farlo!); ma la luce che emanava quella pelle candida era stupenda! lo feci voltare, mi sentii quasi svenire…tutto in lui era perfetto, elegante e misurato; aveva un bellissimo cazzo tenero e rosato, meraviglioso! Mi domandai se gli angeli lo avessero così, perchè di sicuro quel ragazzo era un angelo, un bellissimo angelo…ed era lui quello che volevo ritrarre, assolutamente LUI!
Gli dissi di aspettare, tornai nell’anticamera e dissi ai due ragazzi che erano rimasti che ormai il modello era stato trovato e che non avevo più bisogno di loro, mi scusai e li congedai. Se ne andarono di malumore, forse maledicendo in cuor loro la bellezza del ragazzo che li aveva preceduti…
Tornai nello studio. Andrea era nel vano della finestra, completamente nudo, anzi, completamente rivestito di luce: abbagliante e meraviglioso! Guardai i suoi piedi: splendidi piedi egizi, perfetti; le caviglie, le ginocchia, le gambe…Sarei stato capace di copiare tanta bellezza? Gli spiegai il soggetto del quadro che dovevo fare, gli dissi che avrei avuto bisogno di un mese di pose , se era disponibile e se gli andava bene il compenso. Mi disse di si. Così lo pregai di rivestirsi e tornare il giorno dopo per l’inizio del lavoro. Siccome stava un po’ lontano gli proposi anche, se gli veniva comodo, di trasferirsi nello studio anche per dormire. Disse che andava bene e mi ringraziò, si rivestì ed uscì...e io rimasi inebetito ad aspettare il giorno dopo, il giorno in cui cominciò la nostra storia!
Ah, dimenticavo! Io faccio il pittore di quadri allegorici, ho 57 anni, una vasta esperienza nel campo dell’arte; mi chiamo Chicco…e…ops!....sono gay!

Quella notte non dormii: il pensiero di rivedere Andrea e lavorare con lui per un mese mi eccitava da morire. Alle sette cominciai preparare la tela e i colori per il lavoro; lui sarebbe arrivato alle nove. E infatti, puntualissimo arrivò, con la sua sacca di vestiti per poter stare da me un mese, come avevamo concordato. Quando lo vidi il cuore sembrò scoppiarmi; se possibile, era ancora più bello del giorno precedente: maglietta bianca, jeans e infradito. Mio dio, quei piedi mi eccitavano da morire: mi sarei gettato a terra subito per l baciarglieli; ma dovevo resistere, in fondo si trattava di un rapporto di lavoro e non sapevo come lui la pensasse al proposito…
Lo feci accomodare nella sua stanzetta, gli feci vedere il letto, il bagno e la cucina, dove avrebbe potuto servirsi di quello che gli occorreva e gli dissi di farsi la doccia e di venire nello studio.
Lui mi rispose che non ricordava dove era il bagno, se potevo accompagnarlo; e così feci; gli chiesi se potevo lavarmi i denti mentre lui faceva la doccia e la cosa parve non dispiacergli. Cominciò a spogliarsi, mentre io lo spiavo nello specchio; non la finivo più di massaggiarmi le gengive con lo spazzolino; cominciavano a farmi male, ma fingevo di non avere ancora finito per godere dello spettacolo; il suo corpo era bellissimo, sotto i getti dell’acqua sembrava il corpo di un dio greco, una statua perfetta…
Quando uscì dalla doccia gli dissi di spalmarsi sulla pelle un unguento che l’avrebbe resa ancora più lucida e lui comincio a darselo sulle braccia, sulle gambe e sul petto; poi disse: “Sulla schiena non riesco, mi aiuta?” Non me lo feci ripetere due volte, presi un po’ di olio nella mano e cominciai a spalmare sulle spalle, sulla schiena...provai ad osare un po’ più giù, dove avrebbe potuto arrivare anche da solo. Chissà perché sul culetto non se lo era ancora dato? Gli dissi: “Qui manca!” e massaggiai le due splendide chiappette….Che delizia il contatto con quella pelle, calda e luminosa! Lui si piegò un pochino e io spalmando provai a dilatare un pochino le due natiche. Apparve, mi sembrò di svenire, apparve per un attimo il buchetto tenerissimo di quell’angelo, lo stretto orifizio che mi sembrò in quel momento la porta del paradiso, non mi passò neanche un attimo per il cervello che lui lo usava per…fare la cacca!
Lo guardai davanti e notai che sul pube c’era un po’ di pelo corto; gli chiesi se poteva rasarsi, ma lui rispose che non aveva la lametta. Presi la mia e feci per dargliela, ma lui non la prese, si appoggiò di schiena al lavandino e mi offrì il pube…dovevo rasarlo io??????
Incominciai lentamente a radere sotto l’ombelico, scendendo piano piano…il respiro mi si fermava in gola, ma il lavoro era uno dei più gradevoli che avessi mai fatto! Quando arrivai ai lati del pene, mi aspettavo che lui lo spostasse a destra e a sinistra per permettermi di rasare i peli di lato, ma lui mise le mani dietro la schiena. Allora, con la voce rotta, chiesi timidamente: “Posso?” e lui con lo sguardo mi accennò di si. Presi il pene (non era né flaccido né duro, una via di mezzo, ma era caldissimo!) e lo spostai da una parte; rasai la pelle laterale; e poi dall’altra; poi lo sollevai verso l’altro e rasai delicatamente i testicoli. Alla fine bagnai una salvietta e ripulii tutto quel meraviglioso apparato genitale. Quindi gli dissi di venire nello studio e prepararsi alla posa.
Il lavoro consisteva nello stare immobile in posa per 20 minuti, poi 10 minuti di pausa e poi altri 20 minuti, e così via per un totale di tre ore di posa giornaliere. Per chi non è abituato, stare immobile è davvero massacrante, una vera tortura, ma i modelli dei pittori generalmente sono abituati.
Lo misi in posa: l’idea del quadro era quella di rappresentare la bellezza circondata da altra bellezza; per me e per il conte la bellezza suprema era il corpo maschile nudo, contornato da veli bianchi che rappresentavano le vele sul mare,; sulla testa pensavo di mettergli una corona di fiori o di alloro come richiamo classico...ma qui sorse il problema, perchè nei quadri classici il corpo è messo in modo che i genitali siano coperti o dalla posa delle gambe o da un drappo. Credo che invece il conte volesse vedere anche quella parte della bellezza di Andrea, per cui lo misi in una posa abbastanza comoda, ma che mostrava bene tutto.
”Come devo stare?” mi chiese il ragazzo. ”Fermo!” risposi, pensando che volesse sapere questo. Ma lui rise e disse “Io si….ma lui?” Effettivamente la domanda aveva una sua logica! Come dovevo rappresentare il corpo maschile? A “riposo” o nel pieno della sua fulgida potenza? Non ci avevo pensato, pensai al conte e a come gli sarebbe piaciuto che lo dipingessi. Poi dissi “Tu cosa mi consiglieresti?” Lui rispose: “Il pittore è lei, scelga…e io mi adeguerò!”
”Come posso scegliere se finora l’ho visto solo in un modo? Dovrei vederlo anche...” Non mi lascio finire la frase, comincio a toccarsi e in pochissimo tempo il cazzo gli diventò tutto duro e scappellato. Bellissimo! ”Allora?” chiese. ”Beh, a questo punto non ho più dubbi!!!! Riuscirai a tenerlo così per tutta la durata delle pose?”
”Con il suo aiuto penso di si...e magari la corona di fiori invece di metterla in testa la appendiamo lì!” mi disse ridendo.”Affare fatto! L’idea è splendida!” e ridendo anche io, mi avvicinai e posi la corona di fiori attorno al cazzo bellissimo di Andrea.
”E se cominciassimo il lavoro dai 10 minuti di pausa?” chiese.
”D’accordo!”...e qui ci fu il nostro primo, appassionato, tenerissimo bacio…
Non fui io a baciare lui, e non fu lui a baciare me; ci baciammo e basta, nel modo più naturale.
Potevo essere suo padre, suo nonno forse…e ci baciammo…
Poteva essere mio figlio...e ci baciammo...
Poteva essere il capriccio di un momento, ma ci baciammo così, in modo naturale…e fu l’inizio.
Ci baciammo dolcemente, lentamente, senza un motivo, solo perché capissimo entrambi quello che stava per succedere; con quel bacio diventammo una cosa sola; quel bacio non fu solo un bacio, fu il sigillo di un’intesa, di un rapporto che avrebbe sconvolto la vita di entrambi….
Andrea dopo quel lungo, dolcissimo bacio mi sorrise e mi chiese di nuovo come doveva mettersi in posa. Gli feci vedere lo sfondo che avevo preparato e lo posizionai in modo che fosse abbastanza comodo per resistere tutte quelle ore. Mi chiese se doveva essere già duro, ma gli risposi di stare tranquillo, che per il momento avrei preso solo le proporzioni generali del corpo….per quei “particolari” c’era tempo.
”Adesso stai fermo e lasciami lavorare! Devi stare perfettamente immobile e in silenzio, lo sai!” e gli diedi un ultimo piccolo bacio sulle labbra. “Ok, papi!” Quella parola, detta da Andrea con una voce dolcissima mi penetrò nel cuore! Sarebbe stato quello dunque il nostro rapporto? Un ragazzo dolcissimo e meraviglioso e il suo papi…..mmmmmm…molto intrigante la cosa!
Per venti minuti lavorammo tranquillamente, come se nulla fosse accaduto. Poi, quando il cronometro suonò il termine della sessione di lavoro, Andrea si stiracchiò: ”Sono tutto anchilosato, aiutami!” Gli andai incontro, lo presi per mano e lo aiutai a scendere dal palchetto sul quale posava, poi gli dissi: “Vieni a riposarti sul divano” Questa volta non lo presi più per mano, .ma gli afferrai dolcemente il cazzo dalla pelle bianca e morbida, e lo condussi così, come un bambino fino al sofà su cui lo feci adagiare ”Non hai caldo?” mi disse “Spogliati e riposati un po’ con me!”
”Vuoi davvero?”
”Si, voglio davvero, con tutto me stesso!”
Mi tolsi i vestiti, la camicia, i calzoni corti e i sandali che tenevo in casa e rimasi in mutande. Mi avvicinai a lui.
”Papi, siamo due maschi, due uomini uguali; io sono nudo davanti a te, anche tu devi essere nudo davanti a me” E mi fece togliere gli slip, che caddero a terra.
Papi!!!! Ma tu sei duro!!!!!” Effettivamente, non potevo negare una certa eccitazione, con quel po’ po’ di ragazzo davanti agli occhi. ”Non vale! Duro anche io, allora!” si mise a cantilenare con voce quasi infantile, ”Duro anche io, duro anche io!!!!” e così scherzando mi prese la mano e se la mise sul cazzo perché lo eccitassi. Mi sdraiai accanto a lui e cominciai a baciarlo e a lavorare con la mano quel bellissimo cazzo che si inturgidiva rapidamente.
“Oh, papi, che bello!” mormorava con gli occhi socchiusi, ”Baciami e toccami!”
”Cucciolo mio dolcissimo!”, e cominciai a baciare e leccare il mio angelo sul viso, sulle labbra, sulla fronte…le orecchie, il collo…e poi le labbra e la lingua, gli occhi socchiusi dalle ciglia lunghe e folte…e le labbra e la lingua…come impazzito! Slinguettai un po’ i teneri capezzoli che subito si inturgidirono e poi presi a leccare petto e ombelico; stavo per scendere più giù quando il cronometro segnò la fine della pausa.
“Al lavoro!” dissi io; “Al lavoro!” disse Andrea...e immediatamente mi tuffai con la bocca sul suo cazzo duro e scappellato, lavorandomelo con la lingua piatta e calda, dolcemente sul filetto tenerissimo e su tutta la cappella dalla pelle liscia e sensibilissima; e poi giù sui testicoli mobilissimi e lungo quella sottile linea rilevata che porta al buchino del culetto che in quel momento Andrea teneva chiuso e verginalmente stretto. Allargai la stupende natiche, misi in evidenza e comincia a dare calde e lente leccate al saporito, piccolo ano, al palpitante, piccolo orifizio della più stupenda creatura dell’universo. Quando la lingua si posò per la prima volta sul buchetto: ”Ahhhhh” fece Andrea, un sospiro lungo e dolce di beatitudine, Non era certo quello il primo culo che leccavo, ma era la prima volta che sentivo una reazione così goduta al primo contatto della lingua: certo quel buco mi avrebbe riservato grosse soddisfazioni!
…Ovviamente quella mattina non lavorammo più!...
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