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Gay & Bisex

Dopo la spiaggia


di honeybear
16.08.2018    |    20.189    |    12 9.2
"“Pensavo avessi finito e che fossi andato a casa con Lucia!”sorride dolcemente ben sapendo di mentire mentre, con finta noncuranza, porta in posizione..."
Il sole è un gigantesco disco arancione dipinto su uno sfondo che dal rosa sfuma nell’indaco.
Io e Lucia, immersi nell’acqua fino alla cintola, restiamo abbracciati a contemplarlo in silenzio.
Vorremmo essere i soli ad ammirare la perfezione di quel tramonto, ma non è così: il bagnasciuga ed il mare calmo della sera sono ancora abitati da persone che evidentemente faticano ad allontanarsi da quella meraviglia e se la vogliono godere il più a lungo possibile.
I miei genitori mi gridano che se ne stanno andando. Senza voltarmi li saluto con la mano.

Anche quest’anno siamo ospiti nella casa al mare che il padre di Lucia ha ereditato dai nonni.
Salvo…
Non so perché ma a turbare la perfezione del momento, mi torna alla mente quella notte in cui, riaccompagnandomi a casa dopo la serata trascorsa al cinema con la mia ragazza, io e lui in macchina...

Un tremito mi corre lungo la schiena…
“Forse è meglio uscire – suggerisce Lucia – hai freddo e poi sarà già tardissimo per la cena!”
Mano nella mano torniamo alla spiaggia. Con un ultimo bacio entriamo ciascuno nella propria cabina.
La porta si riapre subito dopo che me la sono chiusa alle spalle.
“Lucia!?” chiedo con una mano a coprirmi gli occhi che ancora non si sono abituati alla penombra.
In controluce si staglia invece la figura di Salvo. La calda luce del tramonto illumina la sua pelle ambrata, esaltando la sua abbronzatura e facendogli scintillare le goccioline d’acqua che imperlano il ventaglio di pelo nero aperto sul torace possente che si assottiglia nel fascio sottile dell’addome e conduce al pube appena scoperto.
Deglutisco fingendo di ignorare il gonfiore messo di traverso che risalta dal costume.
“Pensavo avessi finito e che fossi andato a casa con Lucia!”sorride dolcemente ben sapendo di mentire mentre, con finta noncuranza, porta in posizione orizzontale il bastone tra le gambe.
“No… No. Siamo appena usciti dall’acqua. Ma ci metto un attimo e ti lascio fare…” avrei voluto mordermi la lingua per l’involontario doppio senso.
Continua a sorridere: “Tranquillo, devo solo prendere quello per Luca! - indica un pallone gonfiabile proprio sopra le mia testa – Poi aspetto fuori che tu finisca di prepararti!”
“Te lo prendo io!” mi giro di scatto mentre lui si protende nella stessa direzione. In un attimo mi è sopra. Sento il suo cazzo duro imprigionato dal costume, scorrere lentamente sul mio culetto, le sue mani scivolare lungo i fianchi e più su, fino alle spalle, il pelo bagnato inumidirmi la schiena.
Il pallone cade a terra accompagnato dal fragore delle palette e del secchiello posti sullo scaffale. Da una borsa si sparpagliano indumenti…
Vedo il suo sguardo nello specchio davanti a me.
Sento le sue dita scivolare veloci sulle mie braccia: segnano la forma dei miei muscoli per arrivare alle spalle e soffermarsi sul petto per palpeggiarlo. Il respiro si fa più affannoso per entrambi quando le sue labbra iniziano a lambire l’incavo del collo per baciarmi.
Riverso il capo sbuffando: “Mmmm…” sospiro passandomi la lingua attorno alle labbra.
Le sue mani scivolano sempre più in basso per assediare la zona attorno al laccio del costume:
“Liberiamoci del superfluo… - e, disegnando la forma dei miei glutei, mi sfila lo slip in un attimo - …Così è meglio, che dici?”
Annuisco tornando a fissare il suo lavoro allo specchio. Si sistema per piantarmi saldamente tra le chiappe il suo palo ancora prigioniero.
“Fammi sentire cosa c’è qui sotto… - appoggia il mento sulla mia spalla, sfiorandomi la guancia - Mmmm… Che pelo morbido… E folto anche! Mia figlia è proprio fortunata ad accarezzarlo. Da oggi tornerà ad esserlo anche il suo papà, giusto?”
“Ss… Ssìì…”
“E adesso dedichiamoci a questo bel cazzo che a quanto pare aveva voglia di rivedermi!” lo stringe alla radice e, massaggiando la pelle vellutata con i soli polpastrelli, risale dolcemente verso l’alto. Giunto in cima, lo scappella passando un dito sopra la superficie viva e pulsante.
Sussulto.
Sorride divertito.
Ridiscende e sale con quella maestria e agilità che solo l’esperienza può avergli conferito, fermandosi questa volta a schiacciare la cappella e stillare dal prepuzio le prime gocce di liquido prespermatico. Istintivamente mi volto a cercare la sua bocca che prontamente accoglie la mia lingua fradicia. Sollevo un braccio sopra la testa per accarezzargli i capelli increspati dalla salsedine.
Mi sento un po’ goffo in quella posizione, soprattutto quando armeggio invano per cercare di levare anche il suo superfluo. Lo capisce al volo e mi volta:
“Così sarà più semplice!” mi sussurra sorridendo.
È a quel punto che le mie mani affondano tra le sue cosce e afferrano a fatica il bastone posto al centro. Mi spinge dolcemente ad inginocchiarmi. Tra me e quel cazzo enorme solo su sottile strato di licra. Lo levo ed il suo uccello danza ora davanti ai miei occhi ipnotizzandomi.
“Scappellalo e poi inizia a succhiare… Ti ricordi come fare vero?”
E come potrei dimenticare la lezione di quella notte!?
Lo lavoro di lingua fino quasi a rompermi la mascella, ma i risultati sono soddisfacenti: mugugni e latrati sommessi.
“Così non va bene… - mi solleva di colpo - …Sei troppo bravo e se inizio a gridare rischiamo di farci scoprire! Lucia è ancora di là a cambiarsi…”
Completamente assorto nell’amplesso, mi ero scordato qualsiasi tipo di precauzione.
“Meglio giocare in modo più tranquillo… - il suo sguardo è malizioso e furbo non promette nulla di buono – Appoggiati allo stipite della porta… Così, bravo!”
Il suo bigolo fradicio e ormai libero scorre nel binario del mio culo per regalarsi una meravigliosa sega. Mi tiene stretto per i fianchi, muovendosi con agilità regalando qualche scrollatina anche al mio cazzo più duro che mai.
I sospiri di piacere sono certamente più sommessi.

Bussano alla porta.
Ci fermiamo all’istante.
“Ci sei? Sei ancora lì?” è la voce di Lucia.
“Ufff…” mi mordo le labbra mentre faccio capolino dalla porta socchiusa.
“Ehi… Tutto bene?” lo sento allargarmi le chiappe. Sospiro per trovare la concentrazione e risponderle: la lingua di Salvo sta sbrodolando lungo il mio solco peloso.
“Sss… Sì! Sììì… - ansimo leggermente: il massaggio bagnato mi fa vedere le stelle - …Va tutto bene. Tutto beneeehhh…”
“Ho sentito dei rumori strani provenire dalla cabina e pensavo fossi caduto o qualcosa del genere!”
“Nooohhh… - le sorrido. La punta della lingua sta picchiettando contro il mio buchetto penetrandovi poco a poco. Sospiro nuovamente - …Tutto a postooohhh… Tranquillaaahhh…”
“Ok. Vedo che non sei ancora pronto. Mi fermo ad aspettarti!”
“No!” la risposta è sia per lei che per il dito che sta pericolosamente dilatando il mio anellino per profanarlo.
“D’accordo. Allora ci vediamo a casa, ma sbriagati!”
Chiudo velocemente appoggiandomi con forza al legno. Chino il capo sbuffando. Il dito ha iniziato a ruotare all’interno del retto e sta massaggiando la mia pro postata. L’effetto è di accrescere la già potente erezione. Presto un secondo lo raggiunge per fargli compagnia. Ruotano lentamente all’interno, avanzando e arretrando al contempo.
Mi lascio sfuggire un lamento.
“Sshhh… Qualcuno potrebbe sentirci!” - si solleva lasciandomi le dita all’interno e nel tapparmi la bocca con dolcezza ci infila all’interno qualcosa: sono gli slip intrisi dei suoi umori - …Così va meglio, che dici?”
Annuisco mentre lo sento tornare al lavoro. Le gocce di sudore imperlano il mio viso al pari della saliva che sputa in direzione della mia rosellina per lubrificarla.
Questa volta ad entrare non sono più le sue dita… È il manico di legno di una delle palette cadute a terra che sta usando come dildo…
“Rilassati… Goditi il momento… Lo so che ti piace…”
Gemo sommessamente per tutto il tempo in cui mi lavora il buco godendomi la sensazione di piacevole dolore che il trattamento mi riserva.
Si sfila lentamente. Dolorosamente.
Con dolcezza mi solleva un ginocchio appoggiandolo alla panca sotto lo specchio. Vedo il mio viso riflesso: è paonazzo; gli occhi spalancati, i ricci madidi di sudore che quasi mi coprono gli occhi spalancati per il dolore, lo stupore, il piacere. Non lo so…
Mi spinge leggermente in avanti sussurrandomi: “Ciò che sto per farti potrebbe provocarti un dolore più forte di quello che hai provato finora… - mi vedo aggrottare la fronte. Provo timidamente a protestare ma, ovviamente, le parole soffocano nella stoffa sudicia - …Tu pensa solo a rilassare il tuo bel culetto: il resto è compito mio!”
Mi sistema una mano contro la parete di legno; poi gentilmente mi sfila gli slip dalla bocca, me li mette nella mano libera che guida verso dietro e verso il basso.
Sento la sua cappella pulsare mentre la strofino fino a che Salvo non ritiene che sia sufficiente.
Mi mette una mano sulla spalla mentre con l’altra inizia a strofinare l’uccello tra le mie chiappe fino a che non punta la cappella al buco.
“Rilassati… Così, bravo! - inizia a spingere. Sento che le pieghe dell’ano tornano a tendersi – Voglio che ti tocchi mentre ti impalo! Inizia a segarti!”
Lo guardo smarrito e impaurito: la cappella continua ad entrare ed il dolore aumenta. È come se volesse allungare un elastico fino a romperlo, ben sapendo che ciò non accadrà…
“Fa’ come ti dico!” mi ordina mentre si sfila.
Non mi resta che ubbidire.
Torna nuovamente all’attacco e questa volta entra un po’ di più. Il mio respiro è affannato, vuoi per il dolore dell’inaspettato ospite, vuoi per l’eccitazione del segone che mi sto sparando.
“Mmmm… Che magnifica troietta sei… Impari in fretta anche! - accompagna l’insulto con uno sculaccione mentre spinge in avanti il bacino con forza. Sorride soddisfatto nello specchio – Sono sicuro che ci divertiremo da oggi in poi. E parecchio anche!”
“Aaahhh…” riesco ad intravedere il mio sguardo nello specchio: i miei occhi sono fuori dalle orbite quando la cappella è passata per intero seguita dal resto dell’asta.
“Mmmm… Gran bel culo! Caldo e accogliente… - i suoi occhi scuri incontrano i miei bagnati di lacrime - Ora ascoltami bene: il piacere della scopata ce lo riserviamo per un’altra volta. Resterò semplicemente dentro di te per tutto il tempo che ti ci vorrà ad abituarti questa ingombrante presenza. Voglio comunque che sborri così impalato... Quindi troia, vedi di non deludermi!” e accompagna le parole dapprima sculacciandomi, poi rimettendomi in bocca lo slip bagnato ed infine afferrandomi l’uccello duro come il marmo.
Torna a menarlo con la dolcezza e la rapidità di prima: non gli ci vuole molto a farmi venire, giusto due o tre passate.
“…mmmMMMAAAHHH…” il grido libera un piacere che mi squassa, mi dilania tanto è forte e prepotentemente inaspettato. Mai provato nulla di simile nella mia breve esperienza nel mondo del sesso. Lo vedo raccogliere il mio seme in quello che è divenuto ormai il nostro feticcio, mentre si sfila definitivamente da dietro.
“Bravo… Bravo ragazzo! Ora devi rendermi il favore – sorride divertito – da quella maiala che sei, segami fino a farmi venire!” mi ordina prima di infilarsi in bocca il testimone della lussuriosa staffetta.
Mi gira verso di sé, e rapidamente mi fa inginocchiare ai suoi piedi. Sono all’altezza della mazza che mi ha sverginato il culo: è talmente rossa e grossa che penso possa esplodermi in faccia da un momento all’altro! Lentamente inizio a masturbarlo: la mia mano sale e scende stringendo la pelle vellutata oltre la quale percepisco il sangue pulsante.
Sollevo lo sguardo per avere la sua approvazione. Il capo di Salvo è reclinato, la mascella serrata, le sue mani stritolano i grossi capezzoli rossi che hanno appena accarezzato i pettorali scolpiti.
Aumento la velocità del lavoro. Ancora. Ancora…
Con un gesto violento si libera dalla presa per avvicinare la mia bocca alla cappella. Si apre un varco in un istante. E ancor più velocemente la gola è inondata da fiotti di latte caldo che fatico a contenere. Sento i suoi gemiti soffocati e strazianti.
“Ingoia tutto quello che puoi! - mi sussurra dopo essersi levato il bavaglio - Manda giù, forza! Manda giù! Il resto lascialo sulla bocca, non pulirtelo!”
Il motivo della richiesta mi è subito chiaro: quando sono in piedi di fronte a lui, la sua bocca si appoggia alla mia bagnandosi del suo seme. Le lingue scattano subito dopo, aggrovigliandosi in un lungo bacio salato che continua sotto una doccia fatta di coccole ed effusioni varie.
“Asciugati in fretta e corri a casa! Io arriverò tra poco con il gelato!” e strizzandomi l’occhio mi tira una scudisciata con il telo mare che mi ha appena sfilato.
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