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Gay & Bisex

MenAtPlay: Giorgio


di honeybear
12.09.2014    |    14.511    |    7 9.4
"La mia lingua si avvicina timida..."
Quando la mattina, arrivando in ufficio, mi riferiscono di essere convocato in direzione, la prima cosa a cui penso è ‘Diomio cos’ho combinato?’
Mi soffermo davanti alla pesante porta su cui brilla la targhetta cromata. Esito a bussare: forse dovrei aspettare la segretaria che mi annuncia…
In preda ad un ingiustificato nervosismo (ho fatto un esamino di coscienza da cui ne sono uscito pulito) sposto il peso del mio corpo, saltellando spasmodicamente su una gamba e sull’altra, mi aggiusto la cravatta di seta color malva e spolvero la manica del completo grigio che indosso. Un ultimo tocco alla cintura e sono pronto ad affrontare il patibolo.
Nessuna segretaria: la porta si apre da sola… Ah, no: c’è qualcuno dietro!
Nell’enorme stanza che, una parete interamente vetrata, proietta sullo skyline della città ci sono tre persone ad attendermi: il Presidente ed un paio di soci.
Sono tre uomini di bell’aspetto, piuttosto alti, prestanti e, quel che più conta, giovani, eleganti… Probabilmente liberi (ricchi)… E verosimilmente etero (c@##o!!). Su ciascuno di loro ho fatto i miei bei pensieri sconci (di cui in questa sede non farò menzione, ma chissà, in futuro…) Ed ora, vederli radunati insieme nell’ elegantissimo ufficio progettato ed arredato da alcuni dei più quotati designers, è un duro colpo per la mia immaginazione che mi porta a fantasticare su un’azione congiunta dei tre, nei confronti della mia persona per regalarmi attimi di piacere che solo tre tori di razza (quali loro certamente sono), sarebbero in grado di offrirmi…
Purtroppo non mi chiedono di spogliarmi, ma semplicemente di accomodarmi ed iniziano ad illustrarmi un progetto al quale tengono particolarmente e che prevede una partnership con un’altra azienda: “Tuttavia prima è assolutamente necessario compiere un giro, chiamiamolo di perlustrazione – è Paolo Ansaldi a parlare, il Presidente – per sondare il terreno. E quale migliore occasione del meeting di cui vi abbiamo resi edotti, tramite la comunicazione interna di ieri?”
Fantastico! Mi stavano proponendo di partecipare ad uno dei più importanti convegni del nostro settore: adoro questo genere di opportunità. Mi permettono, oltre alla crescita professionale, d’incontrare gente interessante e di sicuro spessore (in cuor mio spero intanto, che il bozzo che si sta profilando tra le gambe, resti occultato agli sguardi degli astanti!).
“Una volta arrivato a destinazione – mi sta dicendo Ruggero Ascani, uno dei soci – entrerà direttamente in contatto con uno dei responsabili della nostra, ce lo auguriamo, futura partner, che seguirà con lei i lavori del convegno. Potrà dunque iniziare a prendere con lui i primi contatti”.
“La Signora Violanti – conclude infine Giovanni Cabrotti, l’altro socio – le preparerà tutto il metariale di cui avrà bisogno. Compreso un profilo della suddetta persona. La partenza è fissata per domattina: il biglietto è già prenotato!”
Ho poco tempo: rientrato a casa, tappezzo le bacheche di tutti i siti d’incontri che frequento con l’annuncio last minute del mio soggiorno nella città del meeting.
Ho voglia di cazzo. E magari del cazzo di un aitante colletto bianco che mi scopa brutalmente su una gigantesca poltrona in pelle, con indosso semplicemente camicia e gambaletti scuri velatissimi con tanto di reggicalze da uomo…
Verificata la prenotazione nell’hotel extra-lusso scelto dall’azienda, mi posso coricare per sognare liberamente, tutto ciò che auspico… Sono eccitatissimo all’idea di ciò che mi aspetta (e parlo del lavoro in questo caso): eppure riesco a prendere sonno facilmente… E a svegliarmi completamente bagnato (evidentemente anche ‘lui’ prova i miei stessi sentimenti all’idea del lavoro che potrebbe attenderlo). Doccia bollente, colazione e via! Di corsa alla stazione, a bordo del taxi che, puntuale, mi passa a prendere!
Il viaggio in treno scivola via abbastanza noioso: il mio smartphone mi comunica che, per ora, nessuno ha risposto ai miei annunci e vani sono gli scambi di languide occhiate, con cui tento di concupire alcuni dei migliori rappresentanti del sesso forte che incrocio passeggiando lungo il convoglio. E con i quali spero di passare qualche piacevole momento di svago negli striminziti bagni della superfreccia (o viaggio con la concorrenza?).
Al mio arrivo, trovo ad attendermi il taxi (anticipatamente prenotato) che mi porterà in albergo.
“Deve scusarci – esordisce il biondo concierge (portiere) – ma la stanza non è ancora pronta… Siamo desolati…”
‘Qualcosa mi dice che non potrò certo contare su di te per ingannare l’attesa’ penso sconsolato, mentre lo sento aggiungere: “Se lo desidera può lasciare il suo bagaglio qui nella hall. Sarà nostra cura farglielo trovare in camera…”
“D’accordo” rispondo asciutto, mentre immagino come andrebbe a finire se fosse proprio lui ad incaricarsi del servizio (o il ragazzo dell’ascensore).
“Perfetto signore. Grazie della comprensione, signore!” Mi sbaglio o mi ha strizzato l’occhio prima di dedicarsi ad un imbufalito grassone inglese che reclama a gran voce la sua stanza?
Mi scordo in fretta del biondo concierge (per il momento!): devo concentrarmi per trovare il mio uomo (magari!). Ma in mezzo a ‘sto casino, sarebbe più facile trovare un ago in un pagliaio…
Dribblando uomini di tutte le taglie e le razze in giacca e cravatta o doppiopetto (Wow! Ce n’è davvero per tutti i gusti!), faccio la cosa più logica che mi detta l’intuito: recarmi al tavolo di lavoro della futura consociata!
Chiedo del collega ad una biondina inguainata in un tailleurino rosso fuoco, impegnata a servire cocktail di benvenuto. Del soggetto in questione, ignoro completamente l’aspetto: la Violanti ha dimenticato di allegare al profilo una foto di riconoscimento. Ma, vista la sorte avversa, già me l’immagino brutto, grassoccio e con una faccia da topo… Lo stereotipo del nerd per intenderci!
Lei flemmatica, mi indica genericamente qualcuno che, alle mie spalle, sta parlando con qualcun altro.
Mi dirigo verso i due e mi presento… Anche l’altro lo fa e…
“Piacere! – mi tende la mano per stringere calorosamente la mia – sono Federico Mangili! Tu devi essere…”
Non ci posso credere! Il mio partner sarà niente di meno che il modello di quella pubblicità per il motore di ricerca di hotel (quello per intenderci, dove lui sembra uno straccione, lei una perfettina. Flirtano a suon di sguardi in sauna e nel corridoio dell’albergo, salvo poi scoprire, in ascensore, che è lui quello messo meglio economicamente… E, ovviamente, sboccia il sentimento!)
“…Tu devi essere Giorgio!”
“Già… - mi devo riprendere – Sono Giorgio, piacere mio!” deglutisco.
Terminiamo le presentazioni con il terzo incomodo (perché tale è già diventato Roberto Montalto, un suo collega… Anche se un pensierino pure su di lui ci scappa…) e decidiamo di andare a farci rilasciare il pass per il convegno.
“Un caffè? – propone Federico dopo aver sbrigato la burocrazia – così possiamo iniziare a chiacchierare sulla proposta!”
Accetto di buon grado e ci rechiamo nella zona bar dell’albergo, stranamente deserta.
Seduti al tavolo ho modo di osservarlo meglio: fisico prestante e asciutto, barba piena e i capelli annodati sulla nuca in quel modo strano, ma che trovo incredibilmente sexy!
Cazzo, sono seduto al tavolo con il mio uomo ideale e lui non lo immagina nemmeno… E preosegue a riempirmi la testa di nozioni tecniche, quando la mia immaginazione proietta il film vietatissimo ai minori, di noi due in un enorme letto con me intento a slinguargli l’uccello in un pompino da urlo.
Annuisco ad intervalli regolari, interrompendo il discorso con delle osservazioni strategiche.
“Bene, direi allora che i presupposti ci sono tutti! - conclude alzandosi – ora andrei a farmi registrare. Sono un po’ stanco e vorrei sdraiarmi un attimo in camera. Ci vediamo all’ora di cena, se sei d’accordo!”
Come lui, estraggo il mio voucher e qualcosa non mi torna…
“Che c’è? Mi sembri perplesso…” mi chiede mentre porgiamo il foglietto al biondo concierge (che torna ad imperversare nel film porno che si sta girando nella mia mente).
“Sono desolato… - esordisce – davvero non so come sia potuto accadere…”
“Ma…” gli fa eco Federico.
“Ma c’è stato un disguido nel sistema prenotazioni e ad entrambi è stata assegnata la medesima stanza… Purtroppo, al momento, non ne abbiamo altre libere a causa del convegno…”
‘Fantastico – esulto nel mio intimo – il sistema di prenotazioni di cui sei testimonial funziona alla grande… Almeno per me!’
Ci guardiamo in faccia stupiti ed imbarazzati.
Il concierge aggiunge: “Se non è un problema condividere, temporaneamente – tiene a sottolineare – la matrimoniale assegnatavi, cercheremo di risolvere l’increscioso problema il più in fretta possibile”.
Quasi all’unisono protestiamo: ”In effetti non ci conosciamo – ci voltiamo a scambiarci un’occhiata d’intesa – e proprio per questo avremmo gradito due stanze separate!”
Poi Federico si affretta ad aggiungere: “Ma se non si può fare altro, accettiamo”.
“Temporaneamente s’intende!” aggiungo.
“Grazie per la comprensione, signori” e ci porge la chiave magnetica.
‘Come mi piacerebbe trovare il modo di fartela pagare biondino! Anche se non sei tu il responsabile del casino’… E magari non resterà solo un mio pensiero (e nemmeno quello con il ragazzo dell’ascensore)!
Avremmo dormito insieme, non che la cosa mi desse fastidio. Anzi, già mi vedevo nei panni della biondina dello spot, che viene definitivamente concupita (chiaramente questa parte di filmato è quella che non viene mandata in onda!).
“Spero almento che tu non russi!” gli dico squadrandolo mentre usciamo dall’ascensore.
Entriamo in una stanza immensa ed elegante, arredata con il buon gusto degli hotel a diecimila stelle. Ognuno prende possesso del suo territorio (poltrona su cui appoggiare la valigia, comodino e quindi lato del letto) e, neanche fossimo compagni di scuola in gita scolastica, ci sdraiamo (ma tuffiamo forse rende meglio l’idea) nell’accogliente talamo.
“Chi fa la doccia per primo?” chiede.
“Direi chi è arrivato dopo ed è più stanco! – e strizzo l’occhio – Quindi io!”
Entro in bagno e, inavvertitamente (lo giuro, non era premeditato!!) lascio la porta socchiusa mentre mi spoglio. Apro l’acqua calda e, ad occhi chiusi, mi lascio massaggiare dal getto che mi piove addosso. Sempre inavvertitamente, la mia mano scende lasciva a massaggiarmi il cazzo. Che in un battibaleno si rizza. Continuo l’azione e, dopo pochi colpi in punta di cappella, i fiotti si sborra imbrattano il vetro satinato della cabina. Mentre li osservo mischiarsi all’acqua che bagna il vetro, finisco di docciarmi.
Mi cingo in vita un asciugamano e sulla soglia annuncio: “Vai pure… - ops, cosa vedo… Un bozzo sospetto ed un alone umido all’altezza dei boxer aderentissimi che indossa – Ho… Ho finito!”
“Perfetto!” E mi passa davanti, inebriandomi le narici con il suo profumo, e sfiorando la salvietta con le dita.
Solo dopo realizzo la figura di merda: la porta! Che tuttavia nemmeno lui chiude… Quindi la scena che ho involontariamente offerto, mi viene riproposta (in toto)!
Intravederlo (immaginarlo in effetti) masturbarsi, con il pelo coperto di schiuma, vedere la sua sagoma che asseconda le sensazioni che una sega ben fatta ti da, mi provoca un senso d’eccitazione che, ancora una volta, fatico a contenere. La mia mano parte rapida a liberarmi dall’asciugamano e a smanettare il cazzo che, in tempo zero si indurisce. Mi rilasso appoggiando il braccio alla nuca sul cuscino e mi sparo un altro bel segone.
Credo che veniamo in contemporanea; entrambi, questo è ovvio, silenziosamente.
Ricompare dopo qualche minuto con l’asciugamano in vita. Il pelo sul petto sembra un prato scuro bagnato di rugiada.
“Proposte per la cena?” chiede.
“La mia Società mi ha prenotato un ristorante – affermo mentre do una rapida occhiata alle eventuali risposte al mio famoso annuncio: nada de nada. Perciò mi affretto ad aggiungere - Se credi…”
“Vabene. Non ho voglia di sbattermi a cercare qualcosa e, soprattutto, non ho voglia di cenare con i miei noiosissimi colleghi” ed invia il messaggio ai destinatari (beh… Magari lo sforzo d’invitare Roberto potresti pure farlo!).
Cena veloce: grazie al cielo non parliamo di lavoro, ma dei nostri interessi e, diciamo, delle nostre ambizioni (cadono a vuoto tutte le reciproche allusioni a sfondo sessuale…). Facciamo due passi nella vivace città che ci ospita ed infine ce ne ritorniamo in hotel.
“Ti spiace se mi metto comodo?” chiede.
“Figurati! Dopo la doccia, direi che si è instaurato un certo cameratismo tra noi… No!?”
Sorride mentre si toglie la giacca e si sfila i pantaloni: camicia completamente sbottonata su un petto villoso da paura, boxer neri aderentissimi che fasciano una vita stretta e calze velatissime… Mancano giusto i reggicalze da uomo, ma il quadro è comunque da urlo.
“Allora seguirò il tuo esempio!” rispondo liberandomi del superfluo ed esibendo, attraverso la camicia sbottonata, il mio torace peloso (reso tonico da mesi di duro lavoro in palestra), il mio culetto sodo (fasciato dagli slip chiari di una nota marca di underware) e i gambaletti velatissimi (tipici del manager rampante, si sarebbe detto negli anni ’80).
Una rapida occhiata alle mail del giorno (ancora nessuna risposta all’annuncio, c@##o!) e:
“Io spegnerei la luce! Domani ci aspetta una giornata piena! – lo vedo esitare – Qualche problema?”
“Ehm… Non so quali sono le tue abitudini… Ma io in genere dormo solo con indosso questi” e indica i boxer.
”Nessun problema! Anch’io in genere dormo solo con questi – ed indico gli slip - E poi meglio approfittarne, finché il caldo ce lo consente…”
“Eh già! Non esistono più le mezze stagioni…” commenta sarcastico, iniziando a sfogliare il libro che sta leggendo.
Credo che la stanchezza accumulata nell’arco della giornata riesca a far sì che il sonno abbia la meglio su di me. È tuttavia quella stanchezza che, più che farti addormentare, ti fa solo appisolare... Lasciando quel filo sospeso tra sogno e realtà!
È per questo che non riesco a capire se la mano che sta ravanando nelle mie mutande è reale o sognata… Non ho la forza di aprire gli occhi, quindi lascio che la presa maschia, ne scosti l’elastico ed estragga il mio uccello che, mi pare, sia perfettamente in tiro…
Faccio uno sforzo e socchiudo le palpebre: la visione è sfocata, ma mi pare che qualcosa di non meglio identificato, si stia ingoiando il mio uccello. Intravedo una cavità da cui entra ed esce qualcosa che dovrebbe essere la mia cappella; che poi scompare del tutto all’interno di una specie di cespuglio scuro e… Mi sento assalire da una sensazione; chiedo scusa non è una sensazione! Sento l’intera mia asta completamente fradicia. Ed il liquido che cola mi ha lavato accuratamente il pelo pubico e lo scroto.
Apro gli occhi definitivamente e la realtà prende forma… Una forma incredibilmente (e piacevolmente) imprevista:
“Spero che non ti spiaccia – sorride Federico sfilandosi il mio uccello di bocca (slap, slap) e prendendo a passarselo sulla barba – se mi sono servito da solo… - (slap, slap) – Ma, dopo la gustosa scenetta della doccia – (slap, slap) – e le allusioni più o meno velate, ho deciso di approfittarne…”
Sono totalmente incredulo: quello che sta avvenendo all’altezza del mio pube, travalica le mie più rosee aspettative!
“Hai aaahhh… Hai fatto benissimooohhh – la mia fortuna è che mi riprendo abbastanza in fretta (anche dal sonno) – Sooohhhlooohhh… Vorrei.. – (anf, anf; sto ansimando se non si è capito) - …Vorrei ricambiare il favore…”
“Non chiedo di meglio!”
“69?” chiedo sorridendo.
“69!”
Adoro questo numero!
Ha il potere di metterti faccia a faccia con la realtà! In questo caso, una realtà costituita da un rigoglioso cespuglio pubico, un bell’uccello grosso (in diametro e lunghezza) e nodoso, un’invidiabile cappella, un bel sacchetto per le palle in puro pelo ed infine un buchetto del culo stretto stretto (che s’intravede appena tra il folto dei peli)… E allora mi sembra davvero scortese non approfittarne!
“I miei complimenti!” commento ironico (ma non troppo).
“Grazie!” (e mi strizza l’occhio… Cosa che forse aveva fatto anche mentre mi sfiorava prima di andare in doccia).
Sorrido. Mi pongo all’altezza giusta, spalanco la bocca e m’impegno a mettere in pratica tutto il repertorio accumulato in anni di onorata carriera da spompinatore: lecco, succhio, uso la lingua (arrotolandola intorno alla cappella, assaggiandone il buon sapore acre che il liquido prespermatico - prodotto da Federico in quantità industriali - esala, passandola e ripassandola nei vari orifizi…). All’azione di lingua, aggiungo anche quella di mano: dio, che sensazione stringere quell’enorme trofeo bagnato.
Il trattamento ricevuto non si discosta da quanto gli sto riservando io. Anzi, se possibile, è anche più intenso. Tanto che mi tocca interrompere il gioco, staccandomi dal cazzone, per prendere fiato… Soprattutto quando torna a farsi passare la mia cappella tra i peli della barba o a giocarci con le dita bagnate: la saliva mischiata ai miei umori ha l’effetto di una crema che acuisce l’erezione di un membro ormai più che duro! E pronto ad esplodere!
E lo fa nel migliore dei modi: i fiotti che Federico non riesce a deglutire, gli colano lungo la barba.
Risalgo lungo il torace ed il petto, baciando ogni centimetro di quel meraviglioso e morbido tappeto. All’altezza del mento, ripulisco accuratamente i peli macchiati della crema opalescente.
La sua lingua cerca la mia: gliela concedo.
Si avviluppano in un bacio appassionato.
Con la coda dell’occhio seguo la masturbazione: le dita diafane corrono frenetiche sull’asta fradicia.
Sento le sue membra irrigidirsi, il suo corpo inarcarsi nel gesto estremo!
Nel mio palato si disperde l’eco dei gemiti prodotti dagli ultimi colpi di mano. Al suo interno decide anche di soffocare il suono dell’affanno che precede il rombo dell’urlo animalesco e liberatorio che la sborrata gli procura.
Si stacca.
Si guarda il petto fradicio di sudore e seme. Sorride mentre si porta la mano alla bocca. Avvicina anche il mio viso per bere quel nettare rimasto sull’indice.
La mia lingua si avvicina timida. Ne attinge un poco e si avvicina alla sua bocca che sta finendo di succhiare il dito. L’ultimo bacio mischia definitivamente ciò che rimane dei nostri umori.
Accaldati e ancora ansimanti, con il cuore a mille, ci sdraiamo uno accanto all’altro stringendoci la mano. Guardiamo il soffitto ed assumiamo l’espressione beota del ‘dopo’.
È lui a rompere il silenzio, con la sua voce profonda: ”Domani… - guarda l’orologio - …Anzi, oggi, dobbiamo svegliarci presto! Ci attende una pallosissima giornata di duro lavoro!”
“Penso che il duro lavoro, ce lo porteremo da sbrigare direttamente in questa camera…” e mi stringo forte a lui, accarezzandogli i peli del petto e pasticciando con i capezzoli.
Annuisce, aggiungendo: ”Ormai credo che la partnership tra le nostre due società sia cosa fatta, concordi?”
Eh sì, non posso che convenirne…

- Continua ? –

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