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La fiaba dei tre Orsi


di honeybear
11.03.2013    |    9.581    |    10 8.7
"Stefano non era ancora appagato a sufficienza ed avendo molta fantasia propose ai ragazzi di scoparsi ancora Dan..."
C’erano una volta tre Orsi affascinanti: il primo si chiamava Stefano, il secondo Silvio ed il terzo Andrea.
Stefano 35 anni, aveva un fisico scolpito con il petto, le gambe ed il culo ricoperti di uno strato di pelo scuro perfettamente distribuito. Amava molto rifugiarsi nella pace dei monti.
Silvio 45 anni era un bell’orso barbuto e sodo, ricoperto di pelo castano con un cazzo di dimensioni ragguardevoli che amava molto la montagna.
Andrea era il più giovane, 30 anni, anch’esso castano, fisico snello, barba e in generale una buona quantità di pelo. Tra le gambe un gran bel pisellone. Come gli altri due amici amava la quiete che solo i paesaggi montani potevano offrire.
Per questa ragione avevano acquistato, di comune accordo, una casina nel bosco.
Ciascuno aveva una scodella per la colazione; ciascuno aveva una sedia per sedersi.
Ed avevano anche un letto per dormire, un letto solo per dormire. O non dormire affatto!
Una mattina, dopo aver fatto la doccia insieme, si asciugarono e andarono verso le scodelle per preparsi la colazione: si segarono a vicenda sborrando ciascuno in una delle ciotole dove avevano versato dei corn-flakes. Ne consumarono parte del contenuto, mangiando ognuno dalla ciotola degli altri. Si vestirono ed uscirono a fare una passeggiata nel bosco per pianificare il resto della giornata, perchè i loro week-end lontani da mogli e famiglie trascorrevano rigorosamente in completo relax.
Mentre camminavano nel bosco, un uomo di nome Dan giunse alla loro casa. Aveva un corpo massiccio e ben proporzionato, con muscoli pieni e sodi e una leggera peluria che gli velava il petto, le gambe e le braccia.
Guardò prima dalla finestra, poi dal buco della serratura e, non vedendo nessuno all’interno, fece scorrere il catenaccio ed entrò.
Si accorse allora le ciotole lasciate sul tavolo, con i resti della colazione.
Decise di assaggiarle: camminava dalla mattina presto e gli era presa una certa fame.
Prima assaggiò dalla scodella di Silvio. Fece una smorfia ma decise che il sapore di quel latte non era tanto male.
Poi assaggiò dalla scodella di Stefano ed anche il sapore del secondo liquido non gli dispiacque. Si avvicinò infine alla ciotola di Andrea e qui trovò che ne era rimasto più che nelle altre, così lo bevve tutto:
“Non mi sento proprio sazio... C’è ancora spazio per qualcosa…”
Si spostò nel salotto cercando una credenza ma vide le tre sedie. Erano dei normalissimi sgabelli coperti con uno stranissimo cuscino. Aveva le fattezze di un bastone, anzi, quelle di un membro maschile. Su ogni sedia ce n’era uno di dimensioni diverse.
“Se voglio riposarmi su queste sedie sarò costretto a spogliarmi.” Pensò Dan, e così fece.
Prima però si mise un paio di dita in bocca, le insalivò per bene e se le portò al culo per lubrificarlo: le infilò nel buco e cominciò a spingerle su e giù ruotandole. Ripetè l’operazione un paio di volte aggiungendo ogni volta un dito in più:
“Altrimenti non riuscirò a sedermi e riposarmi…” si lamentò sospirando.
Iniziò dalla sedia con il cuscino più piccolo. Allargò per bene le chiappe, posizionò il suo buchino in corrispondenza della cappella di gomma e cercò di rilassarsi il più possibile. Sentiva le pareti dell’ano che lentamente si tendevano e che quella specie di bastone scivolava all’interno del suo corpo risalendo dritto verso il suo intestino.
Dovette ripetere l’operazione un paio di volte perché provava un po’ di dolore quando si sedeva ma alla fine, sentì di essersi appoggiato completamente al cuscino.
Non era comodo tuttavia, così provò a girarsi lentamente a destra e sinistra per cercare una posizione migliore. Ogni movimento che compiva sul cuscino gli procurava strane sensazioni: una specie di prurito misto a qualcosa che poteva definirsi dolore e piacere al contempo. Nonostante gli sforzi però, non riusciva ancora a trovare la postura soddisfacente. Ogni volta che si muoveva infatti, emetteva delle grida soffocate, dei mugolii incotrollati:
“Così non riuscirò mai a riposarmi!” si disse.
Provò quindi ad alzarsi ed abbassarsi badando a non perdere il cuscino. Non aveva guadagnato granché, almeno a giudicare dall’erezione che il movimento provocava al suo pene, ed inoltre quella specie di mugolio proprio non gli riusciva di smetterlo...
“Davvero non va...”
Si alzò ed ebbe come la sensazione che gli avessero tolto un tappo dal culo. Il buco si era allargato e ne usciva un liquido denso e viscoso che macchiò la sedia e il cuscino:
“Oh cielo che pasticcio...- commentò – Speriamo che nessuno se ne accorga!”
Si avvicinò alla seconda sedia per provarla. Utilizzò le stesse tecniche precedenti ed ottenne come risultato che, le pareti dell’ano si tesero ancora di più allargandogli ulteriormente il buco. L’erezione si fece ancora più pronunciata e, quando si alzò, il liquido denso colava copiosamente lungo le gambe. Uno strano sorriso si dipinse sulle sue labbra:
“Meglio di prima, ma non sono ancora soddisfatto! Forse la terza sedia è quella giusta…” pensò tra sé. Seguendo l’identico copione, si sedette sulla terza sedia. Il buco del culo era ormai completamente sfondato e Dan si chiedeva come mai, nonostante gli sforzi, non riuscisse a trovare un po’ di riposo:
“Ma certo, dovevo capirlo prima!”
Mise una mano sulla cappella che aveva assunto un color rubino. Sentendola un po’ ruvida e dolorante adottò le stesse misure usate per il buco. Sputò un po’ di saliva sulla mano e cominciò a massaggiarla, passando poi all’intera asta:
“Senti qua come pulsa… Sembra di sentir battere un tamburo…”
E di quei brividi lungo la schiena che dire? Più fastidiosi o piacevoli da provare? Decisamente piacevoli. Così piacevoli da indurlo a compiere movimenti sempre più rapidi. L’altra mano scorreva birichina sui capezzoli, scendeva ad accarezzare la nuvola bionda del pube e i suoi coglioni:
“Oooohhhh…”
Non riusciva a dire altro, non riusciva a pensare ad altro che a quel che stava facendo. D’improvviso si rese conto di dover accelerare ancora i movimenti della mano sul cazzo e di non poter fare a meno di alzarsi e abbassarsi dalla sedia. Tutto cessò quando il cuscino scomparve completamente dentro di lui, provocando dal buchino al centro della sua cappella una serie di grandi spruzzi di un liquido bianco e denso che si distribuì sul torace. Qualcosa rimase anche sulla cappella. Avvicinò un dito, lo raccolse e se lo portò alla bocca:
“La consistenza ed il gusto mi sembrano simili a quello che c’era nelle ciotole… Amaro e saporito allo stesso tempo”.
Decise che quel sapore alla fine non gli dispiaceva così ripulì tutto quello che si era sparso sul corpo. Sentiva un certo indolenzimento dietro:
“Queste sedie non sono per niente comode…” sentenziò, alzandosi e dirigendosi a gambe leggermente divaricate alla camera da letto. Qui trovò il letto dei tre Orsi con i tre cuscini:
“Finalmente! Così potrò riposare tranquillo…”
Dal momento che il buco del culo non si era ancora chiuso completamente e che gli doleva, l’unica posizione confortevole era quella prona sostenuta dai tre cuscini sotto la pancia. Senza rendersene conto, tuttavia si era disteso con il buco del culo in bella mostra a chiunque avesse aperto la porta della stanza.
Nel frattempo i tre Orsi, che camminavano già da qualche tempo, erano un po’ tristi poiché non avevano ideato nulla per trascorrere il resto della giornata:
“Mettiamo un film, qualcosa ci verrà in mente!” propose Andrea. Tutti furono d’accordo e così tornarono. Lì si accorsero che qualcosa era accaduto:
“Qualcuno ha assaggiato i miei corn-flakes!” disse Silvio.
Poi anche Stefano guardò la sua ciotola, vide il cucchiaio ma dei resti della sua colazione neanche l’ombra!.
“Qualcuno ha assaggiato la mia colazione e l’ha anche mangiata tutta!” gridò Andrea.
Dan aveva lasciato delle tracce inequivocabili del suo passaggio anche sulle sedie.
“Qualcuno si è seduto sulla mia sedia!” disse Silvio indicando le macchie di sbroda perse da Dan.
“Qualcuno si è seduto anche sulla mia sedia!”
“E sulla mia!” gli fecero eco Andrea e Stefano
I tre Orsi pensarono che sarebbe stato bene guardare in ogni angolo della casa: l’idea che qualcuno potesse aver violato la loro privacy li rendeva arrabbiati ed eccitati da morire… Così almeno sembrava di percepire dai gonfiori che s’intravedevano dai loro pantaloncini.
Entrarono in camera da letto e videro le chiappe al vento di Dan. Il buco non si era ancora completamente richiuso e i rivoli dei suoi umori intestinali non si erano ancora perfettamente asciugati.
Silvio si passò una mano sul mento con fare pensieroso. L’altra scivolò giù all’altezza della patta scoprendo il cazzo in erezione. Scambiò una rapida occhiata d’intesa con gli altri due:
“Ecco come andrà la giornata!” Sembravano dirsi e in un attimo si denudarono.
Dan, sentendo dei rumori, iniziò a svegliarsi. Si girò lentamente e si vide piantati in faccia i tre grossi cazzi pelosi dei tre Orsi:
“Che cosa succede? Oh, mi sono addormentato!”
“Chi sei?”
Dan si presentò e poi proseguì:
“Chiedo scusa, non volevo… Sto camminando da stamattina e avevo fame. Ho visto la casa, le ciotole… Ma i cuscini dei vostri sgabelli erano così strani e scomodi che non sono riuscito a riposare. Anzi mi hanno fatto quasi male… O forse no… Beh, insomma, alla fine ero così stanco che mi sono addormentato qui…”
“Nessun problema. E adesso hai ancora fame?”
“Beh, un pochino sì visto che tutto quel che ho mangiato era quella roba che c’era nelle ciotole…”
“Ci penso io!” così dicendo Stefano uscì dalla stanza per rientrarvi portando un vaso di miele con cui si cosparse l’uccello e i capezzoli. Agli altri orsi porse rispettivamente un vaso di marmellata e della panna montata. Entrambi si cosparsero le stesse parti di Stefano:
“Prego! Serviti pure e buon appetito!”
“Ma come?!” Dan era titubante. Ci pensò Silvio a toglierlo dall’imbarazzo obbligandolo ad ingoiare il suo uccellone.
Dan si sentì soffocare da quell’arnese infilato in gola. Tuttavia gli parve di non avere altra via d’uscita così si diede subito da fare mettendosi in ginocchio e succhiando i tre cazzi uno di seguito all’altro alternandoli nella sua bocca in modo che nessuno perdesse vigore.
A turno gli appoggiavano le mani sulla testa facendogli entrare il cazzo fino in gola dopo esserselo lubrificato con miele, marmellata e panna. Quello di Andrea tuttavia era troppo grande
“Sembra quello della sedia in cucina”
“Gli somiglia, vero? Ma questo è meglio! C’è la panna montata sopra!”
“Già…”
Era un uccello veramente enorme per la bocca di Dan, così si concentrò sulla cappella. Dopo averla ripulita dalla panna montata infilò la lingua nella fessura provocando al giovane orso un godimento che non gli era mai riuscito di provare prima:
“Bravo, bravo… Così! Così…” sospirò Andrea prima d’inondargli il viso con la sua crema:
“Ecco da dove arriva il liquido che ho bevuto dalla scodelle!”
Felice per quella scoperta fece in modo che anche gli altri due Orsi gli riempissero la bocca di sperma. Non ne perse nemmeno una goccia, ingoiando tutto quanto!
Si spostarono sul letto e Dan disse di essere ancora affamato. Per tutta risposta gli orsi si cosparsero interamente dei tre alimenti così il giovane potè assaggiare ognuno dei suoi nuovi amici leccandoli da capo a piedi. Si soffermò a giocare con la lingua sui capezzoli, tirò i peli con le labbra, leccò le loro lingue. Era un’apoteosi di godimento.
Tuttavia non gli era ben chiara una cosa, così domandò:
“Ma perché mentre io mi dedico a ripulirvi uno per volta, gli altri due mi infilano le dita nel sedere?”
“E per verificare se sedendoti sulle nostre sedie, il tuo culetto non ne abbia risentito!” rispose con serietà Silvio mentre infilava tre dita insalivate nel culo di Dan che, bagnato dal piacere, non smetteva produrre sbroda in grande quantità.
“Ma siete sicuri che non mi farà male? Quando mi sono seduto sugli sgabelli vi ripeto che ho provato un po’ di fastidio…” chiese pulendosi la bocca dal miele che aveva sorbito dall’uccello di Stefano.
“Ma adesso è passato no? E con i massaggi che ti stiamo facendo sarò ancora meglio! Vedrai, ci sarà da divertirsi!”
Dan parve convinto della spiegazione ricevuta.
Nel frattempo Andrea si avvicinò per verificare ed unirsi al gioco. Infilò due dita così da arrivare ad un totale di cinque. Dan cominciava a non capire più nulla: il godimento che provava nel sentirsi lavorare il buco gli aveva fatto dimenticare la fame e la sete.
In compenso apprezzò in maniera definitiva l’esperienza delle sedie!
Il suo unico desiderio era diventato quello di continuare a succhiare e leccare i corpi degli amici Orsi. Che decisero di scambiarsi di posto. Silvio si coricò mentre Andrea e Stefano continuarono a rovistargli il buco. Dan si sedette sul suo cazzo facendolo sparire velocemente fino in fondo. Silvio lo scopò con gusto e con colpi decisi per alcuni minuti poi ordinò ad Andrea di inculare Dan insieme a lui. Così Silvio si fermò per un istante, tirò a sé Dan. Andrea, con l’aiuto di un po’ di miele, spinse il suo cazzone dentro al ragazzo.
Il buco si tese allo stremo e Dan realizzò che le medesime sensazioni provate sulla sedia della cucina, lo stavano facendo godere come mai avrebbe pensato. Non credette alle sue orecchie quando, aggrappandosi ai pettorali di Silvio, si sentì dire:
“Vi prego continuate… Siete fantastici!”
Sfregare il suo corpo contro quello peloso dei suoi nuovi amici lo eccitava sempre di più. Andrea e Silvio si muovevano all’unisono: era come se un unico grosso cazzo gli scopasse il culo. Il ritmo poi cambiò ed ognuno entrava ed usciva a proprio piacere. Il culo era diventato largo e ricettivo e colava sbroda in continuazione.
Anche il cazzo di Dan, seppur mezzo moscio, aveva ripreso a produrre liquido pre-spermatico. Nel frattempo Stefano salì in piedi sul letto per infilare il cazzo in bocca a Dan che lo accolse avidamente.
Poi decisero di cambiare gioco e di provare tutte le combinazioni di accoppiate di cazzi dentro al culo di Dan: Silvio- Andrea, Silvio-Stefano, Andrea-Stefano alternando anche chi stava coricato e chi lo inculava da dietro.
Fecero cambiare posizione anche a Dan: una volta lo girato verso chi stava sotto di lui, un’altra dandogli la schiena cosicché il terzo Orso si posizionava dietro di lui afferrandogli le caviglie, tenendogli le gambe in alto e ben spalancate per agevolare l’intrusione nel suo culo. Dan gemeva, implorava di continuare: non voleva che smettessero nessuna ragione.
Alla fine, inevitabilmente, iniziarono a riempirgli il culo di sborra che, mista ai suoi umori, colava copiosa sul letto inzuppando le lenzuola.
Tutti e quattro si accasciarono sfiniti. I tre Orsi ebbero comunque il tempo di lanciarsi uno sguardo d’approvazione, felici di come si era inaspettatamente conclusa quella giornata.
Per quanto concerneva Dan, il suo culo era una vera e propria caverna: il buco, rosso ed irritato, pulsava come un battito cardiaco.
Stefano non era ancora appagato a sufficienza ed avendo molta fantasia propose ai ragazzi di scoparsi ancora Dan.
“Sì, ma come?”
Lo fecero mettere in ginocchio su una poltrona con il petto appoggiato allo schienale così da mantenere la schiena arcuata mentre il culo sporgeva all’infuori. I tre risero vedendo le condizioni del buco di Dan: rosso ed un poco gonfio ma ancora aperto. Come di consueto presero ad alternare i rispettivi cazzi dentro a quell’ano ormai capace di accogliere di tutto e, sempre a rotazione, ognuno di loro svuotò un’ultima volta al suo interno il contenuto dei rispettivi coglioni.
Esausti ed appagati, si sdraiarono sul letto. Stefano chiese:
“Allora Dan, hai ancora fame?”
“Beh…”
“Allora se non hai impegni considerati ufficialmente invitato a cena!”
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