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FEMDOMCRACY capitolo 5 - Dentro l'Harem della Padrona


di Strapps
17.01.2021    |    1.965    |    0 8.0
"I suoi occhi neri ci esaminavano e ci possedevano..."
Capitolo 6

Ma bello più di tutto nella femdomcrazia della nostra Padrona era quando lei sceglieva solo te.
Certe volte lo annunciava scrivendo sulla lavagna della cucina il tuo numero e stavi in eccitazione per molte ore, altre volte capitava che lei prima di andare a letto chiamasse il tuo numero per trascorrere con lei almeno la notte dormendo. Ma certe volte voleva fare anche altro.
“Stanotte voglio….
Diceva e tutti noi ci sentivamo presi da eccitazione e desiderio, le nostri menti volavano, la schiena aveva brividi di attesa, Madame amava fare lunghe pause prima di indicare il fortunato. Ci fissava negli occhi, pupille dilatate di slaves che bramavano all'idea di restare soli con lei, La Nostra Padrona, un momento così intimo, così speciale, vedeva bene il nostro desiderio, sorrideva, percorreva con il suo sguardo magnetico la platea di schiavi in attesa, seminudi, con collarini al collo, sul petto i tatuaggi di riferimento, la cintura di castità. I suoi occhi neri ci esaminavano e ci possedevano. Uno a uno. Noi in ginocchio, le orecchie tese a sperare nel nostro numero, Lei che ci fissava, sul trono, un frustino nero in mano, gli occhi neri e profondi, il suo corpo di donna, la pelle di ebano sotto i vestiti di pelle. Non diceva il numero, il colore. Aspettava. Crudele e sicura di sé. Ci fissava uno a uno. Poi, con calma si pronunicava.
Annuncia il tuo numero, gli altri slaves abbassavano gli occhi delusi, sospirando.
Tu sei eccitatissimo, soffochi un grido di gioia.
Solo tu e lei, la Tua Padrona, bellissima e potente.
Con un gesto cacciava gli altri dalla stanza. Rimanevi solo tu.
E Lei.
Si alzava.
Veniva da te.
Alzava la tua testa e sorrideva, consapevole dell'enorme fortuna capitata. Tu ringraziavi con lo sguardo. Lei ti scompigliava i capelli come ad un cagnolino fedele, quindi metteva la catena al collarino e ti strattonava via.
Seguivi a quattro zampe il suo culo che ti guidava di sopra. I suoi tacchi, i suoi piedi bellissimi, le sue cosce possenti e tozze, il suo culone favoloso. Seguiva la padrona di sopra.
Poi in camera lei si faceva spogliare e prima faceva il discorsetto:
“Allora, ormai sono mesi che sei qui nella Mia casa, sotto il mio controllo, in questo matriarcato dove io sono la tua Regina. Come ti trovi?”
“Oh, benissimo Signora, è quello che voglio.”
“Um, bene, ma sai che qui conta SOLO QUELLO CHE VOGLIO IO”
“Certo Signora, conta solo il suo volere in questa femdomcazia”
“Bravo. Adesso girati. Ok, la depilazione è perfetta, hai fatto il laser vero?”
“Sì Signora”
“Non voglio peli sui miei schiavi. La cintura di castità? Come ti trovi?”
“Ogni tanto mi fa male quando sono vicino a lei per esempio, ma se la mia padrona vuole che la porti è giusto che la porti!”
“Ottima risposta. La Femdomcrazia è il futuro e tu hai la fortuna di viverlo ora.”
“Sì Padrona!”
“Bene, te la tolgo. Oggi ho voglia di giocare e concederò anche a te di godere..”
“Grazie, Padrona!”
__

Si spogliò aiutata da me, lasciandosi solo gli stivali di pelle nera coi tacchi, si sdrai sul letto e mi ordina di mettermi sotto di lei, la faccia sotto il suo culo padronale. Appoggia le sue chiappe nere, grosse, piene di carne, lisce e profumate di padrona sulla mia faccia.
“Lecca!” è l'unico ordine. Mi metto a leccare il suo buco del culo, lei lascia che tenga le mani sulle sue chiappe per sostenerla mentre la mia lingua inizia un rimming profondo e lunghissimo. Lecco il buco del culo della padrona, la mia lingua va avanti e indietro, si ferma, succhio, bacio, lecco, lecco. Ogni tanto lei si siede sulla mia faccia, non respiro, ma sono nel posto più bello del mondo, sotto il culo della mia padrona. Si rialza, respiro. Lecca! È l'ordine e torno a leccare.
Mi eccito liberato dalla cintura di castità. Il mio cazzo si fa duro mentre lecco. Lei si siede sulla faccia del suo schiavo. Non respiro. Si alza. Respiro. Torno a leccare. Lei afferra il mio cazzo duro con forza.
“Vedo che sei eccitato come una troietta in calore….”
lecco e bacio.
“Bene, vediamo cosa si può fare..”
mi tiene la mano sul cazzo, io lecco e bacio e succhio e lecco e bacio il suo culone nero. Lei si siede sulla mia faccia, mi stringe il cazzo, non respiro. Lei mi sega, non respiro, muovo le braccia in cerca di aiuto. Lei continua a masturbarmi, non ce la faccio. Lei continua a segarmi. Non respiro, mi agito. Lei non si alza. Non so se..non
si alza, sto quasi piangendo, respiro a lungo, lei mi tiene il cazzo. Quando mi riprendo lei ride e mi dice bravo, poi mi ordina di tornare a leccare.
Bacio e lecco.
Lecco e bacio.
Lei mi sega.
Lecco
sento che sto per venire, anche lei.
Mi conficca un tacco nel ventre, urlo, ma vengo sul suo stivale nero.
“Adesso lecca e poi preparati, i giochi non sono ancora terminati!”
Lecco ogni traccia del mio sperma sul suo stivale e poi mi alzo in piedi in attesa di ordini. Lei mi guarda, sorride.
“Oggi voglio aprirti il culo col mio nuovo sex toy arrivato per posta.”prese allora uno strap-on piuttosto grosso tutto nero, se lo infilò, l'aiutai in ginocchio e mi fece mettere sul letto, mi lego mani e piedi, divaricò le gambe con una pezzo di ferro e prese a ungermi il culo.
“Ohhh, la mia mogliettina stasera assaggerà il nuovo giocattolo, sei contenta troietta?”
“Sì padrona, sono felice di farla divertire”
Quando ebbe terminato di un ungere il mio culo e il cazzone nero prese a spingerlo dentro. Era enorme. Faticava, ma spingeva. Io cercavo di aprirmi per lei, aprire il mio culo, ma era grosso. Dette una spinta
“PRENDI TROIA!!! apriti, maledetta baldracca!”
Spinse e sentii un corpo duro penetrarmi, era grosso, lei abilmente si fermò per spingere piano e ne fece entrare metà.
“Ecco baby, mezzo è dentro, ecco il resto TRIOIA!”
Spinse ancora con forza e sapienza il suo nuovo sex toy nel mio culo, mi sentii penetrato completamente, gridai di dolore
“Questo è il potere della Femdomcrazia! Lo senti?”
“Ahhhhhh...sì...sììììì….ahhhh..sììì..hhhaaahhhhhh sì Padrona!”
“Lo senti come ti prendo? Sei il mio servo! Il io schiavo! Io sono la tua padrona, prendi! Questa è la forza della Femdomcrazia!”
“Ahhhh...sì, padr..ahhhhh – spinse con forza e prese a fottermi come una troia – ahhhh..sììì...che..ahhh...Padrona!”
“Prendi troia! Questo è il modo col quale ti posseggo stasera, tu sei MIO!”
E continuò a fottermi con forza, all'inizio il dolore era fortissimo, ma presto il mio culo, abituato agli strap-on di Madame si allargò pienamente e accolse il suo pene nuovo e grosso.
“Prendi Troia! Ringrazia la tua padrona che ti fotte come una cagna!”
“Grazie Padrona! Grazie PadronaAhhhhh..sìììì..Grazie padrona!”
Madame mi scopava spingendo il suo affare nero nel mio culo e poi si sdraiò su di me, sentivo la sua massa di carne sublime, la sua fierezza, la sua forza, la ringrazia mentre quella mi fotteva, avere il suo corpo sopra di me era bellissimo, un privilegio e il suo sudore, il suo sapore di donna, di Padrona mi inebriava, mentre il mio culo era scopato dal suo sex toy.
Il dolore era tramutato in estremo piacere, la mia padrona che mi sodomizzava e mi schiacciava col suo corpo così grasso e fantastico. Il suo sudore poi mi inebriava la testa e sentivo il mio culo martellato dal suo affare e lei che mi urlava qualcosa sulla femdomcrazia ed io che godo e rispondo Sì PADRONA!
“Ahhhhh..sto..vennnnneeeeeeeeennndddooooooooo
urla mentre continua a fottermi e la sento venire dalla sua figa sulle mie chiappe e colare giù.
Allora lei si stacca e si alza da me, si slaccia lo strap-on e lo fa cadere a terra, si volta sul letto ed io mi getto sulla sua figa nera depilata dolce che sta eruttando umori vaginali. Lecco e succhio e affondo il naso nella sua figa mentre lei gode e mi sbatte lo strap-on sulla testa. Ma intanto gode a pioggia, umori di seme padronale e dolcissimo miele per la mia bocca che accoglie, lecca, succhia. La padrona lancia un sìììììììììììììììììììììììììì di piacere estremo, mi afferra la testa e la spinge nella figa padronale affinché raccolga gli ultimi vagiti del suo seme vaginale e spinge con forza. Affondo nella sua figa, stasera sarò l'unico a godere di quel piacere umido e dolce e speziato. Con entrambe le mani mi spinge nel suo sesso ed io annuso ispiro, lecco ancora.
“Oh, troietta, lo senti il sapore favoloso della figa della tua Padrona? Ecco ancora il potere del mio matriarcato su di voi. Su di te Troia!”
Quando mi lascia la testa, riprendo fiato e dico: “Grazie, Signora, grazie per questa serata e per ogni giorno che mi regala come umile schiavo nella sua femdomcrazia!”
“Bravo, vedo che capisci..ok, stanotte puoi dormire in fondo al mio letto”mi indicò il collare lo portai con gli occhi abbassati come voleva lei, le mani avanti aperte. “Vieni qua, schiavo, questo collare simboleggia la mia forza, il mio essere la tua padrona.” “Sì, Signora, grazie, Padrona!”
mi fissò il collarino e si coricò sul letto. Io ero in fondo al letto legato a lei. Rimase nuda: il bellissimo corpo nero, le gambe tozze e tatuate, il volto sudato, le labbra grosse di Madame, bellissime ed eccitanti, il suo corpo di Padrona, le enormi tette nere a riposo. Mi fece segno di toglierle lo strap-on e poi gli stivali. Quando ebbi finito mi distesi al fondo del letto. Lei stava usando il cellulare, sorrideva e diceva qualcosa ad una amica, mi indicò i suoi piedi ed ebbi il privilegio di massaggiarli e adorarli. Erano ancora sudatissimi per gli stivali di pelle e fu un gran piacere prima leccarli tutti e poi massaggiarli mentre lei guardava la tv. Poi mi ordinò di spegnere la luce, lei si addormentò presto, io in fondo al letto l'ammiravo nel buio con la faccia immersa nei suoi piedi.
*
La mattina la padrona si alzò di scattò tirando con forza il guinzaglio e svegliandomi
“Presto troia! Ho necessità di pisciare!”Ci precipitammo in bagno e lei mi indicò la doccia, vi entrai rapido e mi misi in ginocchio, lei entrò, si aprì le gambe, mi prese la testa e la spinse verso il suo sesso, fermandosi solo a pochi centimetri, quindi pisciò con forza su di me: sulla faccia, sulla bocca(provai a berne il più possibile, ma il fiotto era fortissimo, sul corpo. Pisciò tenendomi la testa. Una lunga pisciata, io buttai giù più sorsi possibili, quindi mi rifilò una sberla fortissima “Brava troietta, ora puoi andare a lavoro!”
*
Oltre alla cintura di castità, la padrona giocava con i suoi slaves in vari modi: certe volte ci mandava a lavoro con delle piccole palle infilate su per il culo che dovevamo tenere fino al rientro a casa. Altre volte ci faceva indossare le sue mutandine al posto delle nostre. Altre volte scriveva frasi sulla nostra pelle, sul culo, il petto, frasi tipo FEMDOMCRAZIA. IL MATRIARCATO DI MADAME. Schiavo di Madame col suo rossetto speciale. Il sudore dei vestiti ci impiastrava tutto il corpo, ma era un modo per ricordare al suo harem che eravamo proprietà sua e lei poteva giocare con noi. Un giorno mi mandò a lavoro con un plug infilato nel culo, non potevo sedermi ed ero impacciato, alcuni colleghi mi guardarono strano tutto il tempo, per fortuna uscii un'ora prima e tornai a casa. Madame era con una sua amica, una vecchia padrona nera che passava spesso da noi, Horana: un cascata di rughe su un volto secco, un naso lungo, due labbra larghe e sempre dipinte di rosso fuoco, era alta e magra, con piccole tette cascanti. Horana conversava con Madame, mentre sue schiavi erano vicino a loro e uno fungeva da tavolo umano.
“Oh, sei tornato. Spogliati e vieni qua”
Mi spogliai e andai da lei, Madame mi indicò i piedi di Horana e mi abbassai per baciarli. “Oh, mi ero dimenticata del plug nel tuo culo! Bravo lo hai portato..bene, vedi Horana cara, il potere del matriarcato è poter dimenticare che stamani hai spedito un tuo schiavo a lavoro con un plug ficcato nel culo.”
“Come ti invidio, bellezza!” fece Horana e poi mi fece un segno, andai da lei in attesa, mi fece girare, toccò il plug: “Scommetto che non ti sei mai seduto oggi..!”
“Vero Padrona Horana”
Lei rise di gusto, quindi prese a sculacciarmi con forza. “Vorrei avere anche io un harem come il tuo cara..”
“Niente di più facile, nella femdomcrazia le Donne hanno il potere, loro sono schiavi. E il mio harem è libero per te Cara, vuoi servirti?”



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