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Lui & Lei

LA SUPERTARDONA cap. 1-2.3.


di Strapps
22.09.2019    |    2.296    |    1 9.2
"Le infialai la lingua in bocca e la baciai..."
Cap.1

Mi ero trovato un lavoro notturno sulla tangenziale est, giusto alla fine della periferia. Si trattava di una stazione di benzina della E., fare gasolio ai camion, mettere benzina alle auto, vendere qualche prodotto dello shop. 100 euro a notte, in nero. Ero divorziato e avevo una bimba alla quale passare gli alimenti, vivevo a casa di mia madre dove ero tornato dopo il matrimonio. Quei soldi mi servivano e non mi tiravo indietro. In estate il caldo e le zanzare ti stremavano. In inverno un vento ghiaccio sferzava sempre dai monti e si moriva di freddo. Proprio una di quelle notti di febbraio, un'auto – una vecchia Uno Fiat rigata in più punti di un azzurro metallizzato, si fermò a fare rifornimento. Ero solo, scese una donna sulla sessantina, un pelliccia lunga color azzurro pallido, un vestito giallo sotto, alti tacchi. Il volto era un campo di battaglia. Rughe e cascaggini ovunque, le gote cadevano, le labbra erano gonfie, il collo molle. Però era ben curata, ben truccata e profumava di roba costosa. Un camionista se ne uscì con un fischio e un urlo: “Ecco la Supertardona!!” lei fece una smorfia di disgusto e tirò dritto verso di me. “Cafone!” disse.
“Lasci perdere, Signora...commenti da beceri...” dissi. “Cosa le serve?”
“Grazie. Il pieno...lei è gentile...non si trovano più ragazzi gentili adesso...tutti cafoni..e volgari...”
“Grazie” iniziai a riempire il serbatoio per non ascoltare la sua filippica contro la gioventù di oggi. Ma lei proseguì in altro modo: “...ed è anche un bel ragazzo...lo sa?”
“oh..via...dice?”
“Sì, un bel ragazzone...” e mi fece l'occhiolino. Io rimasi basito, il camionista mi fece cenno che potevo scoparmela quella lì, mimando una fellazio con la mano e la bocca piena della sua lingua. Non ci pensavo nemmeno! Era una vecchia! Una supertardona....
“Senti, morettino...perchè una di queste sere non passi al Cherrys?”
“Cosa?”
“Sto andando lì stasera, con le mie amiche, siamo tutte donne allegre che amano solo divertirsi....Cherrys sta un paio di kilometri da qui, sulla via G., conosci?”
“...mai sentito...”
“Pensaci morettino...mi trovi lì il sabato sera e il mercoledì...”
“...ehm...grazie....ma...”
“Non fare il timido...ti aspetto....”
sorrisi imbarazzato. Il camionista rideva sguaiato. “...sono 30 euro...signora, come ti chiami?”
“Franca....tieni...sono 50 tieni il resto...”
“...oh....no, sono troppe...no...ahm”
Lei mi lasciò la banconota e risalì in auto sgommando via.
Che storia! Da raccontare.
Mi dimenticai di Franca. Avevo altre beghe e l'inverno non passava. Sesso? Manco a parlarne, non chiavavo da mesi. Una notte mi ero fatto fare un pompino da un travestito. L'avevo rimorchiato in un bar. Quando salì in auto il suo profumo dolcissimo come una cappa invase l'abitacolo e mi dette la nausea. Mi mise il preservativo e prese a succhiarmelo. Era bravo e ci sapeva fare soprattutto con la lingua, ma non ero molto eccitato. Mi chiese di mettere la mia mano sopra il suo orecchio destro. Aveva orecchie piuttosto grandi sotto una parrucca gialla. E di stringere forte l'orecchio. Lo feci. Lui si eccitò e riprese a leccarmi il cazzo. Io strinsi l'orecchio forte, lui gemette, ma ero stanco e nauseato. Venni nel preservativo e riportati il tipo al bar. Aveva un orecchio in fiamme, rosso come il fuoco.
Una sera appena avevo preso servizio arrivò Franca. “E' mercoledì, vado al Cherrys, ci vediamo dopo?” mi fece. Era vestita come la volta prima ma sotto la pelliccetta blu aveva un vestito rosso e tacchi alti rossi.
“Salve...il pieno?”
“Sì e una bottiglia d'acqua. Allora vieni?”
“Insistente...”
“Dai morettino....cosa fai qui?”
“...lavoro...”
“Divertiti. La vita è breve. Goditela..” disse dall'alto dei suoi sessantanni. Mi fece ancora l'occhiolino e poi insistè che prendessi la solita mancia esagerata. Poi andò via, invitandomi al dancing. Sorrisi e tornai dentro. Era una serata loffia. Mi annoiavo e il freddo era pungente. Pensai a Franca, che tipa! Una vera supertardona!”
dopo un'ora si era fermato solo un grosso camion con rimorchio e il tipo voleva solo del caffè! Che roba....
così pensai che per quella sera potevo anche chiuderla lì e fare un salto al dancing! Certo il capo avrebbe potuto dirmi che ero andato via chiudendo la pompa, ma potevo usare la scusa della febbre! In due anni che stavo in quel posto non mi ero mai ammalato o saltato un giorno! Ci stava, una febbre a fine inverno!
Non indugiai più, mi detti una sciaquata in bagno. Mi cambiai i vestiti, mi profumai un poco e andai alla caccia del Cherrys.
Non fu facile trovarlo, era in fondo ad una zona di capannoni, proprio dove inizia al strada sterrata. Girai a vuoto per 40 minuti prima di individuarlo. Il dancing era uno stanzone mal addobbato, ampio, pieno di salottini comodi e una grossa pista da ballo. L' entrata costava 3,50: non facevano selezione...la musica era alta. Brasilero, robe così. Il posto però era pieno di gente per un mercoledì sera! Dovetti girovagare un poco per beccare la Franca. Al buio vedevo solo donne e uomini e figure. Fu lei ad intercettarmi! “Ehi moretto..sei venuto finalmente! Vieni! Siedito con noi!” erano 5 donne, sulla 50/60, tutte grossotte, eccetto una, una biondazza con un elegante vestito scuro, che era secca come un chido. “Salve a tutti! Sono R....piaceri di conoscervi.” i presentai. Anche loro dissero i nomi ma li scordai subito. “Avanti, siedi con noi! Ordiniamo spumante ragazze?” disse Franca e così fecero. Mi sedetti fra due donne, Franca e una tipa con grosse mammelle quasi di fuori e una faccia da capo indiano. “che bel morettino abbiamo qui...” disse la tipa. Presero a toccarmi i capelli e il viso, a turno, come fossi una reliquia. Mani sul volto, i capelli, il naso. All'inzio le fermavo, ero infastidito, ma poi fu divertente. Arrivò la bottiglia. Brindammo e finimmo la bottiglia in un attimo. “vuoi qualcosa di più forte? Baby?” fece la tipa secca. “Sì, un gintonic magari?” fece un' altra sempre ben messa, tarchiata. Annuii e subito mi arrivò un bel gin forte. “Sei nostro ospite..morettino...” fece Franca. Iniziai a bere prima un gin, poi due, poi tre, pagavano tutto loro, bevevana spumante e parlavano fra loro o con me. Ma io ero troppo rintronato e ubriaco per capire qualcosa. Mi toccavano il corpo e la faccia, i capelli. Parlavano fra loro, ridevano, bevevano e mi sorridevano. Poi mi ritrovai a baciare Franca, la supertardona. Una limonata seria, dura. Quindi fu la volta dell'amica seduta a fianco. Lingua con lingua, il suo fiato puzzava di vecchia, ma era divertente. La secca mi toccava il pacco, un altra mi massaggiava i capelli. Limonavo con Franca e l'amica. Poi bevvi ancora e pomiciai con tutte e cinque le donne, passavo da una bocca all'altra, fiati pesanti, di alcool, ma il cazzo mi si fece di marmo e la secca prese a segarmi.
Non so cosa avvenne dopo. Bevvi ancora caddi in preda ai deliri del gin! Credo di aver ballato in pista con tutte loro e anche con altre tardone. Credo di aver baciato e pomiciato con almeno 7 tardone quella notte e di sicura una di loro, forse la secca mi aveva fatto un pompino in bagno perché avevo tracce di sperma sui pantaloni.
A casa mi riportò Franca e un'amica, mi trascinarono fino a letto e mi spogliarono, poi se ne andarono. Al mattino, mentre bevevo caffè con un malditesta feroce, trovai un biglietto sotto le chiavi della mia auto, che, per inciso di certo non avevo guidato all'uscita dal Cherrys. Il biglietto era il numero di cellulare di Franca e assieme ad esso 50 euro! Forse erano per la prestazione di ieri sera.
Dopo colazione decisi di chiamare il capo e dire che ero malato. Che avevo dovuto chiudere perché avevo la febbre alta. Quello si incazzò, ma poi capì la situazione e mi disse di non tornare fino a lunedì, che non ero mai mancato prima..e che ero uno a posto, meglio del senegalese che aveva prima che gli aveva combinato solo guai.
Mi feci altro caffè e poi chiamai la supertardona. Rispose subito e mi scusai per come mi ero ridotto ieri notte.
“Non ti preoccupare playboy, sei stato simpatico e allegro, sei piaciuto a tutte le mie amiche. La Meri ti adora, la Sandra ti sposerebbe e...”
“Ok, ho capito, ma grazie di tutto io mi tiro fuori...”
“Ma che dici baby? Sei un campione! Sabato al dancing?”
“Non ci penso proprio!” annunciai.
Ma il mercoledì dopo ero di nuovo lì. Avevo telefonato al capo dicendo che dovevo portare la bimba dai nonni a T. e che non potevo. Lui capì, ma disse di non allargarmi troppo. Che si fottesse! Al Cherry Franca e le altre mi accolsero come una star. Mi offrirono da bere e da ballare. Dopo l'inzio tirato, mi scaldai un poco, bevvi due gin e mi misi a ballare con Sandra la tettona tozza. Dopo un'oretta ero un po' brillo e baciavo le mie dame in mezzo alla pista.


Cap. 2

Ballammo e ci baciammo, allegri e spensierati, Meri era sulla cinquantina e passa, ma ballava come una ragazzina nonostante la mole non fosse proprio quella di una danzatrice. Il grosso culo ondeggiava in giro, il seno sbatteva qua e là costretto in un vestito leopardato, aveva grossi occhi chiari che sbatteva in continuazione ammiccante, le gote erano grosse come quelle di un maialino e aveva anche grosse orecchie. Non so cosa ci trovassi a stare in mezzo ad una pista a ballare con quelle vecchie, ma la cosa mi piaceva. Meri e Sandra mi mettevano le mani sul pacco, mi tastavano selvaggiamente e mi facevano sentire desiderato, una sorta di piccola star del mercoledì sera.
Franca intanto si era messa fra le amiche e me e mi aveva messo una mano sul cullo. Ballavo dimenandomi e guardandola divertito. Mi sbatteva in faccia le sue tette da vecchia, gli occhi acquosi e la pelle tutta grinze. Le chiesi di portarmi ancora da bere, ma lei mi fissò e mi disse:
“No, bello mio, stasera voglio averti! Voglio scoparti che ti uscirà fuori il cervello....!”
“Oh, sei convinta dei tuoi mezzi...!??”
“Certo. Seguimi!” e mi prese per mano e mi trascinò verso la porta.
“Ehi ma sono appena arrivato!” protestai, ma lei mi mise in mano 50 euro e mi disse di non fare tante storie. Era metà di quanto avrei guadagnato stando alla pompa di benzina, ma lo avrei fatto al caldo e scopando. Non era una scambio da buttare. Ci pensai su un attimo e poi seguii Franca in auto.
La supertardona viveva in un appartamento in centro niente male. Il palazzo era vecchio, le scale piccole ma dentro era un bel posto con varie stanze e una sala molto ampia. “Ma scusa, tu cosa fai per vivere?”
“Oh, io? Nulla sono pensionata...”
“Beh, allora dovevi fare un bel lavoro per permetterti un posto come questo...”
“Non io direttamente: mio marito, è stato per 35 anni dirigente di un importante consorzio legato alla Provincia, quando è andato in pensione aveva maturato una cifra molto consistente..”
“E lui dove è adesso?”
“Morto. Non dispiacertene...è morto in un bordello in Indonesia, stava scopando con una bambina....quello sporcaccione, figlio di troia...ma meglio così ero ancora sua moglie e mi è toccata la sua pensione. Più ci aggiungi la mia...”
“Figli?”
“Due. Luisa che vive in Francia. Giacomo che abita a T. gli passo un mensile perché è un uomo che non sa fare niente nella vita...ma per il resto tutti i soldi che mi arrivano dalle pensioni me li godo: vestiti, spumante, uomini – e mi mise una mano sul pacco facendomi l'occhiolino divertita, aveva dell'ombretto verde sulle palpebre e prima si era ripassata il trucco appena rientrata- ...mi occupo un poco della casa, ma del resto non mi frega molto...per dire Luisa anni fa mi ha fatto comprare una Mercedes: l'ho usata forse 5 volte in tutto, quelle robe lì non fanno per me...a me piace il cazzo......spogliati morettino e andiamo in camera....”
La camera era molto bella, luci soffuse, un grande armadio che copriva un'intera parete e un letto molto ampio con lenzuola di seta nere e bianche. La supertardona mise della musica e mi disse ancora di spogliarmi. Lo feci e lei si attaccò alle mie spalle, stingendomi a sé.
“Ho anche dei giochi...” fece ammiccante.
Prese una piccola valigetta a forma di cuore e l'aprì. Dentro c'erano un paio di vibratori, un frustino giocattolo, un ring per cazzo, delle manette.
“E queste? Vuoi che te le metta e ti sculacci? Porcellona?”
“Oh...no....lascia fare a me piuttosto...” mi spinse sul letto. Ero nudo a parte le mutande. Anche lei si spogliò e si mosse di fronte a me. Si strusciò al mio corpo. Mi toccò il petto e mi baciò i capezzoli, dolcemente. Chiusi gli occhi e la lasciai fare. Prese a baciarmi il petto con pazienza ed esperienza, dolce, femminile, troia.
Mi toccava intanto le cosce. L'interno, passando prima il dorso della mano poi nel senso opposto, stringendo delicatamente. Continuava a baciare il mio petto e poi poggiò il suo seno da matrona vecchio stile sul mio sesso. Giocava con le sue tette sul mio cazzo che si stava drizzando, mi toccava le cosce con fare esperto e sensuale, mi baciava il petto. Mi eccitai e desiderai averla. Quel gioco di tette cascanti e profumate da vecchia baldracca in calore mi avevano reso l'uccello di ferro. Lei iniziò a strusciarsi con il corpo sul mio, mollando le gambe e toccandomi le braccia. Le massaggiava dolcemente mentre mi tintillava le tette sul corpo. Unì le mie braccia contro qualcosa alla testa del letto. La lasciavo fare perché la cosa mi eccitava. Prese le manette e alla fine mi legò le mani dietro in modo tale che ero bloccato al letto. Diamine se questa vecchia ci sapeva fare!
“Sei mio morettino..adesso rilassati ti farò godere, non temere...”
e infatti mi tolse le mutande e vide il mio cazzo già ritto. Con foga vi si gettò sopra e come ingoiando un cono gelato fece sparire la mia verga nella sua bocca. Puf! Ingoiato tutto! La Supertardona! Che donna! Prese a farmi un pompino meraviglioso. Leccava ed ingoiava alternando il gesto. Teneva l'asta con una mano sola e succhiava. Era bravissima. Presto sentii dei brividi di piacere attorno al mio collo e il pene mi mandava imput di goduria. La supertardona prese poi ad occuparsi delle mie palle, le toccava piano, leggera, leggiadra e poi le baciava. Le ingoiava una per volta, le succhiava, cazzo che bel pompino!
Quando il mio affare raggiunse una durezza notevole ci salì sopra. Il suo gesto per inforcare il cazzo non fu elegante, non aveva troppa forza e scivolò un paio di volte e le ci vollero un paio di tentativi, ma dopo sentii la sua figa calda e bagnata che mi aspettava.
Iniziai a stantuffare, spingendo con le reni e piazzandole il cazzo ben dentro. Lei prese a mugolare impazzita di piacere. La sua figa era proprio aperta e larga, ma calda, eccitante. E poi sapeva ben contraerla e giocarci come una che di cazzi ne aveva visti!
Lei sopra io sotto. Spingevo e ficcavo lei maiala esperta godeva con il cazzo impalato dentro. Mi sbatte poi le sue tette rugose, cadenti, sbalzate in faccia. Io non volevo succhiarle, ma quando iniziai a farlo, controvoglia, obbligato dalla situazione, sentii subito la sua figa rispondere alla mia lingua sulle ciocce cadenti. La figa divenne ancora più calda, il suo modo di contrarla e avvolgere il cazzo sempre più deciso, forte.
Ah, godevo.
Spingevo con forza il mio cazzo dentro la figa bagnata della supertardona e quella gemeva per il piacere. Si attaccò alla parte superiore del letto, quella a cui ero legato con le manette da sexyshop.
Lei sobbalzava, io spingevo da sotto e leccavo le sue mammelle vecchie da troia. Da supertardona.
Cazzo dentro e fuori.
Spingere.
La sua figa calda che si contraeva con decisione, passione, lussuria. Presi a spingere con quanta più forza avevo martellando quella figa di vecchia. Lei sobbalzava arrapata, io ero legato al letto ma ci davo dentro. Cazzo, figa dentro fuori. Dentro fuori mentre lei gridava: morettinooooooooooooooooooooooooomorettinoooooooooooooooooooooooooooooo
e godeva come una pazza.
Venni sborrandole dentro.

Cap. 3

Dopo la scopata, la Supertardona mi tolse le manette, ma mi pregò di dormire con lei. Ero stanco e tutto sommato il letto era assai grande e comodo. Rimasi.
*
Il mattino dopo mi svegliò l'odore del caffè tostato. Aprii gli occhi e ricordai Franca, la supertardona che mi ero fatto la notte prima. Proprio in quel mentre entrò con un vassoio.
“Buongiorno morettino...ti ho preparato la colazione..”
“Grazie, gentilissima...” si avvicinò al letto e la guardai bene con la luce naturale. Era vecchia, il volto era un emisfero di rughe, le labbra cadevano a terra e gli occhi erano rassegnati, ma brillavano ancora in qualche modo. Che ci facevo lì con lei? Dovevo andarmene. Ma i cornetti erano buoni e pure il caffè, così mi ingozzai e le chiesi di fare una doccia. Lei mi dette accappatoio e sapone e mi condusse in bagno. Era un bel bagno ampio, vasca, doccia, ecc. la supertardona se la passava bene.
Mi docciai e tornai di là. “Ora devo andare...” dissi afferrando la camicia.
“.....dove vai...solo un attimo, bambinone...” e mi fece per togliere la camicia. Feci forza e mi abbottonai. Lei allora mi mise una mano sul pacco nudo. Mi prese il cazzo fra le mani e mi toccò il buco del culo.
“Devo andare!” dissi perentorio, ma lei si era già inginocchiata davanti a me e aveva preso in bocca il mio sesso.
“Smettila, devo andare!”
ma già la sua bocca calda mi leccava la cappella, la baciava e succhiava e poi tenendomi un dito nel solco del culo, affondò la bocca sul mio cazzo e ingoiò.
Ci spostammo sul letto e la supertardona prese a farmi un bocchino energico e sapiente. Lavorava bene di bocca, prima leccandomi la cappella, poi ingoiando fino in gola.
Mi solleticava le palle e una mano mi tintillava il buco del culo.
Mi arrapai di brutto e lei prese a succhiarmelo bella dritta. Ci sapeva fare la vecchia baldracca!!
si mangiava il mio cazzo in un sol boccone e mi teneva per le palle.
Arrapato mi godetti il pompino fino a schizzarle in bocca il mio sperma caldo, abbondante.
Lei da troione risucchiò tutto e ingollò lo sperma caldo.
Mi dette poi un bacio.
Mi rivestii in fretta e chiamai un taxi. “...mica ai da prestarmi qualcosa...” feci e lei mi allungò un 20 euro in cambio di un bacio sulla bocca. La baciai e presi i soldi. Eravamo in cucina. Notai dei regali e delle ceste piene di prosciutti e spumanti e panettoni. “Il Natale è passato da mo', che te ne fai di questa roba?” chiesi.
“Niente, regali, perché non ne prendi qualcuno tu?”
“Sì?”
“Certo!” ne afferrai un paio e mi precipitai in strada. Il taxi mi aspettava già. Salutai la supertardona che guardava dalla finestra e caricando le ceste e gli spumanti detti l'indirizzo di casa dei miei al taxista.

*
Una volta a casa regalai a mio padre prosciutti e sottolii, a mia madre i panettoni(ci ricavava sempre dei dolci) e contattai Lag il mio amico cinese che aveva un ristorante e gli vendetti le bottiglie di spumante. Ci rimediai un foglio da 50 euro e comprai un regalino a mia figlia.
*
Tornai al dancing più volte. Ero diventato di casa oramai, pagavo solo l'ingresso, poi ci pensavano le mie Signore a pagarmi bevute. Ero il loro cocco. Il loro stallone. Mi piaceva quel ruolo. Mi passavano qualche soldo per i balli con loro, i baci, farmi toccare il pacco.
Mi licenziai dal lavoro alla pompa E., non mi serviva più quei pochi spicci. Facevo la vita da nababbo. A pranzo ero sempre dalla mia supertardona, a casa sua. Mi faceva sempre ottimi piatti, era brava a cucinare. E dopo il caffè con la panna mi faceva sempre una bella pompa, con lei inginocchiata sul tappeto della cucina, io seduto sulla sedia del pranzo, le tenevo la testa sul mio cazzo, lei lo ingoiava tutto, succhiandoselo come una vera baldracca. Le venivo in bocca e lei ingoiava tutto, poi beveva del caffè, si accendeva una sigaretta e voleva che la baciassi in bocca. Io satollo, appagato dal gran pompino della supertardona, le prendevo la faccia fra le mani e la baciavo sulla bocca. Sapeva di vecchio, di sigaretta, di sesso, di donna e di cazzo. Lei mi allungava allora qualche spiccio e mi diceva di tornare anche il giorno dopo. Come deluderla?
Il mio giro di signore era formato da Sandra, Meri e Irene, oltre a Franca, la mia supertardona.
Se mi volevano a casa dovevano pagarmi in prodotti. Erano tutte donne piuttosto agiate, divorziate e indipendenti.
Sandra ad esempio era pensionata, ma suo fratello era un grossista di pesce. Quando mi chiamò a casa sua mi promise che avrei potuto prendere tutto il pesce congelato che volevo. Mi presentai col furgoncino di Lag. In effetti nelle cantine Sandra aveva 4 frigoriferi pieni di pesce in scatola. “Prendi quello che vuoi...a me non serva...” mi disse. Indossava una gonna ampia e una camicetta di lino senza maniche, i suoi due prosciutti come braccia erano liberi e sotto le ascelle aveva anche della peluria folta. La camicetta azzurra di Armani era stretta e mal conteneva le sue enormi tette. Il volto era massiccio e grasso, due gote rosa da bambina la rendevano piuttosto giovanile di aspetto anche se aveva 55 anni. Penando a tutto quel pesce mi venne duro e lo tirai fuori lì fra i frigoriferi. “..che fai?! Qui?!” “Sì, Sandra, ti voglio! Cala quella gonna e voltati. Lei arrossì, ma calò la gonna rapida. Le afferrai le mutande grosse e le buttai giù di scatto. Lei sussultò. Le infialai la lingua in bocca e la baciai. Poi infilai un dito nella sua figa, ampia, calda e già bagnata. Lei si ritrasse, ma io la baciai più forte e infilai il dito più a fondo. Il suo petto sussultava, con la mano libera le presi una tetta. Era grossa, gonfia, da balia. Continuai a infilarle il dito nella figa e a baciarla con foga. Quindi di scatto, senta toglierle il dito dalla passera calda, la voltai di scatto e la spinsi contro un frigorifero basso. Le sbattei il mio cazzo duro sul culo e lei disse:
“Sìììììììììì............prendimi..........scopami ragazzo!!sììììììììììììì”
Non mi feci pregare spinsi la cappella verso il culo mentre con il dito la toccavo sotto.
“noooo....il culonoooo...noooo”
“Zitta e prendi. “ le sputai nel culo e mi leccai la cappella per infilarla dentro. Intanto segavo sotto Sandra che godeva come una troia in calore.
Spinsi il cazzo nel culo e si aprì subito! Cazzo era spanata dietro come una troia.
“Ehi! Ma hai un culo come un trans! Aperto di brutto!
Lei mandò in grido di piacere. Continuavo a toccarla sotto. Mugolava come una puttana e diceva sìììììì sììììììììììì sìììììììììììììì
“Allora chi ti ha rotto il culo così?”
“E' stato Abel. Un nero con la quale me la intendevo....ah........sììììììììììììììììì”
“Abel? Un bel minchione nero?”
“Sììììììììì..aha....Abel era mezzo ebreo e mezzo kenyano....ah...sììììììììììììì...coooooooosììììììììììììì” fece mentre presi a scoparla nel culo e a toccarla ancora sotto.
“...ah.....sì, Abel aveva un gran cazzo e amava sbattermelo nel culo!”
“Lo vedo, maialina....lo vedo...” e spingevo il mio cazzo dentro e fuori, mentre con dito la facevo venire a pioggia. Veniva come una troia mentre la toccavo sotto e la scopavo in culo.
Sandra gridava di goduria. Diceva di non fermarmi. La scopai di brutto. Sbattendola sul freddo del congelatore. Le sparai il mio cazzo nel culo e la toccai sotto.
Venne e urlò il nome di Abel
ABELLLLLLLLLLLLLLLLLLLOHHHHHHHHHHHHHSìììììììììììììììììììCOME ABELLLLLLLLLLLLLLLL COME ABELLLLLLLLLLLLLLLLLLSììììììììììììììììììììììììììOHHHHHHHHHHHHHH fece mentre la riempivo di sperma nel culo.
Dopo ci ripulimmo e iniziai a caricare il pesce nel furgone di Lag.
Il mio amico cinese non fece una piega quando vide tutte quelle scatole di una nota marca. Le contò le fece scaricare da inservienti e mi dette 10 euro per ogni pezzo. Sicuramente almeno la metà valevano 3 o 4 volte tanto, ma le scatole di Sandra erano tante e mi feci un bel gruzzolo di soldi.

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