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LA SACERDOTESSA TRANSEX - CAPITOLO 2


di Strapps
03.11.2023    |    173    |    0 6.0
"Leccavo e adoravo le palle della Sacerdotessa mentre lei me lo strisciava sulla faccia..."
Ciucciai quel cazzone che mi aveva dato tanto piacere con avidità, leccando, passando la lingua sulla cappella alla ricerca di tracce di sborra calda che mi aveva prima riversato nel culo. Succhiavo e baciavo. Poi la Sacerdotessa mi tolse quel giocattolo di carne ed io allungai le mani per riprenderlo. “Ahhh….fermoooo...lo riavrai...sei già pazzo del mio cazzo?” “E chi non lo è qui?” disse uno. Tutti risero e anche la Sacerdotessa lo fece, prima di alzare una mano e far cessare ogni risata. Tornò il silenzio. Lei mi fissò. “Allora cosa dici?” “..io...emmm….ha ragione Sacerdotessa, sono schiavo del suo cazzo...lo voglio...” “Qui la tua volontà non conta. Sono io che decido. E decido io quando potrai averlo di nuovo...adesso vai a pulirti e Voi preparata il letto per gli olii e i massaggi. Avanti!” Due boys fecero indossare un accappatoio bianco alla Sacerdotessa e poi io fui fatto alzare da un boy e condotto in un bagno. Mi tremavano le gambe, mi sentivo il culo aperto, ma anche il fremito del profondo piacere provato. In bocca avevo il sapore del cazzone della Sacerdotessa: morbido, dolce, profumato di sborra e di sesso. Il boy mi teneva in piedi e mi mise nella doccia. Era un tipo bianco magro, alto quanto me, con occhi a mandorla marroni e capelli lunghi raccolti dietro di colore nero. Mi disse di pulirmi le gambe. Guardai, lungo la parte interna colava della sborra bianca, quella che la Sacerdotessa aveva buttato nel mio culo nella venuta. Raccolsi quel seme con le dita e il boy mi guardò sorridendo. “Butta giù, è il sacro nettare della Sacerdotessa, noi ne siamo golosi...” disse. Leccai le mie dita. La sborra era dolce e salata assieme. Il boy raccolse altro seme dalla mie gambe con le sue dita e poi me lo mise in bocca. Leccai e baciai. Poi lui mi prese la testa e mi baciò in bocca, la sua lingua non cercava la mia, ma la sborra e la raccolse e poi la ingoiò. Si staccò da me e fece: BENVENUTO e poi aprì il getto di acqua calda.
Dopo che ebbi fatto la doccia, il Boy, che si chiamava Waa mi fece indossare delle mutandine di lattex rosa aperte dietro. Mi dette della pomata per il culo che sentivo come strappato. Waa disse che ero un poco rotto, era normale date le dimensioni del cazzo della Sacerdotessa, ma tutto sommato era ok, in un paio di settimane sarei stato di nuovo pronto. “...così tanto?” chiesi ridendo. “Sei già una troia!!! ti capisco...ci sono passato anche io...ho dovuto aspettare un mese...ma poi è stato favoloso...la Sacerdotessa mi ha portato una notte, quando ero di nuovo pronto, con lei in camera da soli e mi ha scopato alla grande!” andammo nella sala grande dove la Sacerdotessa era distesa sul un letto, nuda mentre i vari boys si alternavano a ricoprirla di olio e massaggiare ogni parte della sua persona: il collo, le braccia, le spalle, il fondoschiena, il culo, le grosse gambe. Lei era con la testa dentro un cuscino morbido mentre le mani bianche dei boys lavoravano su di lei. Waa mi condusse davanti a lei. “Scusi Sacerdotessa...” fece Waa
Lei alzò la testa. “Ah, il nuovo adepto. Bene. Avevo ragione io, come al solito. Vero?”
“Sìììì” risposero in coro tutti.
“Ok, fermi!” e le mani massaggianti si fermarono. La Sacerdotessa si alzò dal letto. Il suo corpo era tutto ricoperto di olio profumato e luccicava. Luccicavano le tette grosse, le braccia e la pancia gonfia era bella tesa e brillava. Notai meglio il grosso ombelico nero: era una sorta di tappo sporgente rotondo e lucido. Volevo toccarlo, ma non osai farlo. Mi mise una mano sulla spalla e mi spinse giù. Mi inginocchiai ai suoi piedi. I miei occhi erano proprio all'altezza del suo grosso cazzo a riposo, bello, depilato, grosso, brillava di olio anche quello. Fece un segno con le dita e qualcuno le passo un collarino. Lei me lo mise al collo e lo strinse. “Adesso sei un vero nuovo adepto del culto della Sacerdotessa!!” e battè le mani e anche i boys lo fecero. Sul collarino c'era una targhetta rosa con la scritta I M YOUR SLUT SACERDOTESSA.
“Waa ti dirà cosa dovrai fare e il resto. Ci rivedremo presto..” e mi prese la testa con le sue grosse mani, le unghie lunghe e laccate. La fissai. La sua faccia massiccia, le labbra grosse e irregolari. Gli occhi neri. Era bellissima e mi sentivo suo. Di sua proprietà proprio. “Adesso sei MIO!” mi sputò in faccia e mi disse di andare. Waa mi fece alzare e mi accompagnò via. “Voi due invece stasera passerete momenti di felicità con me...venite...” disse a due boys, li prese per i collari simili al mio e li strattonò via con sé. Desiderai di essere uno di loro.

Waa mi condusse in una stanza più piccola dove c'erano i miei vestiti puliti e stirati. Mi disse di rivestirmi e poi mi passò delle carte da firmare. “Cosa sono?” “Firma e basta se vuoi tornare qui...e ti consiglio di farlo...non preoccuparti, la tua vita sta per cambiare, domani Peter ti contatterà per i dettagli del lavoro, casa, ecc. firma” iniziai a non capire a dubitare. Feci delle domande a Waa ma lui non rispose. Prese una busta trasparente, dentro un grosso fallo nero con un grosso scroto, mi pareva quello della Sacerdotessa, ebbi un tuffo al cuore e un brivido al culo, feci per agguantarlo, ma Waa lo tirò via. “Questo è un regalo, il calco del cazzo della Sacerdotessa in lattice, tutto per te...per adorarlo e se vuoi...per fare delle prove...ah ah..questa USB invece contiene le immagini della serata, ne abbiamo una anche noi, ovviamente. Firma e vai in albergo. Ora!” e sorrise. Mi mostrò il fallo nero nella busta e io provai eccitazione, firmai alcuni fogli, Waa volle anche 250 dollari per la serata ed io fui felice di darglieli, prendere la busta. “Puoi comprare anche altro se vuoi.” “Della Sacerdotessa?” chiesi eccitato.
“Sì, abbiamo boccette col suo profumo, boccette di urina, asciugamani impregnati del suo sudore e sapore...e..” Comprai di tutto. Il culto della Sacerdotessa era totale in quel posto, era possibile acquistare oggetti, makeup, foto, video, unghie, sperma e urina. Waa mi mostrò un locale adibito a raccogliere parti liquide o solide oppure oggetti della Sacerdotessa.

In albergo rimasi tutta la notte a toccare il calco del cazzone della Sacerdotessa e riguardare il video della serata dove prima venivo stuprato dalla Sacerdotessa e poi venivo scopato da lei. Aprii ogni boccetta che avevo comprato, mi ricoprii del suo profumo e tenevo in mano un asciugamani col suo sudore. Mi eccitava da morire, toccavo il cazzo finto e baciavo lo scroto che sembrava vero e desideravo ardentemente di rivedere presto la Sacerdotessa.

Il giorno dopo Peter mi contattò e mi disse di presentarmi alle dieci nel suo ufficio. Quando gli fui davanti non lo riconobbi affatto, tutto vestito elegante con scarpe lucidissime e volto concentrato. Parlò a raffica spiegandomi cento cose in pochi minuti perché aveva una riunione importantissima con la sede di Washington. Provai a capirci qualcosa con delle domande, ma Peter era sbrigativo. In pratica rinunciavo alla mia vita per entrare a far parte della Setta della Sacerdotessa, mi sarei trasferito a Miami, avrei lavorato in una società di Peter, ma i miei soldi sarebbero andati tutti alla Sacerdotessa e al suo culto. Io non avevo necessità di niente, mi sarebbe stato fornito un appartamento, un'auto e alle mie necessità di cibo, vestiti e altro avrebbero pensato loro. Io dovevo in pratica lavorare ed essere a disposizione della Sacerdotessa. Cercai di rendermi conto della cosa. Ero perplesso, ma Peter mi fece firmare dei fogli e poi mi cacciò via.

Il mio appartamento era proprio minuscolo, con un bagno, una piccola cucina, arredato e riempito di tutto. Il lavoro era in un magazzino di ricambi auto, io ero laureato e facevo un lavoro di ricerca potevo puntare ad altro di meglio, ma il lavoro non importava. La sera ero ricevuto nel DuggeDom della Sacerdotessa e questo era quello che volevo. Fui richiamato il secondo giorno dopo il lavoro nuovo dalla Sacerdotessa in persona al telefono e dopo pochi minuti ero da lei.
Mi ricevette in una stanza tonda piena di giochi, attrezzi, strap-on, fruste, corde, manette, molta pelle nera e rossa. Lei era in maschera, gialla e viola, si vedeva solo la bocca fatta di quelle labbra grosse e irregolari, pitturate di rosso. Indossava un completo sadomaso nero borchiato. Gli occhi neri e profondi, i capelli erano biondi e lunghi fino al culo. Portava un vestito strappato viola e giallo, la pancia gonfia sporgente, le lunghe gambe e degli stivali neri.
Mi inginocchiai davanti a lei.
“Felice di rivederla Sacerdotessa. Ho fatto tutto quello che mi è stato richiesto.”
“Bene. E per questo sarai ricompensato...” venne da me e mi mise una mano sulla testa. Una mano grossa, con anelli e lunghe unghie colorate. Mi faceva impazzire ed ero eccitato. Mi mise un dito in bocca e presi a succhiarlo e spompinarlo tutto voglioso. Lei era sopra di me e mi sovrastava. Leccavo il suo dito e le toccavo le gambe grosse e massicce. “Apri la bocca troia!” e iniziò a sputarci dentro. Lunghi fili di saliva scendevano dalle sue labbra irregolari e gonfie e mi riempirono la bocca. Quindi sempre tenendomi una mano sulla testa mi spinse il suo grosso scroto sulla faccia e mi ordinò di baciarlo. Mi buttai vorace su quelle palle nere, grosse, depilate, un sacco che cadeva di vari centimentri sotto quel cazzone a riposo. Leccai e baciai, succhiai ed ingoiai quello scroto così bello e potente. La Sacerdotessa apprezzava la mia bocca sulle sue palle, la mia lingua che leccava, io che succhiavo, mi teneva una mano grossa sulla testa e si godeva il servizietto dicendomi che ero una troia e un suo adepto e dovevo mangiarle le palle. Mi piaceva essere trattato in quel modo, sentivo la sua predominanza, la sua forza. Ero in ginocchio fra le sue grosse gambe ad adorare le sue palle leccandole e baciandole. Mi ripeteva che Lei era la mia Sacerdotessa ed io un suo servo. La cosa mi eccitava e continuavo a leccare sempre più goloso. Le sue palle erano veramente grosse e piene. Quindi mi fermò. Mi prese la testa e la mise sotto il suo cazzone ancora non duro. Strusciò ll suo affare contro la mia gota e il naso e la fronte: “LO vuoi vero puttanella bianca? Vero lo vuoi in bocca? Il tuo culo non è ancora pronto, ma la tua bocca sì, vero?”
Sentivo quel pezzo di carne indurirsi mentre scivolava sulla mia faccia, ero suo e volevo quel cazzone nero. “...sì Sacerdotessa, LO VOGLIO...sì...sììì...me lo ficchi in gola!”
“Oh così parla un vero servo della Sacerdotessa...bene...eccolo!” e mi ficcò la cappella in bocca. Presi a baciarla e succhiarla con foga. “Fai piano! È tutto tuo stasera, ma succhia bene!” e lo tirò fuori. Mi mollò un paio di schiaffi che mi fecero venire le lacrime agli occhi: “Apri bocca!” e mi sputò più volte dentro, quindi mi rificcò il cazzone nero in bocca e ripresi a leccarle la cappella con più lentezza. L'odore di quel cazzone nero era buonissimo, la mia lingua correva sopra e sotto la sua cappella e poi lentamente allungavo la bocca sul suo cazzo. Lei era sopra di me, con quella pancia e l'ombelico rotondo e in fuori, mi arreggevo alle sue grosse gambe mentre il suo corpo si godeva il mio servizietto di lingua e bocca. Dalla sua maschera che le copriva il volto spuntavano solo le grosse labbra difformi, colorate di rosso e i suoi occhi. Fumava da un vaporizzatore e sbuffava erba da esso mentre con una mano mi teneva la testa. Provavo a spingere la mia bocca, ma quel cazzo era veramente grosso e lungo e non ci riuscivo. “Ferma troia! Piano così…- e mi spinse lei giù con la testa sul suo cazzone, ma mi vennero le lacrime agli occhi e me lo sentivo in gola – noooo….no….no. Così non va.. apri bocca!” mollai il suo cazzo e mi mise con la bocca aperta in attesa della sua saliva. Lei mi rifilò uno schiaffetto e poi un altro, quindi fece una lunga tirata mentre mi guardava da dietro la maschera. Alla fine sputò più volte nella mia bocca aperta. “Grazie” dissi ingoiando tutto. “Brava troietta...ora riprendi...così...dai...apri….avanti….succhia bene...avanti...ingoia...così….noo...no...non uscire….vieni qua!” mi prese la testa e la faccia con le sue mani impedendomi di mollare il suo cazzo. Pensai di soffocare, ma lei fu abile a tenermi fermo e far adagiare bene il suo cazzo dentro la mia bocca fino in gola. “Fermo! Così, fermo,,,respira...respira così...apri….ben….apri…..così...respira...” piangevo ma volevo farle un pompino lo desideravo, fremevo, godevo per come mi trattava, come una troia. Volevo quel cazzo. Me lo ficcò un po' in gola e quindi lo tolse. Mi indicò le palle e mi gettai a leccarle mentre lei si sedeva a fumare la sua erba. Leccai ed ingoiai le sue palle e le adorai. “Forse sei meglio come leccatrice di palle che come pompinara….” “...no, Sacerdotessa voglio imparare a succhiarle il cazzo come piace a lei, Signora...” “Bene, così si parla, farai pratica, ma ora torna a leccarmi le palle, puttanella!”
“Grazie Signora!” e mi misi a leccare, ingoiare, baciare, succhiare quelle palle grosse, la pelle tesa e lucida. Lei apprezzava e ogni tanto mi sbatteva il suo cazzo sulla faccia. Mi piaceva sentire la possenza di quel cazzone nero su di me. Leccavo e adoravo le palle della Sacerdotessa mentre lei me lo strisciava sulla faccia. Mi ordinava di guardarla in faccia. Dietro la maschera i suoi occhi mi fissavano e mi possedevano. Volevo essere suo. Sarei stato suo per sempre. La bocca con le labbra rosse ed irregolari si muovevano eccitate dal mio succhiare. Ogni tanto mi sputava in bocca o mi dava piccoli schiaffi. Quindi prese a toccarsi mentre io le leccavo le palle. La suo grossa mano con un unghia lunghe e gli anelli si toccava il cazzo usando la mia faccia come appoggio. Io la guardavo, fissavo la sua maschera, le sue labbra i suoi occhi. Le tette grosse che spuntavano da lacci neri e borchiati. La pelle tesa del ventre col grosso ombelico gonfio. Si masturbava sulla mia faccia mentre io leccavo il grosso scroto. Sborrò sulla mia faccia eccitata. Bloccandomi sotto di lei mentre mi veniva copiosa sulla bocca, sugli occhi. Quando ebbe finito di godere mi prese la faccia piena di sborra e mi ficcò il suo uccello in bocca da pulire.
Ero suo.
Ero della Sacerdotessa.
Sopra di me godeva della mia bocca e mi possedeva.
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