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LA SACERDOTESSA TRANSEX


di Strapps
09.10.2023    |    237    |    0 6.0
"Sentivo onde di piacere che calmavano il dolore..."


Ero a Miami per lavoro e avevo accettato di uscire con dei tipi conosciuti in albergo: due donne e due uomini che provenivano da posti diversi. Mi portarono in un locale e solo quando ci sedemmo a bere qualcosa mi accorsi che era un gay club e infatti le due coppie si rivelarono essere lesbiche e gay e avevano pensato che anche io lo fossi.
“No, avete capito male...io...cioè nessun problema, ma ecco non…
“Ehi no problema, fratello, il drink è pagato, noi andiamo a divertirci, domani ripartiamo tutti è la nostra ultima sera qui, perciò fa come vuoi...e scusaci..” e poi si alzarono, mi salutarono e mi lasciarono assieme a 3 ragazzi bianchi che si erano seduti al loro posto. “Ciao” feci e pensai di bere in fretta e uscire da lì. Ma i 3 ragazzi iniziarono a fare delle domande, io risposi svogliato, ma quelli continuarono, da dove venivo, cosa facevo, ero da solo, ecc.io chiarii loro che ero etero e che me ne stavo andando. “Ehi, mica ti mangiamo...non ci importa cosa fai a letto, siamo solo curiosi...possiamo offrirne un altro?” erano tutti biondi e molto magri, indossavano jeans stretti e snikers, camice chiare, parevano a posto. Ma preferivo andare. “E dai...solo un brindisi con noi...avanti...etero...” “Cioè, io...” ma avevano già chiamato un cameriere, gli allungarono un centone e quello tornò poco dopo, mi mise in mano un bicchiere di gin e servì gli altri 3. “Ok, brindiamo all'amore. Etere. Gay. Lesbo. Che importa?” fece uno e brindammo.

Mi risvegliai sopra un lettino morbido, un cuscino pulito e profumato, provai ad alzare la testa, ma non fu facile. Ero legato! Le mie braccia erano fissate lungo delle sbarre di ferro con dei lacci di pelle ai polsi. Provai a strattonare, ma erano ben strette. Provai ad urlare, ma non potevo: in bocca avevo qualcosa, una pallina dura legata alla mia bocca. Anche le gambe erano legate, potevo muoverle un poco, meglio delle mani, ma erano fissate a qualcosa di caldo. I piedi non toccavano terra, ma il lettino pareva come arrivarmi al bacino.Cazzo stava succedendo????!!! mi accorsi di essere nudo, anche il culo lo era e mi sembrava di sentire qualcosa sul mio ano, del gel, della crema, non avevo idea. Mi pareva che il mio culo fosse stata persino depilato nel solco, non lo sapevo, ma era un'impressione piuttosto realistica. Ero nel panico, impaurito. La situazione era assurda e mi metteva nel panico.Tremavo, mugugnai qualcosa, la saliva mi colava fuori. Non potevo sollevare molto la testa, ma vidi una grande stanza bianca, tre uomini in fila in ginocchio a sinistra e altrettanti a destra. Portavano dei cappucci bianchi in testa e poi erano nudi. Provai a chiamarli, ma non potevo, mi scossi tutto, sforzai i polsi, ma erano bloccati. Tremavo. Piangevo. I sei uomini non mi guardavano.
Avevo una paura fottuta.
Cazzo volevano quei pazzi.
La stanza era tutta bianca, illuminata da candele lunghe ai lati. Era difficile guardare, ma mi sforzavo di alzare la nuca e la testa e guardare, i muscoli del collo mi facevano impazzire dal dolore. Da qualche parte proveniva una sorta di musica dalle note cupe e basse, più che musica era un coro ritmato che ripeteva delle parole a me estranee, ma che incutevano paura e ansia. Gli uomini non parlavano, non si muovevano. Passarono lunghi minuti. Poi da dietro sentii aprire una porta e dei tacchi pesanti avvicinarsi a me. Silenzio. Sentivo un profumo intenso di carne e di fiori, sudore e sesso. Tremai, mi agitai.
Silenzio.
Poi una mano pensante, con unghie lunghe mi prese il culo.
“Ecco un nuovo adepto al culto della SACERDOTESSA! Vedo che è stato preparato a dovere. Bene!” l'altra mano si abbattè sul mio culo con forza. Mi dimenai, piangevo di paura. Le mani forti mi bloccarono. Le unghie mi ferirono pungendomi. Piangevo di dolore. “Dove credi di andare? Stasera riceverai il dono del MIO CAZZO e poi diventerai anche tu un adepto del culto della SACERDOTESSA!!!”
mi mossi tutto, mordevo la palla e piangevo.
“Adesso ti lascio parlare, ma non urlare!”
venne davanti a me e rimasi di stucco. Una transex alta, massiccia, due grosse spalle possenti, un petto grosso, piercing ai capezzoli, un torace gonfio, gambe possenti e in mezzo un cazzone nero enorme. Piangevo ma non potevo non ammirare quel mix di femminilità e cazzo fiammeggiante. Mi tolse la palla di bocca e mi prese la testa. Indossava una maschera nera che lasciava libero solo gli occhi. Occhi neri profondi. Aveva una grossa parrucca nera con un sacco di capelli massicci raccolti in trecce.
“Ehhhhhiiiii….noooonoooo….noooo….io….la pregooooo….nooo
“Sai dire solo no, puttanella? Dopo dirai sì. E come lo diraiii… Sììììììììì, lo voglio ancora, vero boys?” e si girò ai sei in ginocchio. “Sì, SACERDOTESSA!” urlarono in coro. Pazzi erano tutti pazzi. Tremavo di paura, ma non potevo non ammirare quel cazzone nero lungo, grosso che stava sotto la pancia gonfia della trnasex.
“Io non volglio...io
“Tu non conti un cazzo. Stasera ti scoperò con questo affare. Lo vedi?”
e mi sbattè il cazzone sulla faccia. Era enorme, lungo, caldo. Odorava di sesso e di donna. “Dicevo che stasera ti scoperò e poi sarai mio per sempre, come loro...” e indicò gli uomini. “...ma io non voglio...io non sono…
mi tirò uno schiaffo. Aveva mani grosse e unghie lunghe colorate.
“Ti ho già detto che tu non conti un cazzo...basta. Tanto non puoi impedirlo. E poi ti piacerà. Ti piacerà così tanto che mi implorerai di dartene ancora e ancora e ancora...”
“Ma io...non…
altro schiaffò. “Ok, devo rimetterti la palla o farai il bravo?” e mi sbatte il suo cazzo sulla faccia. “...Signora...ma quel suo affare...è impossibile che entri...io...non...”
“Questa è la parte migliore….infatti...prima di violenterò, ti spaccherò il culo e solo dopo ti piacerà...vedrai...prima il dolore, poi il piacere, puttanella. Poi solo piacere, vero boys?” Quelli risposero sì in coro come addestrati. “Ok, abbiamo perso fin troppo tempo...ti rimetto la palla..è meglio...credimi...” “noooo….no...io...la pregoooo..” ma lei con quelle grosse mani mi rimise la palla in bocca e la fissò alla mia nuca con un elastico. Quindi tornò dietro di me a passi lenti. Tremavo di paura e piangevo a dirotto. Mi avrebbe fatto malissimo con quel coso. Me lo sbattè sul culo. Era lungo, gonfio, caldo, grosso. Era impossibile che entrasse nel mio culo. Ero senza speranze. Lei fece scorre il suo uccello sul mio solco. Sentii del gel freddo che finiva nel mio culo e lo riempiva. Sperai che lenisse il dolore. Poi sentii spingere qualcosa di gonfio, di grosso. Mi strinsi tutto tremando. “No puttana. Non così, apriti. Apriti. Lascia...rilassa….” mi tirò un paio di sculaccioni fortissimi sul culo. “Ascoltami essere inutile e tremante. Tanto ora mi prendo il tuo culo, in ogni modo. Quindi meglio che ti rilassi e pari quel fottuto culo bianco e lasciami lavorare. Voi venite qua!” e i boys si alzarono e vennero da noi. Lei ordinò di togliersi i capucci e mi ritrovai davanti degli uomini bianchi di età diverse, qualcuno con la barba, qualcuno dai tratti asiatici, ma gli altri erano tutti bianchi e biondi. Mi liberarono le mani, ma due da una parte e due dall'altra me le tenevano ferme sul lettino. Intanto la Sacerdotessa si faceva strada nel mio culo. Entrò piano, fermandosi più volte, aprii il culo come diceva e mi rilassai, ma quella cappella mi faceva male. Piangevo, i boys mi tenevano fermo e mi toccavano i capelli. Il cazzone piano piano entrò a metà. Urlavo mordendo la pallina e mi muovevo, ma i boys mi tenevano fermo e mi rassicuravano. “Avanti apri bene..ecco...così...bravo...avanti….ancora un poco….” il cazzone continuò a penetrarmi, la sacerdotessa mi teneva fermi i fianchi e spingeva. Dette un paio di colpi forti e fu tutta dentro. Sentii un dolore che mi spaccava in due il culo. Urlai e gridai provando ad alzarmi, ma era tutto inutile: ero bloccato da braccia e tenuto giù e non emettevo un suono dalla bocca se non quello dei denti che affondavano nella pallina di plastica. Piangevo e quelli mi tenevano fermo. Mi sembrò di perdere conoscenza mentre il cazzone iniziava a muoversi nel mio culo. Piangevo disperato e pensavo di morire dal dolore. Era enorme, grosso, caldo, gonfio e dentro di me. Si muoveva lenta facendo in modo che il suo uccello si accomodasse nel mio culo e mi penetrò. Lo sentivo grosso e duro e pensavo di non farcela. I boys mi rincuoravano, ripetevano che tutto il dolore sarebbe passato in fretta, mi tenevano ben fermo, ma senza cattiveria e mi toccavano la testa, e lei si prese il mio culo. La sacerdotessa mi scopò. Il suo cazzone prese a trapanarmi e il dolore era fortissimo, ma iniziai anche sentire altro. Piangevo e mordevo la pallina. La sacerdotessa mi teneva forte i fianchi, le sue unghie sulla mia pelle, il suo cazzo nel mio culo. Spingeva e mi scopava. Sentivo onde di piacere che calmavano il dolore. Quella si accomodò meglio dietro di me e me lo spinse bello dentro. I boys mi lasciarono un braccio. Le onde di piacere erano sempre di più e il dolore si allontanava. Erano come onde, ancora il dolore e il fastidio erano presenti, ma stano arrivando onde di piacere che spazzavano via il testo. Sentivo per la prima volta il mio culo aprirsi non perché mi sforzavo a farlo, ma perché ne traevo piacere. Sentivo la libidine salirmi e il cazzone scoparmi. Il dolore era sfumato, il piacere invece cresceva. Adesso sentivo quel pezzo di carne scoparmi come una troia e mi piaceva. Era bello grosso, caldo e mi fotteva alla grande. Non avevo mai provato ciò. Era bello. I boys mi mollarono anche l'altro braccio. Mi misi le mani sulla testa mentre la sacerdotessa mi scopava sempre più forte. Il dolere pareva solo un ricordo. C'era solo piacere con quel cazzone nero che mi scopava. Iniziai a godermi tutto quanto, i boys sopra di me si baciavano fra loro, la sacerdotessa mi fotteva e ora sentivo solo il suo cazzone che mi scopava e godevo come un pazzo, il cazzo mi si induriva e lei da dietro spingeva. Iniziai a dire sììììì...sììììì….sììììì….sììììì senza sosta. “Ti piace vero troia? Vero?” e giù sculaccioni fra i boys che mi baciavano e mi aprivano il culo per la loro sacerdotessa. Mi scopava alla grande e godevo come un pazzo. Ripetevo sììììì sììììs sìììì...sììììì…..sìììì mentre quella esplodeva nel mio culo con una sborrata enorme che mi riempiva. Poi uscì dal mio culo e venne davanti a me. Il suo cazzone era ancora bello duro, sulla cappella colava del seme caldo. “Allora, sarai un mio nuovo adepto?” e mi fissò con gli occhi neri e profondi. Non avevo mai goduto come prima. “Ohhhh...ssìì...sììì….sìììì “ “Adesso la troia dice solo sì...come avevo previsto...bene, allora puoi vedermi in faccia e poi leccarmi il cazzo e pulirlo!”
“Sì Sacerdotessa Sì!”
lei si tolse la maschera nera. Aveva una faccia gonfia e una bocca rifatta ma come scoppiata con labbra grosse ma irregolari. Aveva un piccolo naso con un puntino di diamante sul lato. “Sono un suo adepto, Sacerdotessa!” “Bene. Pulisci!” e mi sbattè il suo affare sulla bocca. Mi gettai sulla cappella e leccai e ripulii tutto felice e voglioso.
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