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L'Africa e le fantasie di mi moglie la fanno sentire più troia


di Amotuttodime
04.10.2021    |    29.267    |    4 9.0
"Il capotribù disse qualcosa alla interprete, che ci disse "Vuole sapere come mai siete qui..."
Mia moglie Elena ed io abbiamo entrambi 40 anni e siamo sposati da 14. Abbiamo un figlio di 7 anni e, nell'ultimo anno, proprio quando abbiamo deciso - un po' tardi - di dargli un fratellino o una sorellina, mia moglie è entrata in menopausa precoce, cosa che, a quanto ci hanno detto, capita al tre-quattro per cento delle donne di questa età. La cosa ha avuto un impatto anche sulla nostra vita sessuale: mentre prima eravamo piuttosto attivi - come può esserlo una coppia che lavora e che ha figli - con la menopausa la sua passione è calata. Talvolta le capita anche di non bagnarsi a sufficienza (effetto collaterale della menopausa): un lubrificante intimo risolve il problema, ma io sento che la sua libido, quando non si bagna spontaneamente, non è quella dei tempi migliori. Nei giorni in cui lei ha voglia, facciamo sesso in modo anche molto intenso, e devo piacevolmente ammettere che, dopo i 35 anni, Elena è diventata più disinibita: ha iniziato a depilarsi frequentemente la figa, e a letto mi concedeva cose che prima avvenivano molto raramente: pompino con ingoio, sborrata in faccia e sesso anale, che lei apprezza molto… anche se entrambi abbiamo una vera e propria passione per un intramontabile classico: fare l'amore nella posizione del missionario, con sborrata nella figa.

Questo è un effetto collaterale positivo della menopausa: non usiamo più il preservativo, e a me piace molto venirle dentro. Dopo averla baciata a lungo (siamo ancora innamorati, dopo tanti anni!), adoro uscire lentamente da lei con il cazzo ormai moscio e osservare da vicino la sua figa gocciolare. Per quanto riguarda le nostre fantasie sessuali… Beh, forse dovrei parlare delle mie fantasie sessuali, visto che lei è piuttosto tradizionalista: da qualche anno andiamo insieme nelle saune naturiste, prende il sole in topless e talvolta esce di casa con vestitini corti e aderenti piuttosto sexy, ma nulla di più. A me piace vedere mia moglie ammirata e desiderata dagli altri uomini… mi sarebbe piaciuto fare con lei uno scambio di coppia, o condividerla con un altro uomo; visto che è molto brava a rilassarsi e ad accogliermi nel sesso anale, sono sicuro che avrebbe potuto ricevere una doppia penetrazione come una pornostar… e mi sarebbe piaciuto anche solo guardarla con un altro, o con un'altra: lei era la protagonista di tutte le mie fantasie erotiche. Mi capita di immaginare lei intenta a fare sesso con un altro molto più spesso di quanto mi capitasse di immaginare me stesso con un'altra donna.

Ma, come dicevo, queste fantasie sono mie: lei mi ascolta, talvolta si eccita quando le dico di immaginare di essere posseduta da un altro uomo mentre facciamo l'amore con me... ma tutto finisce lì. Fisicamente siamo entrambi piuttosto giovanili, ma lei in modo particolare: forse perché porta una seconda o poco più di reggiseno (tette piccole e decisamente sode), nessuno le dà più di 33-34 anni. Elena è magra, ma non un palo: il suo sedere è deliziosamente perfetto, e talvolta indossa un tanga o un costume ridotto che ne evidenzia la meravigliosa forma.

L'anno scorso decidemmo di trascorrere le vacanze in Africa, con l'obiettivo di ammirare gli spettacolari paesaggi e la fantastica fauna locale da vicino, ma soprattutto per consolarci per aver scoperto di non potere avere più figli. Scegliemmo un tour operator che ci offriva dapprima qualche giorno al mare, a Zanzibar, poi un trasferimento nel centro del continente, per scoprire le foreste tropicali utilizzando una barca che avrebbe navigato lungo il fiume Congo, alla ricerca dell'Africa meno turistica, e infine altri tre giorni a Zanzibar. Per evitare di sottoporlo alla profilassi - e anche per essere più liberi - Elena ed io decidemmo di viaggiare da soli, senza nostro figlio. Il primo giorno di vacanza andammo alla spiaggia, e trascorremmo una piacevole giornata di sole e mare. La Tanzania è un paese a maggioranza islamica, per cui a Zanzibar non è consentito il topless, e mia moglie non voleva turbare gli abitanti del posto.

Il secondo giorno erano previsti forti venti, per cui ci limitammo ad andare nella piscina dell'hotel. Elena pensò che quel contesto era molto più isolato rispetto al mare, e quindi sarebbe stato impossibile incontrare un integralista religioso ipersensibile. Così mi accorsi che mia moglie aveva voluto farmi una piacevolissima sorpresa: aveva comprato e messo in valigia un costume da bagno decisamente sexy. La parte inferiore era un tanga con un triangolino minuscolo (se non si fosse depilata la figa, i peli ne sarebbero usciti), e il top era costituito da due altri triangolini quasi trasparenti e molto sottili, che non lasciavano quasi nulla all'immaginazione. Quel giorno dovetti stare molto spesso sdraiato a pancia in giù per nascondere che mia moglie, quasi nuda in mezzo ad altri uomini, mi causava frequenti erezioni… E che uomini: il bagnino della piscina era un gigantesco fusto dalla pelle color ebano, ma anche il personale maschile del bar era decisamente in buona forma.

La sera, tornati nella nostra camera d'albergo, le strappai quasi brutalmente il costume di dosso e le chiesi: "Ti è piaciuto provocare gli altri uomini, vero?". "No..." rispose, "io volevo solo abbronzarmi il più possibile". Le dissi: "Ho visto come gli altri uomini ti guardavano… e ho visto che ogni tanto anche tu ricambiavi il loro sguardo… sono sicuro che, se io non fossi stato lì avresti flirtato con qualcuno di loro". Lei rispose: "Ma cosa dici… con dei perfetti sconosciuti?!!". Proseguii:"Proprio per quello: nessuno avrebbe mai saputo niente. Un'avventura senza conseguenze… Sto pensando ad una situazione… Giochiamo a palla in piscina… Il bagnino di colore è nella tua squadra… quando vi tuffate per recuperare la palla, spesso i vostri corpi si toccano… la tua schiena sente i muscoli del suo petto… il tuo sedere nudo sente le sue possenti gambe… Senza farti notare, sott'acqua gli infili la mano nel costume e scopri che ha un cazzo notevole… già mezzo in erezione… Lo masturbi delicatamente…"

Poi mia moglie mi sorprese. Di solito ascoltava le mie fantasie erotiche (dove lei si comportava da troia), e molto raramente le proseguiva aggiungendo dei dettagli. Questa volta lo fece, e disse: "Poi lui mi infila un paio di dita nello slip… si accorge che sono bagnata, e non per l'acqua della piscina… Mi tremano quasi le gambe per l'eccitazione… Senti, mi sto bagnando davvero!". Le infilai un dito nella figa ed ebbi la conferma: mia moglie si stava bagnando immaginando di essere toccata da un altro uomo… doveva essere uno dei rari giorni fortunati in cui assecondava le mie fantasie....con convinzione! Elena proseguì:"E' enorme quel dito… me lo infila nella figa ed è grosso, quasi quanto il tuo cazzo… Dopo un breve contatto sento che sto già per venire, ma non voglio che succeda davanti a tutti e mi allontano…".

Io mi sdraiai sul letto, e senza bisogno di parole o di preliminari Elena si impalò sul mio cazzo. Le dissi: "Sei sconvolta dalla voglia… io non ho capito quello che è successo, e tu esci dalla piscina per andare nel bagno dell'albergo… ". Lei andò avanti: "Tu mi saluti e continui a giocare a palla… Non ti accorgi nemmeno che esce dalla piscina anche il bagnino… mi segue…". La cosa ora eccitava me e le dissi: "Il bagnino entra nel bagno delle donne, senza bussare, e trova che ti sei spogliata e ti stai masturbando in piedi, davanti agli specchi…". Elena disse "Sì... mi sto masturbando pensando a lui… Mi giro verso di lui… ". Aggiunsi "E' nudo… Ti solleva come un fuscello per le ascelle… Tu ti aggrappi al suo muscoloso collo...". E lei aggiunse: "E poi lui mi entra dentro, tutto di un colpo… col suo grosso cazzo nero… godo…". Poi iniziai a scopare Elena, il mio cazzo ora era dentro la figa di mia moglie, sentì un improvviso ed enorme flusso di calore umido. Mia moglie si era bagnata come non mai pensando al cazzo di un altro uomo dentro di lei, e poi era venuta con un orgasmo intenso. Venni anch'io dentro di lei, ma sentirla partecipare alla mia fantasia erotica fece sì che la mia erezione non diminuisse.

Mia moglie continuò a immaginare, mentre scopavamo, le mie fantasie, e disse: "Poi mi porta nella sua camera da letto, si mette sopra di me e continua a scoparmi furiosamente… Mi fa godere…". Mi girai anch'io e la scopai stando sopra di lei, e sentii che gli orgasmi che stava immaginando erano anche reali… Non le era mai capitato di avere tre orgasmi di fila, ma questa volta stava battendo tutti i suoi record! Con i suoi umori e il mio sperma, la sua figa era un lago: c'era anche una macchia larga trenta centimetri sotto di lei… forse aveva squirtato! Sentii che stavo per sborrare di nuovo, e chiesi a Elena: "Adesso il negro sta per venire… Ti dice che gli piacerebbe sborrarti sulle tette…". Mia moglie rispose: "Ma io lo stringo con le gambe intorno a me e gli dico «Vienimi dentro! Voglio sentirti schizzare dentro di me!»"... ed era un pensiero troppo eccitante perché io potessi resistere un istante di più: sborrai dentro di lei, mentre lei raggiungeva il suo ennesimo orgasmo pensando allo sperma del suo amante di colore dentro di lei. Una scopata incredibile. Eravamo esausti.

Ci baciammo teneramente, dicendoci quanto ci amavamo, e ripetendo tutti i dettagli che ci avevano eccitato. Conclusi: "Ti sei fatta scopare senza avergli nemmeno chiesto come si chiamava.". Lei rispose: "Sì, non mi ero mai sentita così puttana, ed è stato così eccitante… Comunque il bagnino si chiama Manuel!". Dopo qualche minuto ci addormentammo, abbracciati e fradici. Trascorremmo anche il terzo giorno in piscina, dove ovviamente non successe nulla, ma la sera inventammo una nuova fantasia in cui mia moglie coinvolgeva i due ragazzi, anch'essi di colore, del bar. Nel racconto di quella sera lei si impalò sopra di uno di loro e l'altro, dopo averle lubrificato e stimolato con un dito l'ano, la scopò da dietro, realizzando una doppia penetrazione. Nella nostra camera da letto, mentre la scopavo, le infilai un dito nel culo… ma non capii se era stato il mio stimolo o la fantasia di dover gestire due cazzi neri a farla bagnare, di nuovo, come una troia. La fantasia del terzo giorno di vacanza si concluse con una doppia sborrata in bocca da parte dei ragazzi di colore, mentre nel mondo reale fui io a sborrare in bocca a mia moglie.

Il giorno dopo dovevamo svegliarci all'alba per il trasferimento verso il Congo centrale per cui, dopo qualche minuto di coccole, ci addormentammo. Ad un certo punto, nella notte, qualche rumore mi svegliò. Ancora con gli occhi chiusi, mi girai lentamente verso mia moglie. Il rumore, qualunque cosa fosse, cessò. Ma, prima che mi riaddormentassi, il rumore ricominciò. Così capii che mia moglie, nel nostro letto, si stava masturbando! Si accarezzava un seno con la mano sinistra, si sgrillava con la mano destra, si mordicchiava il labbro inferiore e sussurrava "Manuel... sììì… prendimi…fammi tua!!!". La situazione per me era incredibilmente eccitante: era fantastico intravedere e sentire mia moglie coinvolta in un tradimento immaginario non perché l'avevo stimolata io, ma in modo del tutto spontaneo… e con un giovane e muscoloso stallone di colore, era davvero sconvolgente!

Decisi di fare finta di dormire: non volevo che la fantasia di mia moglie svanisse, una volta scoperta, e mi godetti la scena fino all'orgasmo, accompagnato da spasmi e gemiti, da parte di Elena. Dopo qualche istante mia moglie, ormai appagata, ricominciò a dormire profondamente. Il giorno successivo lasciammo la maggior parte dei bagagli nell'albergo e prendemmo un aereo che ci portò da Zanzibar alla Repubblica Democratica del Congo, dove incontrammo Amid, la nostra guida. Anche lui era di colore, ma abbastanza anziano, forse vicino ai sessant'anni. Quasi automaticamente pensai che, quella notte, forse Elena ed io avremmo fantasticato su un coinvolgimento di Amid nelle nostre avventure erotiche immaginarie, ma poi mi concentrai sulle spiegazioni sul viaggio. Quel giorno le condizioni meteo non erano le migliori possibili nella stagione, ma Amid disse che aveva visto di peggio, per cui salimmo sulla piccola barca che avrebbe percorso, contro corrente, il fiume Congo e che ci avrebbe condotto nell'Africa meno esplorata.

Elena non era sexy come nei giorni precedenti, con quei microbikini scandalosi, ma era comunque molto carina, con una camicia e dei pantaloncini color sabbia piuttosto aderenti, e la mia impressione fu confermata dal fatto che la guida tendeva a distrarsi dal timone e ad ammirarla. Nel tardo pomeriggio, il cielo si oscurò improvvisamente. Sembrava che un grosso temporale fosse in arrivo. La guida non riuscì a prevedere la velocità e la forza del fenomeno. Lungo il fiume, che stavamo tranquillamente percorrendo, nel giro di due minuti comparvero onde alte oltre mezzo metro, decisamente più forti di quelle che la nostra barchetta avrebbe potuto reggere. La guida ci disse che la situazione poteva essere pericolosa e che occorreva raggiungere la riva ma, non appena iniziò a modificare la traiettoria, il timone si spezzò e la barca si rovesciò. Elena ed io riuscimmo a raggiungere faticosamente una roccia vicino alla riva.

Per una buona decina di minuti non riuscii a fare altro che cercare di incoraggiare Elena a non mollare la presa e a non farsi trascinare dalla corrente, come era successo a Amid, ma improvvisamente, sulla riva vedemmo degli indigeni. Ci lanciarono due robuste corde, a cui lei ed io ci aggrappammo, e ci portarono al sicuro, a riva. Al sicuro? Eravamo soli, in un continente sconosciuto, in una zona forse inesplorata, in mezzo a degli indigeni che, ora che eravamo in mezzo a loro, erano piuttosto inquietanti. Avevano la pelle molto scura, salvo per alcuni di loro, che erano leggermente più chiari. Erano molto alti (il più basso fra di loro era comunque 10 centimetri più alto di me), muscolosi, e seminudi: solo una pelle di animale copriva loro i genitali. Provammo a sorridere, a parlare con voce dolce, ma le loro espressioni severe non cambiarono.

Ad un certo punto, nel gruppo di uomini che ci circondava si aprì un varco, che fu attraversato da una donna che poteva avere una sessantina d'anni. Ed era bianca! Anche lei indossava solo una pelle di animale che la copriva poco, lasciando in evidenza le sue tette cadenti. Con nostra enorme sorpresa, ci parlò in inglese. Ci disse che lei viveva con la tribù da una trentina d'anni, e che sarebbe stata la nostra interprete. Prima di tutto ci tranquillizzò, dicendoci che la tribù non ci avrebbe fatto del male: non erano cannibali, non uccidevano i prigionieri, e chissà perché volle aggiungere che non stupravano né imponevano rapporti sessuali ai bianchi a meno che questi non fossero d'accordo. Ci disse che la tribù si sarebbe volentieri presa cura di noi, che ci avrebbe aiutato a ritornare alla civiltà, ma l'unico modo per farlo era percorrere il fiume, e che per costruire una zattera avrebbero dovuto lavorare alcuni giorni. Noi saremmo stati loro ospiti, e in cambio avremmo dovuto solo raccontare qualcosa sul mondo esterno.

Ci venivano chieste solo due cose: dovevamo dire sempre e solo la verità, e adeguarci al loro abbigliamento. Uno dei neri ci mostrò due brandelli di pelle che, se volevamo, avrebbero costituito il nostro unico vestito per i successivi giorni. Elena ed io ci guardammo negli occhi e, sia pure con un certo imbarazzo, decidemmo di accettare: ci spogliammo e indossammo quel rudimentale prototipo di mutande. Notai che gli sguardi dei neri si concentrarono sul bel corpo di mia moglie, e soprattutto sulle sue sode tettine, ma uno di loro notò che il brandello di pelle che copriva il mio pene era sollevato, disse qualcosa agli altri e tutti risero. Forse era la prima volta che vedevano un uomo che si eccitava quando la sua donna era seminuda in mezzo a tanti altri uomini… o forse, pensai, quei giganti neri consideravano divertenti le dimensioni del mio pene, piuttosto piccolo in confronto ai loro.

La mia erezione svanì velocemente e percorremmo un sentiero che conduceva al villaggio. Camminai vicino a mia moglie, tenendola per mano come per ricordare che lei era "mia", anche se sapevo che non avrei potuto affatto proteggerla se il gruppo di neri avesse voluto abusare di lei Ma confidavo sul fatto che la violenza fosse veramente vietata, in quella tribù. La vecchia bianca ci indicò una capanna in cui riposare dopo la brutta avventura che ci era capitata, e ci disse che i maschi della tribù sarebbero andati a raccogliere del legno per costruire la zattera. Mi offrii di aiutarli, ma disse che nella giungla mi sarei messo in pericolo e che era più utile se rimanevo nella capanna. La vecchia ci preparò un infuso di erbe per rilassarci, che come effetto collaterale ci fece precipitare in un immediato profondo sonno ristoratore.

Quando ci risvegliammo era già buio. Si vedeva la luce di un fuoco fuori dalla nostra capanna, e si sentiva il rullo di tamburi. Non sapevamo se la vecchia bianca ci avesse sorvegliato o se fosse capitata per caso proprio in quel momento, ma la trovammo sull'uscio della capanna. Ci disse che erano in corso una festa per il nostro salvataggio. Ci unimmo al gruppo, mettendoci intorno ad un grande fuoco, in un cerchio che aveva una quindicina di metri di diametro, con diverse decine di indigeni tra uomini, donne e ragazzi. Ci portarono qualcosa di sconosciuto ma buono da mangiare e bere, mentre la vecchia, vicino a noi, ci traduceva il discorso che l'anziano capotribù stava facendo: poetiche parole sull'amicizia, sull'accoglienza e sull'aiuto a chi ha bisogno. Il capotribù disse qualcosa alla interprete, che ci disse "Vuole sapere come mai siete qui. Vuole sapere la verità.". Ma questa è un'altra storia...
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