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La cognatina perfettina


di Amotuttodime
01.07.2020    |    10.164    |    2 9.9
"Mia moglie ora si masturbava ossessivamente, mentre chiedeva alla sorellina se gli piaceva quell'uccello nella sua fica, in ginocchio sul letto, china con..."
Voglio essere sincero con voi, la mia vita coniugale e' diventata troppo monotona, casa lavoro, lavoro casa. Sono sposato con mia moglie Erica da oltre quindici anni e di conseguenza la vita familiare ha cominciato a perdere colpi. I momenti di caduta del desiderio, i momenti di tensione interpersonale, dimostravano un allontanamento, che ci portava ad avere rapporti sempre più radi, e che raramente raggiungevano le vette del piacere, conosciute lungamente in un passato appena trascorso. Inevitabilmente tale situazione continuava a trascinarsi; avevamo cercato rimedio, su mia richiesta, in inutili film pornografici, indumenti intimi seducenti, falli artificiali, foto spinte e riprese amatoriali, ma poco cambiava. Ci ritenevamo di natura calda ma la consapevolezza di vivere, per vari motivi, lunghi periodi di crisi, aveva intaccato anche gli intervalli amorosi, rendendoli più freddi, oltre che più rari. Mia moglie era di natura fedele, anche a causa dell’educazione poco permissiva ricevuta, ma con un fuoco interno che, nei momenti lieti, lasciava intravedere una natura irrefrenabile, purtroppo, sempre trattenuta nei limiti della coppia. Aveva sempre rifiutato di allargare il nostro rapporto; qualcosa nel momento di spingersi oltre, l’aveva sempre trattenuta.

La felice svolta della nostra crisi si ebbe in un periodo in cui Erica si trasferì a casa della sorella Giovanna, dopo la separazione dal marito. Lavorando per molte ore la sera rimanevo solo nella nostra casa evitando di percorrere quelle poche decine di chilometri che ci separavano, incontrandola li solo per i week-end. Un venerdì sera mi recai finalmente, per pernottare, nella casa di sua sorella. La notte, desiderando interrompere il lungo digiuno, mi accostai a mia moglie cominciando naturalmente a stuzzicarla. Pian pianino risalii con la mano lungo il fianco per arrivare a carezzarle le sue pesanti mammelle. I piccoli capezzoli, al contatto, si indurirono immediatamente. Erica tento' di tenermi a bada, affermando che la sorella si alzava spesso la notte, ma fu solo un vago rimprovero, troppa in me era la voglia di scopare, e continuai nel mio lavoro di stimolazione. La mia mano era già scesa sulla sua vagina, e mentre giocherellavo con i peli, esercitavo una leggera pressione sulla fessa. Erica naturalmente, inizio' a dischiudere le gambe, il desiderio troppo a lungo represso era evidentemente intenso, e cosi senza perdere quell'attimo, lesto ne approfittai per introdurre un dito al margine della fica, riscoprendone il tepore. Sditalinavo lievemente il clitoride, facendo rimbalzare le altre dita all’ingresso della sua fica, che cominciava lievemente a inturgidirsi. Non ci volle molto perché l’umida voglia si manifestasse, ed allora, ancora più eccitato, introdussi un dito nella sua vagina, sentendola immediatamente aderire. Cominciò ad inarcare i fianchi, per incontrarsi più a fondo con la mia carezza, mentre la sua mano leggera, cominciava a scendere sul mio inguine carezzando leggermente il mio membro che, in verità, non ci mise molto a presentare il saluto alla visitatrice.

Continuai a carezzarla lievemente per farle crescere ancora il desiderio e ci aiutammo reciprocamente a liberarci degli indumenti, con la bocca mi impegnai a baciarle e leccarle le tette scendendo poi, lentamente, molto lentamente. La sentii gemere e sottovoce mi invitò a muovere velocemente il dito che le penetrava la fessa, per godere di quel momento. Avvicinai le mie labbra allo spacco della sua fica, alitandola caldamente e donandole dei baci leggeri; il desiderio in lei creebbe a tal punto, che la sua mano scese sul ventre, ed aiutando i miei baci, si dette un subitaneo sollievo. La bloccai dolcemente e finalmente cominciai con la lingua a leccarle l’orlo del desiderio; volutamente mi attardai sulla soglia vorticando la lingua lungo le pareti esterne continuando ad alitarle il mio caldo fiato all’interno. Millimetro dopo millimetro entrai nella vagina, guizzando la lingua verso l’alto alla ricerca del suo punto estremo. Bagnata come mai chiuse gli occhi gemendo di piacere, muovendo le sue anche a simulare un amplesso. Accostai due dita all’uscio della fessa e ritirai la lingua e, dopo aver atteso un istante, le introdussi di schianto il mio membro, facendola sobbalzare; lei mi pregò di continuare velocemente, come piaceva a lei. Ma non era ancora il momento di scopare; mentre si torceva dal piacere, sfilò il mo pene, e scivolo' sotto di me, cercando con la bocca il mio uccello che trovò ben turgido e baciò subitaneamente cominciando a leccarlo. Nella posizione del 69 alternavo colpi di mano a colpi di lingua, mentre Erica con una mano, mi soppesava e stringeva i testicoli, e con la bocca accoglieva la mia erezione, stringendo forte la cappella tra le sue labbra. Io allora scesi verso il suo ano, e cominciai a picchiettarlo con la lingua mentre il mio mento le comprimeva la fica. La sua bocca succhiava voracemente i testicoli ed io introdussi a fondo la lingua nel suo di dietro, accarezzando le pareti intestinali.

Il desiderio quasi ci travolse, e sfilandomi dalla posizione, le feci alzare le gambe ed accostai il mio pene alla sua fessura; fermandomi sul bordo diedi dei leggeri movimenti e poi, di colpo di nuovo la penetrai. Quasi urlò dal piacere costringendomi a ricordarle che non eravamo soli. Andavo su e giù lentamente il mio pene sembrava andare in una caverna intrisa di caldo burro tanta era la sua secrezione; ora le facevo desiderare la mia cappella, ora l’affondavo sveltamente nella fica inumidita. Sempre allacciati ci girammo nel letto finché Erica non si trovò di sopra, non poté trattenersi e gemendo di piacere cominciò a cavalcarmi sempre più velocemente avvicinandosi inesorabilmente all’orgasmo. Sentivo sotto le mie dita che la pelle del suo culetto cominciava a riempirsi di gioiosi brividi, il piacere stava per sopraffarci ma, ad un tratto, la porta della nostra stanza si aprì e dal vano apparve la testa bionda di mia cognata, che avendo inteso dei lamenti pensava che mia moglie potesse stare male, non immaginando che invece in quel momento si trovava molto, molto bene. Ci vide così nudi e attaccati l'un l'altra. Fu un attimo e il piacere si trasformò dolorosamente in entrambi, lasciandoci un senso di disagio ed un dolore in basso al ventre. La cognata rimase evidentemente sorpresa ed immobile; per quegli istanti che mi permisero di intravedere il suo corpo, nel gioco di luce e ombra della nostra stanza, notai che era coperto da una leggera camicia da notte, lasciando intravedere le tette e le tornite cosce. Così, mentre mia moglie si era sfilata lasciandomi alla sua vista col pene duro e lucido di umori Giovanna, mormorando qualche scusa, accennò a ritirarsi e richiudere la porta. Sveltamente mi alzai dal letto e la chiamai, nel riaffacciarsi il suo sguardo non potette esimersi dal guardare il mio uccello eretto, invitandola ad entrare per parlare un po’, dal momento che la festa era bella che rovinata. Confusa, rivolse lo sguardo a mia moglie che intanto era scivolata sotto il lenzuolo ed io ne approfittai per prenderle una mano e quasi tirandola, la feci entrare richiudendo la porta, facendola accomodare sul letto. Intanto ne approfittai per un occhiata di intesa con mia moglie, la quale rispose con un gesto che chiedeva se fossi scemo o meno. Incurante chiesi a mia cognata perché si fosse alzata e come mai non riuscisse a dormire; lei rispose che si era recata in bagno e stava per coricarsi nuovamente quando udì i lamenti di Erica. In realtà, secondo me Giovanna sapeva benissimo cosa stessimo facendo, ma non trovai scuse che mi potessero esser utili a sbloccare la situazione e non trovai niente di meglio che dire:"visto che noi siamo nudi e che ormai ci hai visto così, perché non ti spogli anche te??, almeno non ci fai sentire in imbarazzo!". In questo modo avrei potuto finalmente controllare se quanto diceva la mia moglie era vero; cioè che le tette erano uguali e pesanti come quelle di sua sorellina, mentre il culo, che Erica aveva piccolo, era più grosso ed arrotondato di quello di mia moglie.

La cognata mi guardò quasi sconvolta, poi cercò lo sguardo di mia moglie, quindi si alzò per andarsene. Non volendo desistere la fermai e comincia a sollevarle la vestaglia e non mancai di invitare mia moglie ad aiutarmi. Dopo un attimo di imbarazzo l’idea cominciò a divertirla e venne in mio aiuto. Insieme riuscimmo a sfilare la camicia da notte alla sorella lasciandola solo con un piccolissimo perizoma. La vista di quel corpo non fece altro che riaccendere il mio desiderio e cominciai a confrontare le poppe di entrambe che veramente si somigliavano. Grandi, enormi anzi, simili per attaccatura, per forma, per dimensioni, per capezzoli. Non ricordo cosa dissi ma distintamente ricordo che andai con una mano verso la fica di mia moglie mentre l’altra si introdusse sotto le mutande della cognata a cercare ulteriori similitudini fra loro.
Colsi di sorpresa la cognatina, così quando serrò le gambe, la mia mano era già introdotta in mezzo e come potevo tentavo di carezzarla. Lei tentò di togliermi con le sue la mano ma fu mia moglie allora ad impedirglielo bloccandole le braccia. Sentivo che la fica di mia moglie stava lentamente ricominciando a secernere umori mentre la cognata era come inebetita, guardando dubbiosa ora me ora mia moglie, che, in preda all’eccitazione, la invitò a lasciarsi andare perché tanto non avremmo detto niente a nessuno.

Chi lo avrebbe mai immaginato? Nonostante le evidenti difese morali e lo stato di grave imbarazzo sentii che la fica della cognata si inumidiva leggermente, il suo organismo cominciava a reagire, tanto bastò a spronarmi nel folle progetto. Pregai mia moglie di togliere le mutande alla sorellina, subitaneamente Erica eseguì e, alle mancate obiezioni della sorella la costrinse sul letto aiutandomi ad allargarle le carnose cosce. Chiesi a mia moglie se mi consentiva di dare precedenza alla sorella, ed ottenuta, prima giocai un po’ con la fica della cognatina, poi, alzatele le cosce, la infilzai d’un sol colpo. Fu come scossa da una carica di alta tensione, divenne dapprima pallida e poi di molteplici colori, non potevo darle tempo di ragionare e cominciai a scoparla con buona intensità non mancando di carezzarle i glutei per quel che era possibile. Mia moglie le carezzava le pesanti mammelle mentre si menava la propria fica. I miei colpi, inevitabilmente, frantumarono le sue obiezioni; dapprima sentii caldi umori invaderle la fica poi i suoi fianchi accennarono ad adeguarsi al mio ritmo imposto, infine chiaramente gemiti languidi le uscirono dalla gola e ricominciò, forse dopo alcuni mesi, a gustare un piacere che credeva ormai perduto. Mia moglie ora si masturbava ossessivamente, mentre chiedeva alla sorellina se gli piaceva quell'uccello nella sua fica, in ginocchio sul letto, china con la bocca sopra un capezzolo della sorellina che aspirava e mordicchiava voluttuosamente. Giovanna cominciava chiaramente a godere, diventando rossa in viso, e andando con una mano a stringersi la mammella libera, mentre gli occhi cominciavano ad uscirle dalle orbite; i suoi gesti erano l’eloquenza della risposta dei fatti.

La invitai a godere, e quasi come se non aspettasse che il mio invito, si lasciò andare ad un piacere troppo a lungo trattenuto. Sotto di me la sentii vibrare e gemere lungamente. Mai era accaduto che una donna godesse tanto sotto i miei colpi e non potetti più resistere, inondandole la fica con una razione enorme di sperma, che scaricai voluttuosamente e copiosamente nella sua fessa. Sfilai il pene indietro ed Erica cercò immediatamente di prenderlo con la sua mano; la cognatina era lì, sotto i nostri occhi, e chiedeva ancora di godere masturbandosi. Alla mano di mia moglie si unì la sua, ed insieme, aiutate dalle loro bocche, rimettersi in breve tempo vita al mio membro. Non potevo chiedere di più per essere di nuovo in tiro. Feci mettere la cognata alla pecorina, e introdussi il pene nella su fica bollente e sbrodolante, mentre chinava la bocca sulla fica della sorella. Schizzinosa non aveva il coraggio di leccarla ma, trovai il modo di costringerla, le tolsi il pene dalla fica ripromettendoglielo solo se avesse succhiato tutto il mio nettare depositato nella sorca della sorella. In cerca di salvezza per il proprio piacere non poté che convincersi e dapprima timidamente, poi con chiaro gusto, invitata anche dai colpi del mio pene che cominciavano a sobbalzarla, dilatò la fica della sorella cominciando a leccarla ed a succhiarne il contenuto. La cognata, non più in grado di connettere, scopriva un piacere nuovo che, poi ci confessò, neanche immaginava esistesse.

Mia moglie era in un vero e proprio delirio orgasmico: leccare una fica bagnata dal marito, per di più della sorella, le provocava uno stato di eccitazione animalesca; il suo volto, che intravedevo nello specchio, era stravolto ed il piacere finalmente le scoppiò nella fica e nel cervello donandole una secrezione che definire abbondante era riduttivo. Una vera scarica di umori le colava lungo le cosce, bagnando il lenzuolo; un’espressione, beata e porca come mai aveva avuto, le attraversava il viso che aveva alzato dalla fica della sorella mentre con le dita continuava a masturbarla. Sbrodolò litri di piacere mentre anche la sorella ripartecipava al delirio; non volevo ritardare ulteriormente il secondo mio orgasmo, e rivenni di nuovo stavolta nella fica di mia moglie. Sfinito, mi sfilai allungandomi sul letto, mentre mia moglie rimase esausta poggiata con la testa sul ventre della sorella. Il tempo di prendere fiato ed invitai Enrica a distendersi supina affinché la sorella le ricambiasse il piacere leccandole la fica con dentro il mio sperma. La cognatina in verità provò a dire che gli sembrava cosa contro natura, che non l’aveva mai neppure immaginato, ma la mia moglie oramai era completamente partita: se la rigirò sopra e nella posizione del 69 cominciò a rileccarle la fica invitando la sorellina a fare altrettanto. Sotto di essa la fica palpitante di mia moglie pareva invitarla e, non potette sottrarsi. Chiaramente inesperta cominciò piano piano a leccare esternamente la fica della sorella. Io la consigliavo ma più che le parole poterono i fatti e Giovanna seguì esattamente quanto mia moglie le faceva, ricambiandolo. Sempre di più la sua lingua penetrava le profondità bagnate di mia moglie e poi, quando senti due dita introdursi nella sua fessa, ricambiò introducendo due dita nella fica della sorella. Lo spettacolo era così eccitante che mi salì al cervello: vedevo davanti a me Giovanna ed Eriica si masturbavano. Provai ad avvicinare l’uccello alla bocca della cognatina ma lei non raccolse l’invito; più tardi ebbe a confessarci che mai aveva preso in bocca un uccello. Ripiegai allora su mia moglie la quale non aspettava altro e, mentre continuava a masturbare la sorella, lo prese con la mano, cominciando a leccarlo e succhiarlo con una foga incredibile ed in modo straordinario, come era capace. Con le mani poggiate sul culo della sorella raggiunsi ben presto di nuovo l’estasi e venni nella bocca di mia moglie la quale voracemente inghiottì anche quel residuo piacere mentre anch’esse raggiungevano di nuovo il traguardo dell’orgasmo.

Ci abbandonammo sfiniti sul letto, ma volli baciare sulla bocca mia cognata, rivolgendogli sinceri complimenti, poiché era stata veramente brava ed aveva dimostrato di avere una natura calda e sensuale proprio come mia moglie. Nella mia perversione, insistetti affinché anche le due donne si baciassero e la cognatina dovette certamente sentire il sapore del mio sperma sulle labbra di Enrica. Ancora rossa come un pomodoro, si alzò ed infilandosi gli indumenti si allontanò sorridente ed appagata. Il giorno dopo ci alzammo tardi, trovando i suoceri già svegli da molte ore, la sorella di mia moglie venne a prelevare il padre per portarlo ad una visita di controllo ed io ebbi modo di ritornare con mia cognata su quanto avvenuto nella notte trascorsa. Dapprima sembrò molto imbarazzata, poi sciogliendo il suo pudore, mi confessò che erano quasi dieci anni che non faceva più l’amore e che, se dapprima aveva tentato di darsi piacere da sola, gli anni e le situazioni le avevano fatto dimenticare i brividi dell’eccitazione. Le chiesi se le era piaciuto e, arrossendo un poco, rispose di si; sinceramente ammise che anche se non avremmo dovuto farlo il piacere superava di gran lunga il rimorso. Gli chiesi allora se avremmo avuto modi di rifarlo ed ella non rispose abbassando lo sguardo. Avvicinandomi la abbracciai e mi chinai a cercarle le labbra, con la lingua mi intrufolai cercando la sua; le sue timide resistenze cedettero e rispose al mio bacio.

Profittando che mia moglie era sotto la doccia cominciai a carezzarla, a stringerle il seno, a palparle pian pianino il fondo schiena. Lei disse di no per qualche volta ma non le diedi tregua, le slacciai la cinta, abbassai la zip sulle spalle e le feci scivolare il vestito lungo le braccia tirandole fuori un seno che succhiai avidamente. Eravamo in cucina, la rivoltai, e piegandola sul tavolo le abbassai un poco le mutande. Con la mano le solleticavo la fica, con un dito l'ano, provocandole un irrigidimento delle natiche; era eccessivamente sensibile in quel punto, inutile insistere. Mi dedicai allora alla sua fica; le feci allargare il più possibile le cosce, e scesi con il viso ad alitarle la fica che, nonostante la notte trascorsa, cominciava ad inumidirsi. Mi ritrovai a pensare che la sorellina e mia moglie erano veramente simili, trovata la chiave giusta entrambe non opponevano più resistenza. Con la punta della lingua ripetutamente trastullavo il suo clitoride, mentre le massaggiavo le natiche; sentii che il basso ventre cominciava un lento movimento e tirai fuori l’uccello appoggiandolo all’entrata della sua fessa, e gli chiesi:"lo vuoi dentro?". Evitò di rispondere. Gli confermai che sarei entrato solo se lo avesse richiesto, continuando a massaggiarle con i polpastrelli la zona del basso ventre. Dopo poco, vistosamente eccitata, mi sussurrò di darglielo. Non appena ebbe pronunciato quelle parole, con un colpo secco la infilzai, facendola sobbalzare, ed immediatamente la sua fica cominciò a contrarsi intorno alla mia cappella. Mi tirai indietro molto lentamente e mi fermai con la cappella appena abboccata nella fessura. Istintivamente lei si spostò all’indietro con il bacino per infilarselo tutto dentro, pronta com'era a godersi una nuova sbronza di piacere.

Cominciai a pomparla lentamente e quando mi accorsi che mia moglie, finita la doccia, era ferma sulla soglia a guardarci con aria maliziosa le feci cenno di tacere, la sorella non poteva accorgersi così della sua presenza. Cominciai a lodare la cognata affermando che era più calda ed accogliente della sorella, intanto aumentavo la cadenza e poi le dissi:" ti voglio fottere nel culo!". Giovanna non volle, affermando che non l’aveva mai fatto e che avrebbe sentito troppo male, non insistetti. Con le mani le cercai i seni, si tirò fuori anche l’altro dal reggiseno per facilitare il mio compito, aumentai la foga e l’intensità dei colpi sbattendo violentemente con il ventre sulle sue chiappe. Non resse a lungo, sbuffando e gemendo, venne con grida beate ed anche io mi scaricai dentro di lei inondandola di sperma. Il suo sedere era completamente scoperto e molto invitante; sfilai il mio uccello dalla vagina e feci un cenno a mia moglie, che si umettò un dito con la saliva e, avvicinatasi a lei, con un sol colpo, lo ficcò nel posteriore della sorella prendendola alla sprovvista e gridandole che era proprio una porca. La cognatina tentò di sottrarsi ma anch’io glielo impedii spiegandole che non le avremmo fatto alcun male. Vane furono le sue insistenze, le sue ammissioni che non aveva mai utilizzato quel buco e che fosse oramai tardi per iniziare. Ma Erica ci sa fare, e in preda alla libidine, le infilò un altro dito nella vagina mettendosi a sfregarlo contro quello nel culo, donando certamente alla sorellina quella sensazione mista ed indefinita ove il dolore confina con il piacere.

Quando sentì che la sorella cominciava a provarci gusto con un movimento improvviso sfilò le dita e trascinando la sorella sul letto le disse di guardare perché le avrebbe insegnato una cosa. Mi fece allora distendere di fianco alla sorella e cominciò a regalarmi un super pompino condito da succhi e leccate anche alla palle e più giù badando a ben mostrare alla sorella quali erano gli accorgimenti da usare. Il mio uccello non tardò ad indurirsi e lei immediatamente ne approfittò, si mise a cavalcioni e dandomi le spalle se lo ficcò nella fica cominciando una bella cavalcata. Fu in quella posizione, tra un sospiro e l’altro che tenne alla sorella una vera lezione di sesso, le spiegò che esistevano mille e mille modi per godere e che lei li avrebbe imparati tutti alla sola condizione di essere sempre disposta ad ascoltare quanto le avremmo detto. La sorella alla vista della mia moglie che dondolava ritmicamente infissa sul mio uccello scese con la mano a sollazzarsi la fica mentre l’altra veniva a soppesarmi le palle; quel dolce contatto esterno mi aiutò ed accelerò la mia venuta che sgorgò all’unisono con quella di mia moglie. La sera ci lasciammo con la promessa che Giovanna sarebbe ben presto venuta a stare qualche giorno con noi. Nell’attesa con mia moglie definimmo ogni dettaglio per le future esperienze della sorella, e quando finalmente passai a prenderla per portarla a casa, lei di certo non poteva immaginare cosa l'attendesse.
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