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Poi mi dai il culo?


di Amotuttodime
07.01.2021    |    54.174    |    17 9.7
"Subito sincronizzammo i nostri movimenti, slinguandoci e gemendo..."
Era un mio sogno, da condividere con lui, mio marito, partire noi due da soli senza una meta, senza un ritorno; ma non era possibile, causa impegni lavorativi e familiari. Qualcosa siamo riusciti a organizzare, oggi è solo un ricordo. Ormai infatti sono trascorsi alcuni mesi da quando io e mio marito, in occasione delle nostre nozze d'argento, abbiamo deciiso di fare una crociera. Una crociera era nei miei, nei nostri desideri da tanto tempo ma, per un motivo o per un altro, non era mai stato possibile. Oltre a divertirmi sulla nave, e visitare alcune città e bei luoghi speravo di risvegliare, in entrambi, quegli stimoli sessuali sopiti da tempo a causa della solita routine familiare, del lavoro e della famiglia. In realtà non è stato così, se è vero com'è vero, che durante la crociera io e mio marito scopammo solo una volta.

Sono Lucia e mio marito è Luca. Sono una donna di 41 anni. Non sono più una ragazza ma, per una femmina della mia età, sono più che attraente e sensuale avendo ancora un bel corpo con gli attributi tipici femminili al posto giusto e provocanti. Lorenzo ha 46 anni ed è un bell'uomo. Formiamo una bella coppia e nella nostra città di provincia in Toscana, siamo stimati. Già la prima sera, anzi notte, in quanto essendo per la cena al secondo turno, era già tardi, mentre sull'apposita grande bacheca cercavamo le foto che avevamo fatto insieme al capitano, mi sentivo come seguita e spiata da un tizio. I nostri sguardi si incrociarono varie volte. Il suo libidinoso, il mio di sorpresa e di curiosità. Mi chiedevo: chi è, cosa vuole questo qua? La frittata la feci quando Luca volle fermarsi al casinò.

Ci sedemmo e mi girai più volte per vedere se quello era ancora appresso a noi. Non so se il mio atteggiamento fosse quello di una persona che cerca qualcuno nella folla, il fatto sta che lui c'era e quando ci guardammo sorrise. L'indomani mattina la nave era ancora in navigazione e dopo aver fatto colazione su in terrazza, andammo in piscina.
"Fortunatamente non c'è o magari con tutto questo casino e con tutte queste belle ragazze in bichini avra' avuto il suo bel da far" pensai.
Luca disse che si sarebbe fatto un tuffo in piscina e poi avrebbe fatto l'idromassaggio. Io gli dissi che prima sarei andata a prendere un caffè e poi lo avrei seguito.

Arrivai al bar e mentre aspettavo il mio turno mi sentii dire "Ciao".
- Non la conosco e non voglio nemmeno conoscerla, la smette di spiarmi? - Gli sussurrai.
- Non ti posso offrire il caffè? Che c'è di male?, mi rispose il tizio.
- Smettila prima che se ne accorga mio marito- aggiunsi io.
Muto! Muta pure io. Era in costume a slip nero e una camicia aperta a mezze maniche in lino bianco. Era una diecina di cm più alto di me, e potevo ammirare il suo petto muscoloso e con pochi peli solo nella parte centrale. Era di bell'aspetto: bruno con capelli leggermente ricci e molto simpatico in viso. Io indossavo un costume di colore blu, alla brasiliana. Quando arrivò il turno ordinò due caffè e diede la sua carta. "No, ho la mia" dissi, "Non ci pensare nemmeno". Poi accettai, e passammo cinque minuti a lusingarci del nostro aspetto, e me ne andai.

Il pomeriggio sbarcammo in escursione. C'era anche lui. Non si avvicinò ma ogni tanto, da lontano, incrociavo il suo sguardo. Era da solo. Non mi spiegavo il motivo. Al bar mi disse che aveva tra i 35 anni, e nient'altro. Lo vedevo senza moglie o compagna e senza amici. Mi chiesi come mai un uomo solo potesse andare in crociera.
La frittata più imprevedibile e più mortificante avvenne quella notte mentre assistevamo all'esibizione di un gruppo da ballo spagnolo. Eravamo in piedi, con mio marito leggermante più avanti di me. Alla nostra sinistra c'era una marea di persone, a destra la parete. Ad un certo punto sentii qualcosa sulla mia anca sinistra. Che poteva essere? Qualcuno che si voleva eccitare, strusciando il suo membro sul mio culo?
"Come si permette sto porco", pensai. A parte il fatto che qualcuno se ne poteva accorgere, mio marito stesso magari. Lentamente girai la testa. Era lui. Mi arrabbiai di più. Portai la mano destra dietro la schiena nel tentativo di spingerlo indietro.
Il diavolo ci mise le corna: la mia mano andò sulla sua patta e toccai qualcosa sd duro. Rimasi di stucco e sentii il sangue ribollirmi dentro. Non ebbi la forza di togliere la mano da li. Nemmeno la volontà, forse. Infatti, presa da non so che, forse lussuria, forse la voglia di un' uccello che mi facesse urlare di piacere, presi a tastarlo con voluttà; ed essendo i suoi pantaloni leggeri, quasi lo impugnai. Mi ero dimenticata che qualcuno potesse notarci; mi dimenticai pure di mio marito.

Il piacere di tastare quel grosso membro durò un minuto poco più, fino a quando l'esibizione del ballo ebbe termine e tutti battemmo le mani.
"Bello, bravi. Ti è piaciuto amore mio", mi chiese Luca, "Si, bellissimo. Hanno finito? Peccato!" Risposi, con un groppo in gola. La verità! Avrei voluto stringere per molto altro tempo quel grosso uccello. Già iniziavo ad assaporare un qualcosa di proibito, e sentivo del calore nella fica. Ma il tizio non c'era più, era sparito. "Chissà cosa avrà pensato", mi chiesi. Che Porco! Che scema!
Ci incontrammo un paio di volte, lui mi sorrideva ed io lo guardavo con gli occhi storti e rossa in viso. La sera dopo, Luca si fermò al casinò. Gli dissi che avrei fatto un giro fra le butique della nave. Non passarono nemmeno dieci minuti e mi accorsi, mentre stavo guardando alcune cartoline ad un tabaccaio, che era dietro di me. Mi stava perseguitando, ma probabilmente la cosa iniziava a piacermi, infatti quando mi chiese se gradissi qualcosa al bar, io accettai sorridendo.

Rimanemmo in piedi a sorseggiare un caffè, ed io iniziai:"Senti, ma come ti sei permesso, con mio marito vicino?", e lui rispose:"Ammetto che sono stato imprudente, ma non mi pare che ti sia dispiaciuto. Sento ancora la tua mano che me lo stringe!".Da lì una chiacchiera tirò un'altra, e l'intenzionedi allontanarlo si tramutò in desideriodi conoscerlo meglio; rimanemmo insieme più di mezz'ora. Mi disse il suo nome, Enrico. Io naturalmente gli dissi come mi chiamavo. Chiesi come mai fosse da solo e rispose che la moglie l'aveva lasciato appena tre mesi prima e aveva deciso di fare la crociera proprio per svagarsi.
"Importunando le mogli degli altri?", aggiunsi io sorridendo. Ma lui aggiunse:"No, ma quando si incontra una donna come te che fa impazzire....." "Dovrei essere lusingata? Comunque, a parte gli scherzi, cerca di finirla. Mi stai mettendo in una brutta situazione. Non sono abituata a queste cose", continuai io. Lui mi guardò dritto negli occhi e mi sussurrò:"Però quando l'hai stretto nel tuo pugno quasi stavo godendo". Lo guardai. Non so nemmeno che sguardo fosse il mio. Il fatto sta che lo lasciai lì da solo e me ne andai dicendo che raggiungevo mio marito al casinò.

Mentre me ne andavo, lo sentii chiaramente dire che lui la mattina non sarebbe andato in escursione.
Capii bene cosa volesse dire. Raggiunsi Luca e mi disse che senza di me vicino perdeva. Passarono cinque minuti e di fronte, a dieci metri di distanza, mi ritrovai lo sguardo di Enrico. Ci fissammo intensamente e forse quello fu il momento in cui decisi che volevo il suo uccello.
Dissi a mio marito che volevo andare in cabina perchè non mi sentivo tanto bene. Lui preoccupato, mi chiese cosa avessi, ma io gli risposi che probabilmente qualcosa che avevo mangiato mi aveva fatto male. Lui molto premuroso, venne via con me in cabina. Dopo un'oretta che eravamo a letto mi alzai. Luca mi dissi di prendere la biochetasi; la porto sempre appresso ma in realta non ne avevo bisogno. In realtà, con grande maestria stavo preparando il mio alibi per l'indomani, visto che era programmata una lunga escursione.

Passarono alcune ore, mio marito si svegliò presto e mi chiamò. Gli dissi che non me la sentivo di andare. Voleva restare pure lui ma gli dissi che non era il caso. Andò via. Mi alzai. Spiai dal balconcino per assicurarmi che gli escursionisti salissero sui pullman e andai a fare la doccia. Sapevo bene cosa volevo e stavo già pregustando il piacere di quel grosso uccello mentre mi rasavo accuratamente la fessa; passai la lametta anche sulle gambe per essere perfetta. Poi mi guardai attentamente allo secchio. Niente male:ero fiera dei miei seni, avevo un bel culo e un bel paio di cosce. Quindi indossai la gonna in jeans e la maglietta nera senza reggiseno.
Erano appena le dieci quando arrivai in terrazza al self service per la colazione. Feci un giretto, presi un cornetto, un toast, burro miele, una spremuta d'arancia e presi posto in un tavolo qualsiasi. Poche persone, la maggior parte erano in escursione.

Ma ad un tratto arrivò. Lo vidi da lontano e il cuore mi batteva a mille, un misto di paura e eccitazione.
Mi salutò e sedette al mio tavolo. Salutai e senza che me l'avesse chiesto, come una scema, gli dissi che non ero andata in escursione con mio marito perchè avevo passato una brutta nottata.
Sorrise come per dire che lo stavo prendendo per uno stupido. Bevvi l'aranciata e dissi che dovevo prendere il caffè al bar. Naturalmente mi accompagnò e lo fece addebitare sulla sua carta.
Dissi che dovevo fumare e scendemmo al ponte inferiore a poppa, all'aperto. Eravamo soli. Mi disse che avevo fatto bene a non andare in escursione e che mi aveva pensato tutta la notte.
"Perchè che vorresti fare? Sei sicuro che io voglio fare quello che vuoi fare tu?", gli domandai. Non disse niente e guardandomi prese ad accarezzarmi la guancia. Girai il viso e la sua mano venne appresso. Anzi mi accarezzava la nuca e l'orecchio.
Non so cosa lesse nei miei occhi, forse quello che c'era veramente scritto. Ero tutta appoggiata, scostò la mia testa in avanti, lui si avvicinò e appoggiò le sue labbra alle mie, ce le gustammo a vicenda e quando sentii la sua lingua le dischiusi. Entrò nella mia bocca e la succhio' dolcemente. "No, basta, per favore, ci può vedere qualcunò" dissi spostandomi da lui.

"Andiamo nella mia cabina", mormorò,"No", dissi io, anche se avrei voluto dire un bel si; "Si" disse infine lui, portadomi la mano su quell'arnese che avevo tastato. A quel punto, che potevo fare? Non ragionava più la mia testa, la mia fica divenne padrona di me. Mi venne il fiatone e dopo cinque minuti entrammo nella sua cabina. Porca miseria! Eravamo affamati di sesso come se non l'avessimo fatto entrambi da chissà quanto tempo.
Non appena richiuse la porta ci trovammo avvinghiati. Le mie braccia attorno al suo collo e le sue mani a palparmi su tutto il corpo e mentre ci slinguavamo, pure oscenamente, mi palpò forte il culo,; poi alzò la gonna e infilo' le sue mani dentro gli slip, sulle chiappe e nel solco. Impazzivo. I nostri respiri affannati ognuno nella bocca dell'altra. Mi fece scivolare la gonna e comincio'a sfilarmi la maglietta. Alzai le braccia su per farmela sfilare. Si chinò e prese a leccarmi le tette. Io, fuori di me come non mi era mai successo, andai con entrambe le mani sui suoi bermuda. Con la sinistra gli tastavo il cazzo mentre con la destra glieli sbottonai.

Era in preda ad un'eccitazione pazzesca; tolti i bermuda, tirai giù pure gli slip e mi ritrovai fra le mani un uccello veramente grosso. Mi chinai su quella cappella ed iniziai a leccarla, lui non tardò ad afferrare i miei capelli e a spingere il suo membro nella mia bocca. Era molto tempo che non provavo quella sensazione di perdita di controllo, e mi lasciai guidare dal suo fare esperto. Mi stava scopando in bocca, e di tanto in tanto mi lasciava leccare l'asta fino alle palle, poi di nuovo tutto in bocca fino in gola. In paio di rigurgiti di saliva mi uscirono quando me lo fece arrivare alla faringe. Sapevo pomparr molto bene, era una cosa che avevo imparato a fare a quindici anni, e che mi piaceva da morire.

Poi fu la sua volta, mi voleva ringraziare della magnifica pompa, così mi abbassò gli slip e prese a torturarmi la fica. Giocava con il mio clitoride, passando la lingua nella fessa e sulle labbra. Non resistetti più ed ebbi un esplosivo primo orgasmo. Lui se ne accorse dal mio respiro e dalle contrazioni violente. Lasciò che mi calmassi e poi riprese nel suo gioco. Ero al settimo cielo, non avevo mai goduto così, anche perché era la prima volta che tradivo mio marito. Forse la voglia di uccello, forse la clandestinità del momento, ero senza forze, lasciavo a lui il mio corpo per farne ciò che più desiderava; ed eravamo solo dall'antipasto.

In realtà in nostro obiettivo era un'altro:lui mi voleva trombare ed io volevo essere scopata violentamente. E giunse finalmente il momento in cui lui mi prese e mi buttò sul letto; spalancò le mie gambe e venne su fra le mie cosce. Il suo membro dondolava sul mio ventre. Lo volevo subito dentro, non resistevo più e allora lo presi e lo indirizzai dentro la mia fica bagnatissima. Ma lui mi voleva fare impazzire: lo tenne qualche istante all'imboccatura della fessa, facendo salire in me una smania incredibile di essere posseduta. Poi di colpo dette un forte colpo e l'uccello entrò tutto dentro e fui brava a trattenermi dal gridare. Subito sincronizzammo i nostri movimenti, slinguandoci e gemendo. Mentre mi penetrava, mi mordeva le orecchie ed il collo, poi giù fino alle mie tette. I suoi colpi erano a volte lenti, a volte così forti da farmi sbattere la testa sulla testa del letto. Si accorse subito che più era violento, più io godevo, e come se godevo.

Poi lo sfilò e mi disse di montare sopra di lui; non vedevo l'ora, finalmente potevo fottere a modo mio. Mi alzai, lui si distese, io mi portai sopra di lui, mettendomi seduta sul suo uccello che avevo già infilato con ingordigia in vagina. Iniziai un su e giù da brivido, fino a che fui in grado di farlo, era molto infatti che non ne facevo e non ero allenata. Mi piaceva osservare il suo uccello che entrava ed usciva bello lucido del mio sesso, mentre lui mi strizzata i seni, e mi aiutava nel saliscendi. Poi mi misi in ginocchio, sempre sopra di lui, e continuai con il mio movimento. Lui godeva, il suo membro era gonfio e duro come non mai. Ma lui non voleva finire in questo modo. Mi bloccò e mi disse:: "Ora ti voglio fottere come una cagna in calore". Si alzò, mi fece mettere a pecora, e mi infilò l'uccello in bocca; una decina di pompate. Poi si spostò dietro di me, e ritto in piedi infilò con violenza il membro nella fessa. Mi spinse verso la testata del letto, e reggendosi a questa iniziò veramente a scoparmi come desideravo. Sono stati i dieci minuti di fuoco più sensazionali che ho mai vissuto. I suoi colpi erano così forti che sentivo in suo uccello arrivarmi in pancia. Che goduria, era ciò che volevo.

Ormai eravamo quasi appagati, mancava solo la sua sborrata. Sentivo ad ogni colpo che il suo membro era sempre più grosso e duro. Mi disse: " sto per venire", ed io gli risposi" si lo sento, voglio che tu mi venga nella fessa, tanto prendo la pillola!". Non appena lui sentì le mie parole, dette una decina di colpi incredibili e poi un urlo di godimento. La sua sborra bollente mi fece toccare il cielo con un dito e il mio orgasmo divenne infinito mentre lui godeva ancora. Solo una scopata ma per la foga che avevamo messo eravamo come sfiniti.
Ci abbandonammo supini ancora col fiatone. Ci calmammo e prendemmo a coccolarci con tenerezza, lui parlandomi di quello che aveva provato vedendomi, cioè una donna da scopare, io dell'antipatia iniziale che avevo provato nei suoi confronti e poi che poteva essere fiero se avevo tradito per la prima volta mio marito con lui. Il tutto mentre glielo accarezzavo. Lui giocava con i miei capezzoli.

Il suo uccello era ancora mezzo moscio. Avevo ancora voglia e presi a leccarglielo di nuovo. Sapeva di sborra e degli umori miei. Poi lo presi in bocca, ci giocai con la lingua e lo succhiai. Riprese vigore e presi a spompinarlo. Lui apprezzava e disse:
"Aspetta che mi giro che ci facciamo un bel 69. Ti va?", gli risposi:"Si. A me piace stare sopra". Ci sistemammo proprio così e la sua lingua mi procurò ancora un orgasmo. Il suo membro divenne più duro e prionto di prima. Lo cavalcai ancora, e muovendomi lentamente parlavamo di ciò che ci piaceva. Stavo su e giocava con le tette, mi tirava giù e mi ficcava la lingua in bocca. Ebbi un altro orgasmo. Poi mi chiese:" posso metterltelo nel culo?", fu gentile a chiedermelo. "No, non lo voglio dietro. Ti dispiace?", risposi. Allora mi fece distendere e mi cavalcò. Me lo mise fra le tette. In questo frangente dialogavamo. Ma lui aveva ancora una cosa da fare, così mi chiese di nuovo:"a tuo marito gli piaceva mettermelo in culo?", ed io accennai:"Una volta di più. Adesso più raramente. A tua moglie piaceva?", ma lui seguì:"Si a tutte piace. Pure nel culo. A te perchè non piace?", ed io:"E' molto tempo che non lo faccio"

"Facciamolo" insistette lui,,ed io: "No". Poi non continuò vista la mia resistenza. Mi fece però un'altra proposta:"Allora così". Me lo mise sopra la bocca e mi disse:"tira fuori la lingua!". Io feci come mi ordinò e lui iniziò a strofinare la cappella sulla lingua e le labbra, infilandolo di tanto in tanto in bocca. Mi chiese se lo facevo con mio marito e gli dissi di no. Con mio marito non facevo neanche quello che incominciò a farmi fare: mentre mi ficcava le palle in bocca io glielo segavo velocemente. Quando venne la sua sborra mi im brattò tutto il viso. Adesso si sentiva appagato e pure io. "Prima che finisce la crociera lo rifacciamo?" Chiese. Lo guardai, "Ti devo dire la verità? Mi piacerebbe" Allora facciamo tutto il possibile?" "Si vediamo come si mettone le cose" "Però mi dai il culo?"....ma questa è un'altra storia
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