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Ricordo di un viaggio in Francia


di Amotuttodime
02.04.2020    |    8.249    |    2 9.8
"Sergio guardava fisso fuori dal finestrino..."
Un viaggio era quello che ci voleva per rilassarci un po'. Preparammo nei minimi particolari il percorso che volevamo fare, decidemmo di andare con il nostro camper. Sergio, mio marito, si rilassa guidando, mentre io lo faccio ammirando i paesaggi e studiando le carte. Tutto è pronto, iniziano le nostre ferie. Abbiamo girato mezza Europa, ma il nord della Francia non la conoscevamo, li eravamo diretti. I primi giorni macinammo migliaia di chilometri, eravamo vicini alla nostra meta. Durante il viaggio, per combattere la noia, stuzzicavo mio marito, qualsiasi scusa è buona per parlare di sesso. Noi due siamo di mentalità aperta, abbiamo praticato scambismo, in età giovanile. Ci piaceva spingerci fino al limite, provare situazioni piccanti.
Sergio era un po' stanco, così decidemmo di fare una sosta. Ci fermammo in un area attrezzata; eravamo soli. Da quando eravamo partiti, non avevamo fatto più sesso, ed io avevo una gran voglia. Non ho mai sopportato l'astinenza dall"uccello!! Così approfittai del fatto che Sergio si era disteso sulla brandina, per fargli una sorpresa. Andai in bagno per spogliarmi, e indossare lingerie molto sexy: autoreggenti in pizzo nero, perizoma piccolissimo e un corpetto, anch'esso in pizzo. Poi mi avvicinai a lui e cominciai a fare la gatta morta. Avevo voglia di prendere in bocca il suo pisello, e farmi scopare li in quel posto sconosciuto. Il nostro camper in effetti era in un area molto isolata, intorno a noi solo campi. Mentre mi stavo per avvicinare a lui per realizzare il mio desiderio, mi venne fatto di guardare fuori dal finestrino, e notai una cosa che prima non c'era: un trattore si era portato vicino al camper, e uno sconosciuto ci osservava, stava fumando una sigaretta. Incuriosita, guardai con attenzione quel corpo abbronzato dal sole, ricoperto da gocce di sudore, muscoloso, maturo, molto maschio, l’esatto contrario di Sergio.

Una particolare di me non vi ho detto: ci sono momenti in cui ho una voglia irrefrenabile di sesso; non capisco più niente, in me cresce una eccitazione tale che se non la soddisfo divento matta. Già in passato ho vissuto situazioni del genere, e ho tradito mio marito più volte, solo per il gusto di soddisfare il mio piacere. Ed ora mi stava capitando una cosa del genere. Cominciai ad osservare quell’uomo, e lui si accorse di me. Ma io invece di distogliere lo sguardo famelico continuai a fissarlo spudoratamente, mentre oramai le mie dita si erano fatte strada nelle mutandine ed avanzavano impertinenti, facendosi spazio nella soffice peluria della mia fica. Notai che l'uomo si era alzò sul trattore per vedermi meglio. Io decisi di farlo eccitare e cominciai a muovermi sinuosamente, accennando una sorta di streptees. Mi sbottonai lentamente il corpetto, e lo gettai verso il finestrino, poi cominciai a sfilarmi prima una calza, poi l'altra. Rimasi solo con il perizoma. L'uomo era evidentemente eccitato, riuscivo ad intravedere il gonfiore nei suoi pantaloni. Poi mi diressi verso Sergio, e tirata giù la zip, presi il suo membro. Adoro prendere il suo uccello quando è morbido, e impazzisco quando lo sento diventare duro nella mia bocca. L'uomo non mi poteva più vedere ora, mi ero chinata, ma sicuramente poteva immaginare cosa stessi facendo. Sergio, stava apprezzando la mia sorpresa, e mi incitava nel mio movimento, a tratti portandomi la sua verga in gola. Ora era duro come piace a me, gli dissi: " dammelo!!". Lui non perse tempo, spostò il perizoma e senza tanti preamboli mi infilò l'uccello nella fica. Alcuni colpi, poi d'un tratto si fermò e mi sussurrò:" amore, la fuori c'è qualcuno che ci sta osservando!!" ed io aggiunsi: " lascialo perdere, chiavami come sai fare te!!"
Sergio, non curante, riprese a scoparmi, io invece, senza alcuna vergogna, mi sfilai velocemente il perizoma e lo lanciai verso il finestrino, sperando che quell'uomo potesse vederlo e fantasticare. Sergio era concentrato su di me, sul mio corpo, mentre io osservavo il comportamento del contadino che, nel frattempo, era sceso dal trattore e aveva cominciato a toccarsi il pacco gonfiatosi visibilmente, lasciando immaginare una gustosissima sorpresa al suo interno.
Rimase fermo a circa dieci metri dal nostro camper e aprì la sua salopette e impugnò con forza il cazzo nodoso mostrandomelo in tutte le angolazioni possibili.
Non capivo più nulla, la mia lingua impazzita umettava in continuazione le mie labbra carnose comunicando in modo diretto la mia voglia di cazzo, di quell'uccello meraviglioso. A dire il vero mio marito non è particolarmente dotato, io non mi sono sposata con lui per il suo sesso, ma per amore. Sergio si accorse che non ero lì con lui a fare l'amore e mi disse alzando la testa:“Ma che fai? Non ti piace? Oh, mio dio! Chi è quello lì? Ma che fa? Si masturba? Andiamo via! Ma che uccello ha! Questa situazione non mi piace!”
“A me si! Anzi, voglio andare fino in fondo e se non ti va, puoi scendere e tornare in Italia a piedi! Lo vedi quel cazzo enorme? Sarà mio, caro Pipino il Breve!”, gli risposi a tono, notando che sembrava un bambino impaurito. Ero letteralmente in preda ad una delle mie crisi di uccello!!

Mentre Sergio, contrariato, aveva sfilato il suo pene, rimettendoselo nei pantaloni, io mi misi due dita in fica e continuavo a muoverle voluttuosamente, lubrificandole con i miei umori, ero eccitata per quella situazione.
Per provocare ancora di più l’agricoltore che aveva cominciato a masturbarsi seriamente, afferrai per i capelli Sergio e mi misi la sua testa tra le gambe, e contemporaneamente,
con la mano libera spalancai lo sportello del camper, in modo che si potessero vedere le mie belle cosce e mio marito che soffocava col muso piantato sulla mia fica
“Dai Sergio datti da fare! Lo sai che la mia fica è meglio delle vitamine, leccamela tutta, così, vedrai che ti passa la stanchezza! Lecca!” ordinai. Anche Sergio sopraffatto dalla mia lussuria cominciò a leccarmela, ma non mi bastava, volevo altro!! Dovetti lanciare uno sguardo di richiesta d'aiuto all'uomo francese che sempre col membro in tiro e bene in vista salì sul retro del grosso trattore e mi indicò una stradina che, partendo dalla piazzola, scompariva dietro a un gruppo di alberi vicino al campo coltivato. Poi lo sentii gridare qualcosa e il trattore si accese, come se ci fosse qualcun'altro oltre lui, e il contadino sparì.
Evidentemente erano in due! Meglio!
Aspettai qualche minuto, poi sollevai la testa di Sergio, quasi me l’ero dimenticato sulla passera.

“Allora sei con me?” , gli chiesi.
“Tu sei pazza!”,mi rispose. In quel momento non capivo più nulla, ero in preda alle mie voglie e risposi, con un tono di sfida:
“Immagino che questo corrisponda ad un sì di un piccolo uomo, impotente, voglioso, ma senza palle, vero?”. Lui rimase zitto!! Io, praticamente nuda mi misi al volante del camper, girai la chiave, accesi il motore e imboccai la stradina.
Arrivammo in uno spiazzo riparato dal sole da una fitta vegetazione d’alto fusto, Parcheggiai la macchina vicino al trattore, ma del contadino manco l’ombra
“Andiamo via! Andiamo via!”, mormorava Sergio. Scesi dal camper e mi appoggiai sulla ruota enorme del trattore. D’un tratto scorsi il francese a qualche metro di distanza sotto un’albero. Il suo sorriso mi confortò. Cominciai a toccarmi. Misi in mostra tutta me stessa, come una zoccola in vendita e girandomi esposi il mio bel culo sodo, aprendo le gambe, chinandomi e accarezzandomi da sotto i peli della vagina.
L’agricoltore si avvicinò e con fare deciso cominciò ad accarezzarmi e baciarmi il seno sodo. Ogni tanto mordeva i capezzoli che erano diventati durissimi e sporgenti.
Potevo sentire le sue mani ruvide e callose esplorare ogni centimetro della mia pelle liscia. Lo potevo vedere da vicino. Doveva avvicinarsi alla cinquantina, ma aveva un fisico ancora possente. Era di carnagione scura per il lavoro all’aria aperta, ma i suoi capelli brizzolati avevano sfumature biondastre di nordica memoria. Vedevo il suo membro di marmo che scoppiava nei pantaloni. Eccitata al massimo, presi l'iniziativa e mi inginocchiai per liberare quel boa da una terribile costrizione.
L’uomo slacciò i due bottoni della salopette che cadde a terra e davanti ai miei occhi schizzò all’insù un’asta venosa di carne, era sicuramente più di venti centimetri.
Anche il calibro era decisamente ragguardevole.

“Apri la bocca piccola troietta e succhiami il pene! Fai vedere a tuo marito quanto sei puttana!” – mi disse in francese.
Sentiì la sua mano afferrare i capelli e fui costretta ad ingoiare quel cazzo enorme. Me lo conficco' tutto in gola, di colpo, arrivando a schiacciare il naso su un basso ventre tutt’altro che piatto, ma ancora sodo e sagomato.
L’odore della pelle sudata mi mandò in estasi e il sapore un po’ acre di quella verga fece il resto. Cominciai a succhiare con foga roteando la lingua sulla cappella e stimolando al contempo il frenulo. I miei sforzi erano finalmente apprezzati e che soddisfazione succhiare finalmente un signor cazzo!
Sergio, allibito ed impotente era uscito dal camper, osservava la scena senza dire niente; anzi notai che si toccava il membro per l'eccitazione. Con la lingua seguivo il profilo dell'asta, lasciandovi sopra quanta più saliva possibile e sgrillettandomi furiosamente con la mano rimasta libera. Il contadino con un tono padronale disse: “L’ho sempre detto che le Italiane sono le più belle! Ma quanto sei troia! Sei stupenda in tutto: i seni sodi, il culo liscio, la bocca carnosa… ah! Sì ! Che bocca calda… ah! Così mia bella bagascia, così! Succhia il mio uccello! Siii! Succhia fino alle palle! Cazzo se si vede che ti piace il cazzo! Eri in astinenza puttana?!”. Io non parlo il francese ma lo capisco bene, e quel misto di complimenti e mostruose porcate mi fece impazzire!
“La tua fica ha bisogno di una bella leccata, sai? Mi è sembrato prima che tuo marito non sia stato molto capace”, disse l’agricoltore.

Di colpo il francese mi prese dai fianchi, aveva una forza incredibile, e in pochi secondi mi ritrovai sul cofano del trattore a gambe aperte con la fica in fiamme mentre la sua abile lingua rovistava nel mio ventre in modo magistrale. L’ispida barba incolta mi solleticava dolorosamente il linguine e l’agricoltore, quasi divertito, succhiava i copiosi umori che colavano lungo le mie gambe.
Sergio, che non voleva starsene la' a guardare, si avvicinò, ma la cosa dette molto fastidio al mio stallone di campagna, al tal punto che si alzò di scatto, si diresse verso il retro del trattore e prese una grossa corda ruvida.
" Te devi stare al loro posto, limitati a guardare!!” sentenziò, e aggiunse:” Il tuo momento prima lo hai avuto, ma non gli è bastato, lei vuole un vero stallone!!".
Afferrò Sergio e cominciò a bloccarlo nella portiera aperta del camper, e devo dire che mio marito non fece particolare resistenza.
“Sono d’accordo!”, risi sadicamente: “legalo bene!”

Il contadino, tornò da me, mi girò mettendomi a pecora davanti alla faccia di mio marito e dopo essersi lubrificato la cappella con un paio di sputi mi fece divaricare le gambe e mi piantò nella fica, senza troppi convenevoli, tutta la sua quercia. Urlai di dolore in faccia a Sergio! Ma dopo qualche secondo provai un immenso piacere.
“Siii! Scopami sono la tua schifosa puttana! Spaccami la fica!” urlai.
Mentre le mie tette sbattevano, l’abile stallone mi accarezzava la schiena con dolcezza e nello stesso tempo assestava colpi d’ariete nella fica, a volte anche un po’ dolorosi, ma che mi facevano godere troppo per pensare al dolore. In preda ad una totale estasi implorai: “Voglio il tuo cazzo nel culo! Lo voglio nel culo! Là dove non è entrato mai il cazzo di mio marito!!”.
L'agricoltore non perse tempo, sfilò il suo bastone dal mio ventre, mi fece girare tenendomi sempre piegata. Mi riempì nuovamente l’esofago con il suo membro sempre più turgido. Adesso era ricoperto completamente dagli umori di fregna e leccarlo mi piaceva ancora di più. Poi mi fece spostare e mi avvicinò al camper dove era Sergio e mi disse: “Sbatti il culo in faccia a tuo marito! E tu! Lubrifica bene il buco di tua moglie!! se non fai un buon lavoro lei soffrirà, quando la chiavero' ed io non mi fermerò comunque”.
Cominciai a schiacciare tra le mie chiappe la faccia di mio marito che, bloccato dalla corda non poteva indietreggiare più di tanto. Mi piaceva sentirlo soffocare nei miei glutei, mentre con la lingua si faceva strada tra le mie viscere. Del resto non potevo dargli nessuna dritta in merito visto che il francese aveva cominciato a scoparmi in bocca come una locomotiva a vapore. Con gli occhi chiusi ingoiavo quel ben di dio e sentivo una mano che mi accarezzava il seno, un’altra che mi spingeva la testa e altre due che mi accarezzavano la schiena. Ma Giorgio non era legato?

Quando aprii gli occhi mi trovai dinnanzi due uccelli. Era spuntato dal nulla un altro uomo, probabilmente quello che aveva guidato il trattore. Fu una bella sorpresa.
Era un ragazzo molto giovane, avrà avuto al massimo vent’anni e somigliava molto al contadino. Immaginai che fosse suo figlio.
Però era scuro di carnagione, di corporatura robusta e tozza, con una fitta peluria sul petto e sulle gambe. La faccia era più tondeggiante, ma aveva lo stesso sorriso irresistibile del padre. Il suo pene era meno venoso, più corto di qualche centimetro, ma molto spesso.
“Bella signora vole succhiare anche mio uccello per piacere?” disse il giovane in un italiano un po’ stentato. Mi sentii trattata come un puro oggetto del desiderio, abbandonai un po’ a malincuore l'asta enorme del padre, ma mi consolai subito con quello del figlio.
Lui mi fissava negli occhi e ad ogni affondo emetteva un verso di piacere in tonalità molto bassa, da orso in calore. Era fantastico!
L’agricoltore si era intanto messo di fianco a Sergio e con sguardo severo osservava le sue leccate nel mio culo. D’un tratto gridò: “Non si fa così!!", e aggiunse:“Più saliva! Più saliva! Non posso mica sventrarla!”. Poi il vecchio contadino mi spalancò le chiappe con due mani e cominciò a sputare abbondantemente all’inizio del solco del mio bel fondo schiena.
Intanto il giovane rideva godendosi la scena e continuava a scoparmi in bocca beandosi delle mie abili doti di succhiatrice.
Quando il vecchio contadino decise che ero pronta fece un cenno al figlio e mi cambiarono di posizione. Mi ritrovai a tu per tu con Sergio. Mentre sentivo la cappella del francese poggiarsi sul mio buchetto inviolato baciai Sergio in bocca e gli sussurrai: “ti devo ringraziare per quello che sei, in fondo è grazie a te che sto godendo come non m…AAAHI!!!”

L’enorme cazzo si stava facendo strada piano piano nel mio sfintere. Due mani ruvide serravano strette i miei fianchi.
Dopo qualche minuto avevo tutto l'uccello nel contadino dentro il mio culo. Sentii le palle calde poggiarsi sulla mia fica rovente.
“Adesso chiavami! Chiavami stallone!” gridai girandomi verso l’uomo grondante di sudore, ma visibilmente soddisfatto.
Piano piano il ritmo aumentò, fino a diventare quasi insostenibile. Era evidente che il francese voleva fare tappa unica fino all’esplosione vulcanica dentro il mio ano. ll ritmo si fece sempre più serrato ed il vecchio cominciò a bestemmiare gridando parole che non sempre riuscivo a tradurre. Poi mi assestò un fendente micidiale impalandomi fino in gola e gridando all’inverosimile mi sborrò in culo.
Sentii distintamente i getti di caldo sperma che mi schizzavano dentro l’intestino impastandosi sull’asta venosa che continuava a pompare sebbene calando di ritmo.
Vedendo il padre venire, anche il giovane, che aveva portato il suo pene sul mio viso, emise alcuni schizzi. Bella sensazione avere il culo pieno di sesso caldo e la faccia ricoperta di sborra. Finalmente, libera dalla morsa del vecchio, mi inginocchiai davanti al figlio e mi misi a ripulirgli il cazzo rilassato assaporando golosamente quel gusto dolciastro. I due erano ormai esausti, così liberarono Sergio, ringraziandolo e complimentandosi per la magnifica scopata. Io e mio marito sembravamo due profughi sui quali era passato un ciclone, ma eravamo decisamente soddisfatti!
Pranzammo lì con i due contadini, ridendo e scherzando, dividendo il contenuto della borsa termica con loro e poi, risaliti sul camper, ripartimmo su quella strada dritta e rossastra.
Sergio guardava fisso fuori dal finestrino.
“Sei arrabbiato?, gli chiesi.
“No cara, mi sto solo chiedendo se i contadini francesi sono tutti così, ma più che altro sto guardando per capire se ce ne sono altri in giro!!".....
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